Tornano gli etruschi
Asti. A quasi cinquant’anni dall’ultima esposizione (Torino, 1967), Palazzo Mazzetti di Asti ospita un grande evento per analizzare, per la prima volta, il rapporto socioculturale tra il Mediterraneo greco e orientale e il popolo etrusco, che entrò in stretto contatto proprio con le comunità indigene della valle del Tanaro. Cosa che ebbe inevitabili riverberi nell’Italia settentrionale e nell’Europa celtica. Furono, infatti, proprio gli Etruschi a rappresentare la prima cerniera culturale fra il Mediterraneo e l’Europa. Attraverso i loro intensi traffici diffusero idee e costumi caratteristici del mondo greco-omerico e levantino soprattutto verso l’Italia nord-occidentale. La mostra, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, presenta – fino al 14 ottobre – 300 oggetti, in molti casi inediti, provenienti dai Musei Vaticani e dalle principali istituzioni museali e culturali italiane. A questi si aggiunge la straordinaria ricomposizione di una tomba a camera etrusca dipinta, detta «della Scrofa nera», restaurata in occasione dell’evento, la quale mostra una scena di banchetto aristocratico del V secolo a.C. suggestivamente ambientata nel suo contesto originale. Il percorso espositivo si apre con l’Elmo crestato villanoviano in bronzo, simbolo del primo contatto tra gli Etruschi e la comunità della valle del Tanaro, ritrovato proprio ad Asti alla fine dell’Ottocento, forse donato a un capo locale da uno dei principi-guerrieri che nel la seconda metà dell’VIII sec. a.C. dall’Etruria giunsero in queste zone per aprire nuovi sbocchi al commercio etrusco.
In mostra anche: servizi per banchetti, arredi, opere di pittura e scultura, nonché una rassegna di immagini composta da teste votive provenienti da santuari, con una successione di tipi, dal bambino in fasce all’anziano, fino a due volti grotteschi, di grande intensità emotiva usciti per l’occasione dai depositi dei Musei Vaticani.
Lo splendido Palazzo Mazzetti di Asti, che ospita la mostra, è stato costruito tra Seicento e Settecento su un nucleo di case medievali affacciato lungo corso Alfieri, superba testimonianza dell’ascesa di una nobile famiglia astigiana arricchitasi con l’attività della Zecca e con attenti investimenti immobiliari. La Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, proprietaria del Palazzo, dopo un lungo e accurato restauro, lo ha restituito alla cittadinanza nel suo antico splendore. L’edificio è visitabile dalle suggestive cantine, oggetto di scavi archeologici musealizzati, al piano terreno, dove gli ambienti di servizio sono stati trasformati in sede di esposizioni temporanee, fino al piano nobile con gli stucchi, i decori originali e le opere delle collezioni civiche.
da Fondazioni, Periodico delle Fondazioni di origine bancaria, luglio-agosto 2012, anno XIII