Palermo favolosa destinazione. Una prima conversazione nel giardino di Manifesta
Il programma verrà svelato in primavera, ma l’effetto Manifesta – e più in generale quello determinato dalla nomina a Capitale della Cultura italiana – sta facendo di Palermo un centro nevralgico di nuove progettualità e visioni di futuro. Nelle scorse settimane Bregtje van der Haak, Andrés Jaque, Ippolito Pestellini Laparelli and Mirjam Varadinis – creative mediators di Manifesta 12 – hanno presentato il loro progetto curatoriale incentrato sul tema del “giardino”, focalizzato sulle opportunità di tale dispositivo di aggregare le diversità e generare nuova esperienza di vita da relazioni sociali e flussi migratori globali. La biennale d’arte è stata fondata ad Amsterdam nel 1996 e arriva quest’anno alla dodicesima edizione, secondo passaggio in Italia – dopo quello del 2008 in Trentino Alto Adige. Ogni singola edizione viene avviata e finanziata singolarmente da un team permanente di specialisti internazionali che operano all’interno della Fondazione internazionale Manifesta. Abbiamo rivolto tre domande a Hedwig Fijen, fondatrice e direttrice della Fondazione Manifesta, per iniziare a tracciare delle evidenze su legami cross-disciplinari e dimensione locale e internazionale della produzione culturale.