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Un romanzo tutto da scrivere

  • Pubblicato il: 25/06/2015 - 16:10
Autore/i: 
Articolo a cura di: 
C.S

“Per una nuova ecologia sociale.
Abbiate coraggio.
Siate creativi.”
Papa Francesco
 
Everyone is a change maker
 

 
«Un salto culturale». E’ ciò che attende le Fondazioni di origine bancaria, come ha affermato Giuseppe Guzzetti, Presidente dell’Acri, nella sua relazione al XXIII congresso dell’associazione, recentemente svoltosi a Lucca con il tema trasversale che indica la via strategica: «Coesione, sviluppo, innovazione».
 
Sono corazzate filantropiche che pesano. Dopo anni complessi, in cui anche i nodi della gestione critica di alcune realtà sono venuti al pettine, dai dati di sistema annunciati dall’Acri per l’esercizio 2014 si legge un’inversione positiva di tendenza rispetto ai precedenti. Nuovo scenario. Il patrimonio netto sale per la prima volta a partire dal 2011 e passa nel 2014 a 41,243 miliardi (più 1% sul 2013). La gestione complessiva è molto positiva. I proventi totali arrivano a 2,271 mld, +52,6% (1,488 mld nel 2013), grazie anche ad un rendimento medio del patrimonio cresciuto al 5,5% (più 1,9 punti percentuali) che ha contribuito all’avanzo di gestione attestatosi a 1,662 miliardi contro 1,099 miliardi del 2013 (+51,2%).
Più denari per le erogazioni deliberate che sono cresciute a 911,9 milioni del 2014 (+3,1% sul 2013). Al settore Arte, attività e beni culturali va da sempre la componente più elevata, 272,8 milioni (29,9%) ma, per il secondo esercizio consecutivo, sommando i settori Volontariato, filantropia e beneficenza, Assistenza sociale e Salute pubblica, cioè quei settori direttamente riconducibili al campo dei servizi alla persona, il Welfare si conferma di fatto come il principale ambito di intervento delle Fondazioni di origine bancaria, con circa 325 milioni di euro[1].
 
Un incremento degli interventi, nonostante l’impressionante progressione del carico fiscale su questi Enti, passato dai 100 milioni di euro del 2011 ai 423,7 del 2014, risultato dell'effetto combinato dell'aumento degli oneri sui rendimenti degli investimenti finanziari (passati dal 12,5% al 20% nel 2012 e poi al 26% nel luglio 2014) e l'ulteriore aggravio sulle rendite finanziarie determinato dalla legge di stabilità 2015, che ha ridotto la quota di esenzione sui dividendi percepiti dal 95% al 22,26% (quota rimasta invece al 95% per i soggetti privati profit). Va riconosciuto l’impegno delle Fob, anche per gli altri enti del Terzo settore, affinché venga creato un contesto, di tipo normativo e fiscale, favorevole allo sviluppo dei corpi intermedi e alla promozione delle imprese con finalità sociali, che non abbiano la loro ragione di vita nel profitto o nella rappresentanza politica, ma che traggano dalla società civile la loro azione per la realizzazione di scopi di utilità generale.
Il futuro è comunque da scrivere. In virtù del protocollo di autoriforma con il MEF, un vero colpo di genio che ha spezzato l’assedio istituzionale che le esponeva ad appetiti, le fondazioni dovranno condurre riforme statutarie e ridurre nei prossimi tre-cinque anni i legami con le banche conferitarie.
Secondo le prime stime delle banche d’affari si libereranno circa 7 miliardi complessivi per i quali si apre la partita di un reinvestimento di patrimoni che hanno le loro radici nelle comunità locali. Un cambio radicale soprattutto per le piccole fondazioni, legate «affettivamente» alle banche di origine, con le quali spesso condividono le risorse umane per carenza di competenze.
Tra le soluzioni sostenibili con la loro missione, su esempio di fondazioni virtuose, il congresso Acri segna una prospettiva: sussidiarietà, sperimentazione sui temi «coesione, sviluppo e innovazione», un coro in linea con la visionaria l’Enciclica di Papa Francesco, «Laudato Si», che prospetta un percorso collettivo verso una nuova ecologia sociale.
L’impegno è preso per la prosecuzione della sperimentazione e promozione di modalità organizzative innovative nel settore del welfare di comunità, che – perdurando una fase di forte riduzione delle risorse pubbliche e di crescenti fragilità sociali – consenta di proporre, fermo restando l’irrinunciabilità dell’azione pubblica, percorsi innovativi di intervento che facciano leva sulla partecipazione consapevole dei territori e che ne valorizzino le relative risorse.
Intrecciando la cultura con le politiche. Tutte.
La sfida è aperta.
 
 
 
 
In questo numero

Il Paese ha raggiunto un record. «La corruzione sembra essere uno stile di comportamento. Normale», ma come uscire dal labirinto del malaffare? «La più terribile delle minacce che nasce dalla corruzione è la sua capacità di costituire un esempio e un richiamo per la popolazione, così da diffondersi e autoalimentarsi, rendendo essa stessa regola», considera Giovanni Leghini, Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, nel numero di formiche in edicola, con un focus sui contrasti possibili al fenomeno.
Sposando la tesi del Presidente Sergio Mattarella, «la cultura può contribuire alla cultura della legalità» e chiedendoci se la cultura oggi sia, essa stessa, benchmark di legalità, apriamo l’ascolto di quanti sono impegnati su questa linea nella ricerca applicata.
 
 
Vitalità e fragilità, segnano questo tempo che Ernst Bloch avrebbe definito «non più e non ancora», un’area in cui la propulsione al cambiamento si avverte, ma non è ancora realizzata. Ci incoraggia Ezio Manzini su possibilità ampie di ridisegno con l’iinovazione sociale (Design when everybody design, MIT press 2015) intervenuto a Bologna a Rena, il festival delle comunità del cambiamento alla sua seconda edizione, che registra le notevoli pulsioni dal basso. Si aprono grandi opportunità come la partita dei beni demaniali in cerca di valorizzazione e recupero di funzioni d’uso in merito ai quali Davide Ponzini offre una recente analisi al dibattito.
Spazi vuoti, dormienti, abbandonati. Campagnoli in «Riusiamo l’Italia», stima che siano 6 milioni, il 3% della superificie costruita. L’interesse per progettare l’esistente è elevato, basti l’interesse generato dai 30mila hits in due ore sulla nostra news per l’assegnazione delle 1700 stazioni impresenziate da parte di Ferrovie dello Stato, 345 già assegnate, con le possibilità che si aprono per 3000 km di linee che guardano alle possibilità di mobilità dolce attivate in Spagna.
Riusi su base creativa da demitizzare come facile soluzione. Poche le esperienze consolidate, molta cultura di progetto da costruire, ma intelligenza collettiva messa in moto.
 
Tra poco prenderanno avvio le annuali giornate di Treia organizzate da Symbola, nelle quali verrà discusso il Rapporto 2015 «Io sono cultura. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi» elaborato dalla Fondazione con Unioncamere, 40 personalità del settore e la partenership di Fitzcarraldo. Traccia un perimetro di filiera con 443.208 imprese culturali e creative (il 7,3% del paese) che producono 78,6 miliardi di ricchezza che, arrivando a muovere complessivamente il 15,6% del valore aggiunto nazionale, equivalente a 227 miliardi di euro, danno lavoro a 1,4 milioni di persone, il 5,9% del totale degli occupati in Italia.
Risultati eloquenti. Inoltre le filiere culturali e creative si confermano un pilastro del made in Italy indicando che le imprese che hanno investito in creatività crescono ed esportano più delle altre.
Ma vanno create condizioni di contesto per una vera ecologia culturale, come afferma Patrizia Asproni sulle colonne di Repubblica, che vada oltre i grandi attrattori e punti a una reale messa a sistema del patrimonio diffuso, storico-artistico, paesaggistico, enogastronomico, immateriale. A questo proposto segnaliamo l’uscita on line del numero 1/2015 di Aedon, l’imperdibile rivista giuridica sui beni culturali edita da Il Mulino e diretta da Marco Cammelli, focalizzata sulla riforma organizzativa del Ministero dei Beni Culturali. Un primo passo, tra luci ed ombre.
 
 
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[1] Il 14,4% del monte erogazioni va a Volontariato, filantropia e beneficenza (131,7 milioni, di cui 45 milioni destinati ai Centri di servizio per il volontariato, in base alla legge 266/91); il 13,6% (123,6 milioni) all’Assistenza sociale; il 13,3% (120,9 milioni) ad Educazione, istruzione e formazione; il 12,5% (114,4 milioni) a Ricerca e sviluppo; il 7,6% (68,9 milioni) alla Salute pubblica; il 5% (45,4 milioni) allo Sviluppo locale; il 2% (18,4 milioni) alla Protezione e qualità ambientale; lo 0,9% (8,1 milioni) a Sport e ricrezione; il restante 0,9% va ai settori: Famiglia e valori connessi; Religione e sviluppo spirituale; Diritti civili, prevenzione della criminalità e sicurezza pubblica. Fonte Acri