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Immaginare il futuro della filantropia istituzionale in Europa

  • Pubblicato il: 15/07/2016 - 16:56
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Vittoria Azzarita

Per tre giorni, dal 26 al 28 maggio, Amsterdam ha ospitato la XXVII Assemblea Generale dello European Foundation Centre, l'associazione che rappresenta più di 200 organizzazioni filantropiche in tutta Europa. Considerato uno dei principali appuntamenti internazionali dedicati al mondo della filantropia istituzionale, il vertice dello EFC ha messo a confronto oltre 60 relatori, evidenziando che le fondazioni e gli enti filantropici hanno un ruolo unico, vitale e tempestivo da svolgere per migliorare il benessere dei cittadini europei e affrontare le sfide del prossimo futuro
 
 
 
 
I principali rappresentanti della filantropia istituzionale si sono dati appuntamento ad Amsterdam, dal 26 al 28 maggio, per partecipare alla 27esima Assemblea Generale dello European Foundation Centre (EFC), l'associazione internazionale che promuove e sostiene il lavoro delle fondazioni e degli enti filantropici attivi in Europa con uno sguardo rivolto anche a quanto accade nel resto del mondo. Dedicata in particolare alle organizzazioni che, amministrate in maniera indipendente, erogano risorse private a favore del bene comune, la conferenza annuale dello EFC ha richiamato l'interesse di quasi 700 partecipanti, che durante i tre giorni della manifestazione hanno avuto la possibilità di assistere a numerosi incontri e dibattiti tenuti da professionisti di alto profilo ed esperti del settore.
 
L'edizione 2016 del congresso dello EFC - intitolata «Imagining and investing in our future» - ha posto al centro della discussione tre temi di grande attualità quali la questione dell'immigrazione, il ruolo giocato dall'innovazione, e le implicazioni sociali di un sistema economico in continua evoluzione, che sono stati trattati e approfonditi da differenti punti di vista. Ciò che è emerso in più occasioni è che in un momento storico in cui molti Paesi stanno ancora affrontando le conseguenze negative di una grave crisi economica, e in cui gli equilibri internazionali risultano essere fortemente compromessi da una crescente instabilità politica e finanziaria, il settore della filantropia istituzionale è messo a dura prova ed è chiamato a riflettere sulla propria capacità di contribuire alla realizzazione di un cambiamento profondo e strutturale.
 
 
Il ruolo delle fondazioni nella ricostruzione di un'Europa democratica
La necessità di immaginare e ridisegnare il ruolo che le fondazioni dovrebbero svolgere a livello locale e globale nel prossimo futuro, si carica di ulteriori significati nell'attuale contesto europeo ulteriormente indebolito dalla evidente alienazione e dalla marcata disaffezione dei cittadini europei nei confronti delle istituzioni democratiche in generale, e del «progetto europeo» in particolare. In un confronto tra Ulrike Guérot dello European Democracy Lab e Jordi Vaquer della Open Society Initiative for Europe, moderato da Stefan Schäfers della King Baudouin Foundation, si è giunti alla conclusione che «in un gioco fatto di interessi nazionali, l'utopia dei padri fondatori dell'Europa e dei leader politici, iniziata 60 anni fa, si è trasformata in una distopia che sta minacciando le basi democratiche della nostra società».
 
Proprio perché nella maggior parte dei casi le fondazioni condividono alcuni valori con il progetto europeo - che comprendono tra gli altri la libertà, la giustizia e l'uguaglianza - gli enti filantropici diventano uno degli attori chiave nella ricostruzione di un'Europa saldamente democratica. Le discussioni ospitate all'interno dell'Assemblea Generale dello EFC hanno evidenziato che «la percezione che i cittadini hanno dello stato della democrazia in Europa è un problema serio», strettamente connesso alla crescita delle disuguaglianze sociali e all'aumento delle disparità di reddito tra persone abbienti e persone meno abbienti. Posto che un individuo tende ad essere più felice e maggiormente soddisfatto della propria vita quando è inserito all'interno di un contesto democratico stabile, le complicazioni giungono quando tale assetto politico si dimostra incapace di fornire soluzioni efficaci a problemi reali, esasperando una situazione sociale già pericolosamente vicina al proprio punto di rottura.
 
La progressiva riduzione dei servizi sociali, l'acuirsi del fenomeno dell'immigrazione, il dilagare della disoccupazione giovanile e la diffusione di un generale senso di insoddisfazione rispetto all'attuale sistema istituzionale, rendono urgente e necessario trovare dei meccanismi capaci di evitare che i cittadini si sentano ulteriormente frustrati dalla democrazia rappresentativa a livello europeo. La confusione politica odierna, insieme alla paura degli Stati di perdere la propria sovranità, hanno prodotto in molti casi un graduale restringimento degli spazi destinati alle voci critiche della società civile, causando un ulteriore allargamento del divario tra cittadini e istituzioni politiche. Come messo in evidenza in una recente pubblicazione dello EFC[1], per contrastare queste pericolose derive i filantropi e le fondazioni devono mostrare gli effetti positivi che la società civile è in grado di apportare. Lungi dal minare la crescita e la stabilità, la società civile risulta essere un fattore determinante per la loro esistenza. Per questo gli esperti che si sono incontrati ad Amsterdam sono convinti che attraverso una più stretta collaborazione con la società civile, i governi e il mondo imprenditoriale, le organizzazioni filantropiche possano contribuire a un cambiamento sistematico, a patto che siano disposte a ripensare se stesse e a ridefinire il loro ruolo, la loro posizione e le loro modalità operative all'interno della società.
 
 
 
Uniti si vince
La dimensione del settore filantropico rappresenta un chiaro indicatore del peso politico, economico e sociale che le fondazioni e i finanziatori privati sono in grado di esercitare in uno scenario particolarmente vulnerabile come quello attuale. I dati raccolti dallo EFC mostrano che in Europa vi sono oltre 141mila istituzioni registrate come «fondazioni di pubblica utilità», che ogni anno investono complessivamente più di 56 miliardi di euro per la realizzazione dei propri scopi statutari. Ciò nonostante continuano ad esistere notevoli differenze a livello locale che contribuiscono a rendere il comparto fortemente disomogeneo. Per ridurre tali differenze e aumentare la propria capacità di risposta ai bisogni del presente, dalle sale del Muziekgebouw aan ‘t IJ di Amsterdam il mondo della filantropia istituzionale ha lanciato un appello per avviare una maggiore cooperazione sia tra organizzazioni interne al settore, che tra istituzioni appartenenti ad altri ambiti. Appare infatti sempre più evidente che la vera forza consiste nel lavorare insieme per raggiungere un obiettivo comune, e che è possibile ottenere un cambiamento tangibile solo se tutti i componenti di una stessa squadra spingono compatti nella stessa direzione.
 
Un'esigenza espressa anche da Rosa Gallego, Chair di DAFNE la rete informale che riunisce le associazioni di donatori e fondazioni in Europa al fine di fornire uno spazio in cui condividere conoscenze ed esperienze, incoraggiando il dialogo e la partecipazione attiva dei propri membri. In un'intervista inserita in uno speciale approfondimento dedicato alle fondazioni in Europa all'interno dello Swiss Foundation Report 2016[2], Rosa Gallego afferma che «le fondazioni operano oggi in un ambiente caratterizzato da persistenti bisogni sociali e dall'emergere di nuove questioni socio-economiche, politiche e ambientali». Dal suo punto di vista «questo richiederà una ulteriore evoluzione sia del contesto operativo che della pratica della filantropia». Nell'opinione di Rosa Gallego, per affrontare le sfide dei prossimi anni «la collaborazione (anche a livello transfrontaliero) diventerà sempre più importante laddove sarà necessario raggiungere un impatto sempre più grande e ampio. Tutto questo suggerisce il bisogno di una crescente professionalizzazione del settore delle fondazioni e la necessità di condividere esperienze e conoscenze per ottenere risultati migliori e informare i decisori politici». Per un'istituzione come DAFNE «le associazioni e i forum nazionali rappresentano quindi una componente fondamentale per sostenere l'operato della filantropia istituzionale. Il loro sviluppo e la loro efficacia possono essere migliorati attraverso la condivisione delle conoscenze tra le fondazioni in tutta Europa, e lo sfruttamento delle sinergie – aggiungendo così valore alle capacità nazionali, individuali e collettive». Un tema questo su cui la filantropia istituzionale italiana ha già espresso parere favorevole, come testimoniano le parole di Carola Carazzone, Segretario Generale di Assifero, che in un'intervista rilasciata al nostro giornale aveva dichiarato che «solo uniti, con forti strategie, nuove competenze possiamo vincere le sfide del nostro tempo»[3], anticipando la sua partecipazione al vertice dello EFC.
 
 
 
Sviluppare nuove capacità per rispondere a nuove sfide
Accanto alla richiesta di una maggiore collaborazione, lo European Foundation Centre ha invitato gli ospiti presenti all'Assemblea Generale a chiedersi quali sono i fattori in grado di rendere davvero efficace la filantropia, e in che modo le fondazioni possono adottare approcci innovativi, sviluppando nuovi metodi di lavoro e adattando le proprie strutture organizzative al contesto contemporaneo. A questo proposito la Principessa dei Paesi Bassi, Chair della European Cultural Foundation e Special Envoy on Literacy for Development dell'UNESCO, ha messo in evidenza il fatto che per poter sbloccare la vera innovazione è necessario rinunciare a una parte del proprio bisogno di controllo. Il modello lineare di sviluppo secondo il quale un'idea prima viene concepita, poi testata e solo alla fine lanciata pubblicamente è ormai superato. Nel mondo in rapido cambiamento in cui viviamo, abbiamo bisogno «di avere il coraggio di scalare i progetti quando non sono ancora completamente sviluppati».
 
In quest'ottica il settore filantropico necessita di nuove competenze professionali che spaziano dalla flessibilità e adattabilità al cambiamento, all'essere dotati di pensiero critico e umiltà; dal saper usare e analizzare i dati, all'essere creativi e collaborativi. Un esempio interessante di come innovare i processi di grantmaking è stato fornito da Ruby Johnson, Co-Direttrice di FRIDA | The Young Feminist Fund, che nel corso del suo intervento ha raccontato che la sua organizzazione adotta un metodo partecipativo di grantmaking in cui sono gli stessi candidati a decidere a chi assegnare i fondi attraverso una votazione collettiva. Nel caso di FRIDA questa delega di potere ha cambiato completamente il rapporto tra soggetto finanziatore ed ente finanziato, facendo sì che i beneficiari dei contributi si sentano maggiormente responsabili e attivamente coinvolti nel processo di investimento.
 
Larry McGill del Foundation Center di New York ha voluto richiamare l'attenzione sul ruolo chiave giocato da Internet nel fornire informazioni alle fondazioni e agli altri stakeholder sui finanziamenti privati e sulle loro caratteristiche. McGill ha enfatizzato il fatto che in un contesto in cui solo il 9% delle fondazioni statunitensi ha un sito web, gli open data sono probabilmente il più grande cambiamento e la sfida principale che le fondazioni dovranno affrontare in materia di trasparenza e accountability. Infatti, se da un lato è vero che gli open data rappresentano una grande opportunità per garantire il rispetto delle regole e aumentare il senso di responsabilità delle fondazioni, è altrettanto vero che un uso non consapevole degli stessi può produrre alcuni effetti collaterali quali ad esempio la perdita del controllo delle informazioni e del modo di raccontarle, oppure l'acuirsi della dicotomia tra privacy e sicurezza. Al pari dell'innovazione, la nuova rivoluzione digitale impone alle fondazioni di acquisire competenze e conoscenze nuove rispetto al passato. In tal senso, Internet e le nuove tecnologie avranno un ruolo sempre più centrale non solo nel modo di comunicare degli enti filantropici ma anche nelle modalità operative utilizzate per raggiungere la propria mission.
 
 
 
«Call to action»
L'Assemblea Generale dello EFC è stata un'occasione per riflettere sulle implicazioni, di breve e lungo periodo, dell'immigrazione e della crisi dei rifugiati in una Europa che rischia di trasformarsi in un luogo poco propenso all'inclusione della diversità e alla contaminazione interculturale. Con l'intento di provare a «fornire una risposta unanime per affrontare la tragedia umana e le sfide derivanti dallo spostamento di milioni di persone costrette a lasciare le loro case e il loro paese a causa della violenza, delle persecuzioni, della guerra e degli effetti negativi dei cambiamenti climatici e delle disuguaglianze economiche», Katherine Watson, Direttrice della European Cultural Foundation e Vice-Chair dello EFC, ha lanciato una proposta al termine dei tre giorni della manifestazione affinché il mondo della filantropia unisca le forza per trovare soluzioni concrete e innovative a un problema di grandissima urgenza e attualità.
 
Katherine Watson ha ricordato che «le istituzioni filantropiche possono sia favorire l'integrazione dei migranti e dei rifugiati all'interno dell'Europa, che contribuire a migliorare le condizioni di vita nei paesi di origine e di transito. Le istituzioni filantropiche possono giocare un ruolo importante nella trasformazione dell'atteggiamento di odio e paura che l'opinione pubblica ha nei confronti dei migranti», liberando il potenziale di chi non è europeo e stimolando la solidarietà della società civile.
 
Nel rendere pubblica la «call to action» dello EFC, Katherine Watson ha fatto nuovamente appello alla necessità di lavorare insieme, collaborando attivamente con i cittadini, le istituzioni governative, il mondo imprenditoriale e le ONG. «L'Europa è forte abbastanza per gestire le sfide dell'immigrazione e le istituzioni filantropiche hanno un ruolo vitale da compiere. Tuttavia ciò può essere fatto solo se i leader politici si attivano immediatamente, agiscono in maniera responsabile, e usano tutte le risorse a loro disposizione incluso il supporto della società civile che opera in questo campo». Un invito che non può essere ignorato per tutelare la dignità dell'Europa e dei suoi cittadini.
 
 
 
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Photo credits: Share & Explore by Denise Carbonell. Creative Commons Attribution 2.0 Generic
 

[1]    EFC, The shrinking space for civil society. Philanthropic perspectives from across the globe. La pubblicazione è consultabile al seguente link http://efc.issuelab.org/resources/24213/24213.pdf

[2]    La versione integrale del Rapporto è consultabile al seguente link https://ceps.unibas.ch/fileadmin/ceps/redaktion/Downloads/Forschung/CEPS_Forschung_Praxis/STIFTUNGSREPORT2016_EN.pdf

[3]    Catterina Seia, «La filantropia istituzionale cambia pelle», Il Giornale delle Fondazioni, Maggio 2016. L'articolo è consultabile al seguente link http://www.ilgiornaledellefondazioni.com/content/la-filantropia-istituzionale-cambia-pelle