Valutare creatività e cultura? Più facile a dirsi che a farsi
Considerazioni a margine dell’incontro "Valutazione dell'impatto sociale degli hub creativi e dei centri di produzione culturale", ad Artlab 17, il festival delle politiche culturali della Fondazione Fitzcarraldo appena conslusosi, denso di piste di riflessione. In sintesi, occorre costruire un nuovi modelli di valutazione.
Venerdì 23 giugno, siamo ad ArtLab, il format lanciato da Fondazione Fitzcarraldo, ormai un not to miss per operatori culturali, ma non solo. La sede milanese è a Base, nel cuore pulsante dei tortonesi dove creatività e business si intrecciano e per strada incontri colletti bianchi delle big four, giovani startupper e coworkers con le infradito.
Siamo tutti seduti e nessuno ha una sedia uguale. Si comincia puntuali alle 14,30.
I relatori partecipanti al tavolo "Valutazione dell'impatto sociale degli hub creativi e dei centri di produzione culturale" parlano alternandosi su un tema cruciale in un settore quale quello culturale, ad alta componente di innovazione.
Introdotti e moderati da Davide Dal Maso, presidente di Avanzi e Bertram Niessen, presidente e direttore scientifico di cheFare, si è discusso in maniera molto esperienziale contestualizzando il tema rispetto alle istituzioni di appartenenza di fronte ad un pubblico eterogeneo per provenienza, dimensioni, fabbisogni, ma al contempo legato dalla comune istanza di "capirci qualcosa di più" per poter divenire attori dentro il delicato processo verso una cultura della rendicontazione e della valutazione.
Federico Mento, direttore Human Foundation, ha posto l'attenzione alla fase propedeutica facendo riferimento ai principi che dovrebbero ispirare lo sviluppo cooperativo prima ancora che alle metodologie, con l'obiettivo di riuscire a costruire un endorsement progettuale di condivisione. Il rischio altrimenti potrebbe essere quello di cadere nel feticismo degli indicatori.
Andrea Minetto, responsabile progetti speciali dell’assessorato alla cultura del Comune di Milano, ha evidenziato il ritardo della Pubblica amministrazione su temi così delicati quanto sfidanti, ponendo al centro la questione delle competenze delle risorse umane dentro il sistema: solo così si riuscirà in un momento dove le risorse sono sempre di meno, a valorizzare di più gli interventi, che dovranno trasformarsi da una logica assistenzialista ad un approccio di sostenibilità.
Roberta Franceschinelli, responsabile area cultura e comunicazione web Fondazione Unipolis, raccontando l'esperienza di Culturability giunta al sesto anno di sostegno mirato a progetti culturali sparsi in tutta Italia, ha manifestato il suo interesse a lavorare nella direzione della valutazione ponendo l'accento sulla variabile tempo: non sempre un anno è sufficiente per misurare la bontà di un progetto sociale e culturale; sul perimetro tematico: non si può mettere tutto nello stesso paniere perché impatto sociale e impatto culturale sono cose distinte e complementari; sullo sforzo che le fondazioni debbono fare anche rischiando di sostenere qualche progetto che apparentemente non presenta indicatori di performance, superando così la logica garantista dell'"usato sicuro".
Marco Ratti, responsabile investimenti Banca Prossima, è stata la voce del mondo bancario che ha di fronte la fatica ed anche l’opportunità di ampliare i criteri di valutazione per poter costruire un modello che a fianco del merito creditizio si arricchisca del merito sociale e culturale. Viene d'altronde registrato un ritardo anche da parte degli operatori culturali nello spingere gli istituti di credito verso la giusta direzione, facendo appello ad uno slancio per poter giungere ad un obiettivo condiviso.
Andrea Capaldi, presidente Mare culturale urbano, senza mezze parole ha espresso l'importanza della valutazione ma anche la sensazione percepita tra le imprese culturali che ci voglia tempo, denaro e competenze, tutte componenti che spesso le imprese culturali non hanno. Di fronte ad una scelta, quella della misurazione, non è ancora prioritaria nell'emergenza del quotidiano.
Andrea Caprini, assessore al welfare, terzo settore, creatività e partecipazione giovanile, immigrazione del Comune di Mantova, si è sentito solidale con la posizione di Minetto rispetto ad un cambio di marcia da parte delle Pubbliche amministrazioni su come misurare e valutare e, conseguentemente, su come assegnare le risorse pubbliche. Ha raccontato il caso mantovano di un intervento "dall'alto" da parte del Comune che sta trasformando un quartiere con un progetto di street art per una rigenerazione urbana, evidenziando che un primo indicatore di impatto positivo, a distanza di un anno, è stato il rispetto che la comunità ha rivolto al progetto, appropriandosene, senza che vi fossero graffitari di turno.
Irene Sanesi presidente della Fondazione per le arti contemporanee in Toscana ha raccontato il lavoro della riapertura del Centro per l'arte contemporanea L. Pecci a Prato dopo tre anni di chiusura e come è stato impostato il lavoro dell'Annual report che sarà presentato alla stampa il 27 giugno con la duplice dimensione: quella dei numeri del bilancio (economica, finanziaria, patrimoniale) e quella valoriale (che supera e integra la precedente). Stakeholder o semplici curiosi lo potranno visionare navigando sul sito del museo in una logica di accountability: rendere conto con trasparenza. Intanto qualcuno dal pubblico twittava "a woman with a concrete plan".