Coltivare il re-incanto
Ad aprire le riflessioni di questo autunno è Adrian Paci. Albanese di nascita, italiano di adozione, prima di altri ha raccontato le «vite in transito» ponendo all’attenzione il fenomeno delle migrazioni, i flussi, gli attraversamenti, ai quali la politica non fa che dare miopi risposte. Ma l’arte di Adrian Paci è soprattutto il frutto di un’esperienza di vita individuale che attraverso il linguaggio, la narrazione, diventa bene collettivo. Con lui l’arte si libera da una richiesta di funzionalità per riacquistare una dimensione spirituale attraverso dedizione, capacità di ascolto, attese. Un invito alla cura di sé attraverso lo stupore, attraverso il «re-incanto»