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Stati Generali della Fotografia e l'immagine come bene culturale

  • Pubblicato il: 15/11/2017 - 10:01
Rubrica: 
DOVE OSA L'INNOVAZIONE
Articolo a cura di: 
Giangavino Pazzola

Un italian tour che ha passato il giro di boa, e del quale rimangono otto incontri su venti totali. Il 23 ottobre, a Firenze, gli Stati Generali della Fotografia – coordinati da Lorenza Bravetta, consigliere del MIBACT per la valorizzazione del patrimonio fotografico nazionale – allargano l’inquadratura dell’istantanea sullo stato della fotografia nazionale al tema della conservazione e valorizzazione insieme a Regione Toscana, Fondazione Sistema Toscana, Fratelli Alinari - Fondazione per la Storia della Fotografia e La Compagnia promuovono la giornata di studi La fotografia e i musei: conservazione, restauro e valorizzazione. Ne abbiamo parlato con Lorenza Bravetta e Marco Ciatti, Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure
 


 

 
 
  FIRENZE - «C’è la volontà di costruire una struttura permanente che si occupi di conservazione del patrimonio fotografico e di valorizzazione della fotografia come parte rilevante dell’arte contemporanea e della creatività italiana». Nella primavera scorsa, eravamo partiti da queste parole del Ministro della Cultura, Dario Franceschini, per raccontare – insieme a Lorenza Bravetta – la natura, gli obiettivi e il programma degli Stati Generali della Fotografia. Il percorso di censimento e messa in rete delle realtà operanti in Italia – ad ottobre – passa anche da Firenze, per una giornata di studi che vede protagonisti conservatori e responsabili di musei e archivi di fotografia, restauratori e operatori nel campo della valorizzazione delle fotografie italiani ed esteri. Un incontro che si articola in due tavole rotonde, la prima dal titolo Conservazione, restauro e valorizzazione della fotografia nei musei farà il punto sull’argomento, mettendo in relazione esperienze italiane ed europee. La seconda, intitolata I musei di fotografia: quali prospettive di valorizzazione, è dedicata ad attori culturali legati esclusivamente alla valorizzazione e salvaguardia della fotografia; con racconti tagliati per descrivere il passaggio della fotografia da bene culturale a soggetto economico e ipotizzare possibili modelli museali. Abbiamo cercato di mettere a fuoco questi temi con Lorenza Bravetta, consigliere del MIBACT per la valorizzazione del patrimonio fotografico nazionale, e Marco Ciatti, Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure.

Sarebbe impensabile perseguire gli obiettivi del censimento delle realtà operanti in Italia in ambito fotografico, della loro messa in rete su scala nazionale e delle eventuali sinergie da creare con le realtà internazionali, senza riflettere in maniera approfondita sul valore della fotografia passata e presente come bene artistico da tutelare e – allo stesso tempo – valorizzare. In questo senso, prende forma la giornata di studi di Firenze dove, dice Bravetta, i «panel sono stati organizzati per discutere di conservazione e valorizzazione della fotografia nei musei in un’ottica estesa, con relatori che illustreranno le migliori esperienze sia in ambito nazionale sia internazionale». Ogni città toccata dagli Stati Generali della Fotografia ha ospitato degli incontri che non hanno tenuto conto esclusivamente delle peculiarità espresse dal contesto locale, al contrario si è sempre cercato di allargare la discussione includendo esperienze - pubbliche e private – che fossero espressione di altre realtà territoriali, in modo da amplificare la ricerca delle sinergie operative e cognitive. «Catalogare, conservare e restaurare la fotografia, infatti, sono dei passaggi che non devono essere slegati da percorsi di valorizzazione di questo linguaggio attraverso esperienze di co-produzione ed esposizione al di fuori dai confini nazionali». Oltre alla mappatura delle realtà attive sul territorio nazionale, dunque, in questo momento il tema degli Stati Generali è quello di creare dei quadri di riferimento che possano servire come parametri per operare nella fotografia in Italia, considerando che – fino ad adesso – gli incontri hanno fatto emergere tante specificità – lasciando intravedere svariate opportunità di sinergia per gli attoriche potrebbero trovare un ruolo maggiore in una messa a sistema. Lorenza Bravetta conferma, infatti, «la necessità di una vera messa in rete delle competenze e delle peculiarità per valorizzare gli operatori che operano in termini sia territoriali che di filiera partendo dalla conservazione per arrivare alla valorizzazione, passando per le fasi di educazione all’immagine delle nuove generazioni sino ad arrivare alla formazione di professionisti legati alla fotografia».  

Nel primo panel moderato da Marco Ciatti, Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, si parla di Conservazione e restauro della fotografia in ambito museale con relatori – tra gli altri – come Emanuela Sesti (Dirigente Scientifico Fratelli Alinari - Fondazione per la Storia della Fotografia), Maria Letizia Sebastiani (Direttore Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario), ma anche Anne Cartier-Bresson (Conservatrice Générale du Patrimoine, Directrice Atelier de Restauration et Conservation des Photographies de la Ville de Paris), Rodorico Giorgi (professore di Chimica del Restauro, Università di Firenze – CSGI Consorzio) e Elizabeth J.Shepherd, (Responsabile dell’Aerofototeca Nazionale, ICCD-Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione).

La seconda tavola rotonda, coordinata da Guido Guerzoni (Professore di Museum Management, Università Luigi Bocconi), mette a confronto esperienze nella valorizzazione della fotografia nei musei, con ospiti come Matteo Balduzzi (Curatore Museo di Fotografia Contemporanea), Susanne Brown, (Curator, Photographs, Word & Image Department, Victoria & Albert Museum), Florian Ebner (Chief of Photography, Centre Pompidou), Roberto Ferrari (Direttore Cultura Regione Toscana), Margherita Guccione (Direttore MAXXI Architettura), Marco de Mutiis, Digital Curator Fotomuseum Winterthur e altri ancora che potrete visionare nel programma completo in calce all’articolo. Il quadro che emerge dall’elenco appena abbozzato qui in alto lascia intuire il carattere multidisciplinare e internazionale della discussione, con una focalizzazione sul ruolo della fotografia al giorno d’oggi che ne delinea i tratti di materia in continua evoluzione e trasformazione.

In questo senso, Marco Ciatti introduce la nostra conversazione asserendo che «la tutela di un bene culturale va di pari passo con le evoluzioni e le declinazioni che il concetto stesso di bene culturale assume nel corso della Storia delle Arti. Ed è in seno a questa riflessione che un’istituzione come l’Opificio delle Pietre Dure è aperta a comprendere la natura di tutto ciò che di nuovo si muove». Nel corso degli anni, infatti, si è modificata la natura di bene culturale che la Repubblica Italiana si impegna a tutelare, definendo delle categorie differenti dalla tradizionale concezione di opera d’arte. La categorizzazione dei beni culturali comprende una categoria ampia che include sia beni storici e materiali sino ad arrivare alle espressioni immateriali. In questa trasformazione continua, Ciatti afferma che «in una nazione con grande disponibilità di beni culturali “convenzionali”, dobbiamo comunque essere disponibili ad attrezzarci intellettualmente e operativamente per far pronte anche alle nuove concezioni al fine di poter trasmettere la conoscenza». Un approccio di questo tipo rivela una grande sensibilità rispetto alla questione dello studio e della ricerca per la trasmissione e disseminazione della conoscenza, oltre ad offrire un quadro sufficientemente chiaro delle potenzialità delle istituzioni dedite alla conservazione della “materia costitutiva” – come l’ha definita Ciatti – nel contesto contemporaneo. Dal 1996, infatti, l’Opificio delle Pietre Dure insieme alla Fondazione Fratelli Alinari fondano a Firenze il Laboratorio di Restauro della Fotografia, rappresentando un centro di riferimento in merito alle problematiche legate alla conservazione e al restauro dei materiali fotografici nella loro accezione più ampia. Ad oggi il Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari custodisce un corpus fotografico unico al mondo, con oltre 5.500.000 immagini di proprietà, mentre – tra i percorsi formativi dell’Opificio – quello che riguarda le opere d’arte su carta prevede anche la formazione nel comparto legato alla fotografia. L’aspetto sinergico tra realtà operanti per la conservazione e valorizzazione della fotografia è centrale anche per il professor Ciatti, quando dice che – nonostante le piccole dimensioni dell’istituto (85 persone per 11 settori di intervento) – «riusciamo a far fronte alle tante attività grazie alle innumerevoli collaborazioni intessute con il tempo l’esperienza e la volontà di ricerca (CNR, Università degli studi di Firenze e Fratelli Alinari). Per noi è fondamentale avere delle collaborazioni, poiché sarebbe impensabile avere all’interno di un istituto come il nostro tutte quelle competenze che lo scibile umano offre come sapere e conoscenze. Questa capacità ha portato buoni risultati nella didattica e attività di formazione perché abbiamo organizzato seminari e giornate di studio che evidenziano come la fotografia sia diventata una materia che attira sempre più persone. Inoltre, la fotografia storica non ha solo un valore documentale – ma è bene culturale di per sé – convinzione diffusa».

Il numero degli studenti formati ogni anno presso il Laboratorio di Restauro della Fotografia è di 5 allievi per classe, cifra direttamente proporzionale (in conformità con la direttiva ministeriale) al numero di docenti che operano sullo specifico settore, e – attualmente – il “settore carta” impegna solamente due restauratori a tempo pieno, a causa della carenza di risorse a disposizione. Questo vuol dire che «un ente come l’Opificio delle Pietre Dure è impossibilitato ad immatricolare più studenti perché non avremmo formatori a sufficienza. I corsi durano 5 anni, e una normativa precisa afferma che in laboratorio un docente non può avere più di 5 allievi perché non riuscirebbe a seguirli adeguatamente sul piano teorico e applicativo. Anche se ogni Istituzione può integrare il corpo docente con contratti ad hoc firmati con restauratori o professionisti esterni, un corso funziona bene se si può contare su un numero adeguato di personale interno che soddisfi le esigenze degli alunni».  

Gli Stati Generali della Fotografia rappresentano un momento di ascolto del territorio, e delle esperienze che nascono in altre nazioni, che potrebbero ritrarre un quadro importante per lo sviluppo del settore fotografico. L’Italia conta una tradizione secolare per il restauro a livello internazionale – ma questo ragionamento vale più per i settori tradizionali (e le relative tecniche), che non per i linguaggi contemporanei. Concordiamo sulla chiusura di Ciatti, quando afferma che «è necessario prestare attenzione alle esperienze positive nell’ambito dei linguaggi contemporanei e delle nuove linee di ricerca, poiché si stanno sviluppando velocemente e – come sistema Paese – si rischia di perdere una delle caratteristiche più prestigiose della nostra nazione». Il 23 ottobre a Firenze ci sono dei relatori che hanno accettato di impegnarsi in prima persona affinché ciò non accada.
 
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