Il museo del futuro è condiviso
Con la Riforma delle Province -L. 56/2014, cosiddetta «Legge Delrio» - centinaia di strutture e servizi culturali su tutto il territorio nazionale sono a rischio. Di questi dovranno farsi carico altri enti, Regioni e Comuni prima di tutti, chiamati a finanziarli, a occuparsi delle loro attività. A tutt’oggi, centinaia di musei archivi e biblioteche, distribuiti su tutto il territorio nazionale, ancora non sanno quando e come avverrà tale riassegnazione e quindi a quale ente sarà assegnata la loro competenza, chi si occuperà di finanziarli, delle loro attività e a farsi carico del loro personale.
In Campania sono circa 30 i siti culturali (biblioteche, castelli e musei) gestiti fino ad oggi dalle Province in collaborazione con cooperative e associazioni culturali no profit. Tra questi anche il Museo Archeologico Provinciale di Salerno (www.museoarcheologicosalerno.it), che ha un originale percorso di gestione, rischia di chiudere o di non garantire più al pubblico la propria fruizione quotidiana. Questo museo ha riaperto nel 2013, dopo quattro anni di chiusura per restauri e riallestimento e dal luglio dello stesso anno, è gestito dall'associazione «Fonderie Culturali» - ente no profit che presiedo, composto da 12 giovani tra archeologi e storici dell’arte, informatici, comunicatori e manager della cultura - che provvede alle attività di valorizzazione e cura i servizi di biglietteria sul modello delle concessioni ai privati dei musei statali.
Il concept
La provincia ha scelto di affidare a «Fonderie Culturali» la gestione dei servizi al pubblico per il modello di gestione proposto dall'associazione che si ispira ai musei francesi e britannici:
- coinvolgimento di un pubblico ampio, di ogni età e fascia culturale, con attività che superano la mera fruizione delle collezioni, quali conferenze, presentazioni di libri, eventi culturali;
- apertura degli spazi museali anche a ricorrenze familiari e personali, per stimolare identità e identificazione;
- centralità del programma educativo per bambini e adulti, basato su visite guidate e azioni di storytelling per favorire comprensione della storia e delle opere d'arte del museo;
- coinvolgimento del pubblico attraverso una intensa comunicazione e promozione social, sui nuovi media e il web;
- condivisione e partecipazione alla gestione del museo con altre realtà associative del territorio, quali il Touring Club del territorio, la rete dei Giovani per Salerno e l'Associazione Salerno Cantieri e Architettura;
- creazione di una rete di portatori di interessi (stakeholders) atta a generare valore culturale ed economico del museo, quali aziende, fondazioni bancarie ed enti pubblici;
- sostanziale gratuità della prestazione.
I risultati
Il progetto di gestione si è autofinanziato: in parte con il 30% da ricavato di biglietteria e per il resto con il pagamento dei servizi museali offerti al pubblico (attività didattiche, visite guidate, concerti, aperitivi e piccole sponsorizzazioni) e l’allestimento di un bookshop in collaborazione con editori nazionali e locali.
Oggi il museo viene interpretato dai cittadini come centro di incontro, di apprendimento e dibattito. Le sue opere sono divenute protagoniste di una narrazione come vere e proprie celebrità: la testa bronzea del dio Apollo, che è anche l’icona del museo, è stata celebrata prima della sua partenza – sarà in mostra per la Fondazione Getty prima a Firenze e poi negli Stati Uniti d’America - e le è stato affidato il compito di «ambasciatrice» della cultura salernitana. Da questa operazione scaturiranno azioni di co-marketing con i musei ospitanti e attività di formazione e promozione della provincia di Salerno (la testa bronzea di Apollo è esposta dal 14 marzo a Palazzo Strozzi a Firenze).
Il museo è così divenuto un punto di riferimento culturale del centro città che ha portato in 18 mesi quasi 18.000 persone a vivere le sue collezioni nel tempo libero delle famiglie, dei bambini, un luogo per la visione di un film, per incontrarsi con gli amici e degustare buoni prodotti tipici locali, a contatto con l'arte e la storia del territorio.
Un risultato superiore a quello degli altri 4 musei della città di Salerno. Unica eccezione il Museo Diocesano che, nello stesso periodo, ha attratto quasi lo stesso numero di visitatori affidandosi alla gestione e promozione del MIBACT e alla totale gratuità dell'ingresso.
Il modello
Le caratteristiche dell'approccio descritto non sono specificamente collegate al contesto salernitano, ma si prestano a mio giudizio a delineare un modello di gestione replicabile con successo su scala più ampia per il patrimonio diffuso.
Il fulcro di questo approccio è il coinvolgimento sempre più attivo della cittadinanza nella gestione del museo, nella definizione dei suoi indirizzi e nella sua organizzazione. La concessione è stata pluriennale, a titolo gratuito alla nostra associazione. Chiaramente, per favorire una progettualità di lungo termine, gli enti pubblici non dovrebbero abdicare al loro ruolo, sia di indirizzo che finanziario, ma supportare per far crescere le competenze, i servizi e l’ecosistema territoriale.
Nel caso specifico, questa esperienza potrebbe crescere con un affiancamento della Fondazione di Comunità Salernitana Onlus, che vede la partecipazione di enti territoriali, soggetti economici e rappresentanti della società civile e con la quale stiamo dialogando per una maggiore azione di coinvolgimento nei confronti di tutti i cittadini, affinché possano sentirsi partecipi dello sviluppo sociale, culturale ed etico del territorio al quale appartengono.
Gestione dal basso. Si può
Esistono diversi esempi interessanti in questa direzione. Il 16 dicembre scorso a Napoli al Rione Sanità è nata la Fondazione San Gennaro Onlus, un organismo giuridico che rappresenta il territorio e ne favorisce la crescita. Un movimento cresciuto dal basso di riqualificazione urbana, per dare nuova luce a una terra che non è solo sinonimo di illegalità e criminalità. La Fondazione San Gennaro partecipa ai programmi di Fondazione con il Sud, l’ente non profit privato nato nel novembre 2006 dall’alleanza tra le fondazioni di origine bancaria e il mondo del terzo settore e del volontariato per promuovere l’infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno, ovvero favorire percorsi di coesione sociale per lo sviluppo. Nei prossimi 10 anni, la Fondazione San Gennaro mira a dotarsi di un patrimonio di almeno 2,5 milioni di euro, che con il sistema del grant matching (raddoppio della raccolta attraverso il “dono” e le attività della fondazione) diventerà di 5 milioni. La Fondazione inizia la sua attività con una dotazione patrimoniale di circa un milione di euro: 500mila euro provenienti da Soci Fondatori e Sostenitori (tra i quali Associazione co-Operazione San Gennaro, Caronte S.r.l., Feudi di San Gregorio S.P.A., Parrocchia Santa Maria della Sanità, Rete San Gennaro) e i restanti 500mila messi a disposizione dalla Fondazione con il Sud. A questa cifra si aggiunge un fondo derivante da una dotazione di opere d’arte donate da stimati artisti tra i quali Mimmo Jodice, del valore di 684mila. La realtà della Fondazione San Gennaro ben delinea le opportunità di sviluppo e crescita del territorio. Il patrimonio culturale diviene realmente di tutti e si trasforma in motore di sviluppo economico e occupazionale.
L’esperienza di Fonderie Culturali, nata nel 2008, lo dimostra. Giovani del territorio hanno gratuitamente messo a disposizione le loro conoscenze e competenze nell’ambito della comunicazione e dei new media. Le opportunità di visibilità nate dalle attività associative e rivolte a sensibilizzare la comunità hanno dato l’avvio a laboratori che si sono trasformati in aziende ideate e create dagli stessi giovani associati. Il passo successivo è generare ulteriori opportunità occupazionali, oltre il volontariato. Da Fonderie Culturali, con il giusto supporto tecnico e finanziario, può nascere una giovane realtà societaria che attraverso le competenze professionali e l’esperienza di gestione museale acquisita possa affiancare l’associazione no profit nel migliorare i servizi offerti e garantire una attività economica stabile e competitiva.
Missione/Visione
Il museo oggi deve essere una istituzione che parla alla comunità, un laboratorio di pratiche e valori condivisi, una entità che usa i vecchi e nuovi media per raccontarsi e raccontare, in primo luogo agli abitanti del territorio e poi ai turisti. Deve rappresentare le radici di quella comunità e deve contribuire a disegnarne il futuro.
E’ importante che incentivi la creatività nel fare impresa, ampli la partecipazione dei privati attraverso partnership e sponsorship e comunichi al meglio tali opportunità. Per fare questo occorre che la macchina organizzativa del museo sia efficace ed efficiente, non per solo per esigenze di cassa, ma soprattutto per la creazione di un indotto economico sul territorio dove si radica. Per mettere in atto questo mancano ad oggi competenze specifiche dei direttori dei musei, troppo specialisti della materia (archeologi o storici dell’arte) e poco attenti a reti e territori sui quali insistono i musei stessi e dai quali provengono i manufatti e le opere d’arte che vi sono conservati.
A mio parere molto bene ha lavorato la Regione Puglia che con il programma «Bollenti Spiriti» (www.bollentispiriti.regione.puglia.it) ha dato vita a un insieme di interventi e di azioni per consentire ai giovani cittadini pugliesi di partecipare a tutti gli aspetti della vita della comunità. Le politiche regionali pugliesi attraverso il programma hanno costruito un disegno coerente per realizzare un grande obiettivo: dare l’opportunità alle nuove generazioni di essere il motore della rinascita sociale, economica e culturale della Puglia e dei suoi beni culturali. Il programma oltre a dare finanziamenti per avviare attività di animazione e realizzare nuove idee imprenditoriali ha anche attivato dei Laboratori dal Basso per aiutare le giovani imprese verso l’autonomia, lo sviluppo economico e di mercato. A tre anni dall’attivazione del programma circa il 70% degli organismi nati risultano essere pienamente operativi (ricerca ISFOL, Caso di Studio – Bollenti Spiriti. Principi Attivi, di Marta Consolini).
Conoscenza, coscienza e consapevolezza del patrimonio culturale italiano sono gli obiettivi alla base di una buona gestione museale. Il museo deve uscire dalla sua prigione ovattata 'aprendo' la porta alla sua comunità e non deve temere di fondersi con la contemporaneità, ma deve fare di essa il suo punto di forza. Il museo è la piazza di questo millennio, un punto di partenza per creare, riconoscersi e vivere.
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Giuseppe Ariano, 1980, laureato in archeologia. Dopo un Master in management dei beni culturali, dal 2006 si occupa di questo tema, collabora con il MiBACT curando anche la promozione sui Social media del patrimonio culturale. Insegna Project Management Culturale ai Master Arte del Sole 24 Ore.
A Salerno, insieme a sei amici, ha dato vita a Fonderie Culturali (www.fonderieculturali.it), associazione no profit che presiede, e con la quale gestisce i servizi al pubblico e la valorizzazione del Museo Archeologico Provinciale di Salerno.
Il suo motto «la cultura permette di superare tutti i limiti, .la cultura è un bene comune primario come l’acqua – i teatri, le biblioteche, i musei e i cinema sono come tanti acquedotti» (Claudio Abbado)