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Le residenze d’artista in Piemonte. Ipotesi ed evoluzioni

  • Pubblicato il: 15/06/2015 - 14:58
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Giangavino Pazzola

In un periodo nel quale il dibattito critico si concentra sull’indebolimento del format delle residenze d’artista come strumento di ricerca, cerchiamo di sondare quali modelli sono presenti, o si stanno sviluppando in Italia sul versante delle fondazioni
 
 
 
 
Già ai tempi in cui James Clifford scriveva I frutti puri impazziscono (1988), il rapporto tra esperienza territoriale e traduzione culturale mostrava uno squilibrio interpretativo. Due punti rilevanti rispetto a questa trattazione sono: la definizione di un corpus di studio organico e l’impossibilità nei cultural studies di generare una visione “oggettiva”, documentaria, su qualsiasi oggetto studiato. Ogni restituzione, infatti, potrebbe essere di «natura costruita e artificiale, mette(ndo) in crisi i modelli più palesi di autorità e pone(ndo) l’attenzione sul cruccio storico dell’etnografia: il fatto, cioè, che quest’ultima ha sempre a che fare con l’invenzione delle culture, e non solo con la rappresentazione». Prendendo per valido tale assunto, e considerando l’artista (e il curatore) più un “inventore” che un “traduttore”, potremmo considerare valida l’ipotesi per cui in ogni esperienza territoriale si compia una traduzione pluriforme del reale, traiettoria che avvalora almeno tre punti di vista: dell’oggetto prodotto (che sia un rituale collettivo o un’opera individuale), dell’autore (che sia un gruppo o un singolo) e del narratore. Se a questa riflessione aggiungiamo lo sviluppo di politiche talvolta strumentali che si servono della cultura – e degli artisti – come strumento per una (ipotetica o reale?) crescita economica e il conseguente fenomeno di sovrapproduzione di contenuti, derivanti dal proliferare di esperienze di residenza nei posti più disparati, non solo abbiamo la possibilità di rinvenire una sorta di post-colonialismo (connaturato?), ma anche di avere testimonianze molteplici e (spesso) discordanti dell’esperienza dei luoghi, che non oggettivano il territorio indagato, facendolo aderire a retoriche di superficie.
 
In altri termini, è utile cercare nella presenza in loco di un artista e/o curatore la risoluzione di squilibri territoriali pregressi? Prendendo come valide le critiche avanzate sull’esperienza etnografica come metodologia valida per la ricerca visiva, esistono o stanno sviluppando delle formule di residenza diverse che contemplano altre funzioni oltre quella dell’osservazione partecipante come pratica principale? Come funzionano e dove stanno guardando?
Ponendoci l’obiettivo di un’esplorazione nazionale, partiamo con un’indagine non esaustiva dal Piemonte, regione che ha dimostrato nel tempo di avere una particolare attenzione rispetto alla messa a sistema della produzione artistica e del posizionamento del territorio in un panorama culturale largo. A pochi giorni dall’incontro tra Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente del Comitato Fondazioni Arte Contemporanea, con il ministro Dario Franceschini per la firma del protocollo d’intesa che rappresenta l’impegno a sviluppare collaborazioni congiunte per promuovere e valorizzare l’arte contemporanea in Italia e all’estero, in questo articolo compariamo proprio le realtà che afferiscono al circuito delle Fondazioni per il Contemporaneo in Piemonte e Resò Network.
 
 
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Dal 2007 la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo promuove ogni anno il Young Curators Residency Programme (YCRP) e, dal 2012, Campo, un corso intensivo dedicato ai giovani italiani, strutturato non tanto come residenza ma come percorso di studio intensivo che alterna lezioni frontali (in storia dell’arte, storia delle mostre, metodologia della curatela e scrittura per l’arte), tenute nella sede di Torino, a una serie di fieldtrip nelle principali città del sistema dell’arte in Italia.
Attraverso questo doppio impegno, il focus è incentrato sulla figura del curatore, assunto come figura chiave di una rete di pratiche e di relazioni che coinvolge gli artisti, gli spazi e gli attori della produzione artistica. È questa la dinamica su cui è stato concepito, in particolare, il Programma di residenza per giovani curatori internazionali, destinato annualmente a tre partecipanti selezionati da un bando che coinvolge direttamente le migliori scuole internazionali di curatela: il Royal College of Art - Curating Contemporary Art MA (London); il Bard College Center for Curatorial Studies (New York); il Curatorial Training Programme De Appel (Amsterdam); la Konstfack Academy (Stokholm); l’Independent Study Program Withney Museum (New York); il Goldsmith’s College (London); il California College of the Art – MA in Curatorial Practice (San Francisco) e l’Ecole du Magasin di Grenoble.
Il Programma si pone il duplice obiettivo di sviluppare le capacità professionali e intellettuali di giovani curatori alle prime esperienze, promuovendo allo stesso tempo la conoscenza della scena italiana in ambito internazionale. Accompagnati nel loro viaggio in Italia da un coordinatore della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, i giovani professionisti, al termine della residenza, hanno il compito di curare una mostra dedicata ad artisti italiani. Il programma formativo è, dunque, anche un percorso espositivo dedicato all’arte delle giovani generazioni italiane, osservata attraverso il taglio di uno sguardo esterno, straniero e documentata da una specifica collana di cataloghi.
Sul fronte della sostenibilità progettuale, FSRR_Young Curators Recidency Programme è sostenuto dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e dalla Compagnia di San Paolo. È concepito come una vera e propria borsa di studio, attribuita a ciascun partecipante ogni anno da una giuria qualificata, composta quest’anno da Beatrix Ruf (direttore dello Stedelijk Museum di Amsterdam) e Stefan Kalmar (direttore di Artist Space di New York). Non concorre all’incremento del budget dell’attività della Fondazione ma è piuttosto una forma di investimento sul futuro, promossa dalle due Istituzioni che sostengono il progetto.
FSRR_Young Curators Recidency Programme si configura, dunque, come un laboratorio sperimentale per le pratiche curatoriali che attiva un fitto network di contatti - in primo luogo - con gli artisti attivi sull’intero territorio nazionale, intercettando di conseguenza i centri della produzione artistica del nostro paese, gli spazi istituzionali, privati e no-profit, le riviste, i luoghi della ricerca e della riflessione teorica. Il sito ad hoc - http://www.fsrr.org/ycrp/ - documenta in tempo reale gli itinerari dei curatori e del loro tutor, mettendo in trasparenza tutta quella serie di incontri e di azioni – dalle visite e dagli incontri in mostra agli studio visit – su cui è costruita la residenza e che stanno alla base delle conoscenze e delle scelte propedeutiche all’elaborazione di un concept e alla curatela della mostra finale.
 
 
Fondazione Spinola Banna
La Fondazione Spinola Banna per l’Arte nasce come risposta alla carenza di offerta formativa rilevata nell'ambito dell'arte contemporanea sul territorio nazionale.  Il programma offre annualmente un’attività di formazione superiore fondata sulla ricerca teorica e pratica nel campo delle arti visive contemporanee che, nel 2013, ha visto anche l’inserimento dell’Architettura e del Design, in modo che gli studenti invitati accedono a un master specialistico multidisciplinare in sinergia con le direttive culturali della Comunità Europea e delle strategie dei grandi centri di formazione dedicati all’approfondimento delle varie discipline artistiche. La metodologia adottata dalla Fondazione Spinola è quella del laboratorio intensivo con residenza e vengono organizzati tre workshop intensivi all’anno oltre a una serie di incontri e conferenze su temi rilevanti nel dibattito artistico contemporaneo. I workshop sono dedicati ai giovani artisti, architetti e designers italiani under 35 e vedono impegnati come docenti artisti e curatori dal profilo internazionale tra i 40 e i 50 anni, scelti dal direttivo della Fondazione, sulla base degli argomenti trattati nelle varie annualità e con l'obiettivo di favorire lo scambio culturale delle varie esperienze, nell’ambito di una generazione vicina per età alle problematiche dei giovani. I corsi prevedono la partecipazione tra gli 8 e 10 studenti per corso, selezionati tramite bando di concorso e specializzandi delle Università con cui la Fondazione Spinola ha stipulato una convenzione.
Per tutta la durata delle attività i partecipanti e i visiting professor sono ospitati negli spazi della fondazione la cui struttura, progettata attorno ad ampie aree comuni, consente il confronto, pur garantendo la privacy necessaria allo studio e alla riflessione.
La visione di Gianluca Spinola, fondatore e presidente dal 2004, è di creare un luogo dove si possa ancora conversare, studiare con profondità e al contempo leggerezza attraverso il confronto intensivo tra i giovani Alumni e i Magister, in un luogo così particolare come Banna, una tenuta agricola che si estende su un territorio non ancora compromesso dal punto di vista paesaggistico, tipicamente rappresentativo di quella campagna piemontese tra il Roero e le Langhe. Questa visione ha fatto sì che si creasse una comunità che ha condiviso pensieri, parole, gesti, cibo, musica e immagini, nella convinzione che i linguaggi dell’arte, in quanto avanguardie culturali, siano in grado di sviluppare modelli etici, sociali e politici per un futuro realmente sostenibile.
Sul fronte gestionale, i corsi come la residenza degli studenti durante i workshop sono esclusivamente a titolo gratuito. La Fondazione, inoltre, si fa carico delle spese di viaggio, dell’accomodation e dei fee dei docenti invitati, grazie al sostegno filantropico di Gianluca Spinola e alle risorse concesse dalla Compagnia di San Paolo. Nei primi dieci anni di attività, sono state attivate molte collaborazioni, tra le quali quelle con le Università pubbliche e private (Iuav di Venezia su tutte, ente patrocinante, e la Naba di Milano su tutte). Dal 2013 è stato attivato un percorso interdisciplinare tra artisti visivi e giovani architetti e designers provenienti dal DAD Dipartimento di Architettura e Design, del Politecnico di Torino. Le convenzioni con le Università sopracitate offrono la possibilità a due/tre specializzandi l’anno per ateneo di partecipare alle attività partecipino di workshop acquisendo crediti universitari, a seguito di una selezione fatta dai singoli Dipartimenti e dal direttivo della Fondazione.
Oltre a questa tipologia di relazione, vengono attivati network con istituzioni italiane e straniere che si occupano di giovani artisti: la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, Viafarini di Milano e Wiels, Centre d’Art Contemporain di Bruxelles. Nel 2010 la Fondazione Spinola è entrata come capofila a far parte del programma di residenze internazionali per artisti RESO’ network, sostenuto dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT di Torino e nato dalla cooperazione tra le diverse istituzioni per l’arte contemporanea in Piemonte che si occupano di formazione. Dal 2014 fa parte del Comitato promotore per le Fondazioni Italiane d’Arte Contemporanea.
 
 
Fondazione Merz
La Fondazione Merz rappresenta un caso a parte perché, nonostante i suoi vertici considerino i programmi di residenza per curatori e artisti un veicolo importante per la valorizzazione e la formazione dei talenti, è l’unico ente sul territorio piemontese ad aver scelto di compensare il sostegno ai giovani artisti attraverso l'istituzione del Premio Mario Merz. Nato nel 2013, questo riconoscimento si pone come strumento per individuare artisti e compositori delle ultime generazioni, distintisi per la qualità e l’innovazione della ricerca.
Il premio Mario Merz, a cadenza biennale, avvia un nuovo processo che, coinvolgendo istituzioni e personalità del panorama artistico e musicale, permette di individuare e segnalare singoli artisti che operino con caratteristiche di internazionalità, generosità di pensiero, attenzione sociale, oltre alla ricerca dell’innovazione. Per marcare un approccio alla valutazione aperto, il premio Mario Merz presenterà al pubblico una mostra ed un concerto dei 10 finalisti individuati nella short list, permettendo al pubblico di esprimere un voto. La giuria indicherà fra questi i vincitori a cui saranno commissionati partiture e progetti.
Promosso dalla Fondazione Merz con la collaborazione di un comitato tecnico internazionale, il premio crea una nuova rete di programmazione espositiva e di attività musicale nelle città di Torino e Zurigo. La scelta di gemellare «i due centri urbani è scaturita proprio dalle caratteristiche delle due città: entrambe centri produttivi e cuori pulsanti della vita culturale dei rispettivi Paesi. Zurigo rappresenta inoltre l’origine e la nazionalità di Mario Merz e Torino la sua città d’adozione e luogo di creazione».
 
 
Fondazione Cittadellarte
Sin dalla nascita di Cittadellarte, nel 1998, il programma UNIDEE-Università delle Idee ha dato la possibilità ad artisti e curatori di ogni parte del mondo di vivere quattro mesi a Cittadellarte per approfondire le pratiche artistiche e i progetti culturali che i suoi Uffici, ispirati dalla visione estetica ed etica di Michelangelo Pistoletto, sviluppano negli ambiti in cui si articola la sfera pubblica (dall’architettura all’economia alla politica alla moda all’alimentazione) sia a livello locale che internazionale.
Nel 2015, dopo l’esperienza quindicennale di residenza e un periodo di transizione nel corso del 2014 culminato in un workshop internazionale sui temi dell’educazione e dell’arte impegnata nel sociale, UNIDEE ha ampliato le sue attività e format, lanciando un nuovo programma formativo in collaborazione con le università (in primis l’Università di Torino, il Politecnico di Milano e La Sorbonne di Parigi) che si compone di moduli settimanali residenziali, a Cittadellarte e nei centri dei partner accademici, basati sulla ricerca interdisciplinare, sulla condivisione dei saperi e sullo scambio di esperienze tra mentori/docenti e partecipanti/discenti. UNIDEE, trasformandosi in una piattaforma educativa in collaborazione con le istituzioni formative pubbliche, intende proporre un modello educativo sperimentale a partire dall’arte che non si pone in una posizione alternativa ma piuttosto è un’alternativa al sistema educativo tradizionale, indirizzata alla società intera e fondata sulla coesistenza di saperi accademici e pratiche artistiche che si contaminano, sulle capacità relazionali e sulla pratica “effettiva” di un pensiero orizzontale.
Ogni attività di Cittadellarte è pensata per una sostenibilità economica sia delle attività che della struttura generale, e le nuove attività di UNIDEE costituiscono circa il 15 % circa del budget totale del centro culturale. Questi moduli sono pensati per artisti e curatori, così come per studenti, imprenditori sociali, operatori culturali e, in generale, membri della società civile interessati ad approfondire le tematiche di responsabilità sociale, trasformazione urbana, processi artistici partecipativi, demopraxia, modelli alternativi di sviluppo economico locale, sostenibilità nell’ambito della moda e dell’edilizia etc. Lo scopo della nuova UNIDEE è di fornire pratiche, metodologie, dispositivi estetici ed etici volti sia a stimolare l’emergere di una rete internazionale di “artivatori”, i catalizzatori di progetti artistici per una trasformazione sociale responsabile, sia a promuovere e ad accompagnare una (ri)localizzazione dei processi di identificazione simbolica da parte dei partecipanti ai moduli, una volta tornati nei propri contesti e gruppi sociali. Cittadellarte, attraverso la "residenza formativa" di UNIDEE, mira a rappresentare un importante punto di riferimento di tipo teorico e progettuale per una rete globale di agenti sociali attivi nei propri territori.
 
 
Resò Network
Resò è un programma di residenze per artisti attivo dal 2010, sostenuto e promosso dalla Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea, ente strumentale della Fondazione CRT. Resò è una piattaforma permanente che riunisce le principali istituzioni piemontesi dedicate all'arte contemporanea (Accademia Albertina delle Belle Arti, Cesac-Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee; Castello di Rivoli-Museo d'Arte Contemporanea; Cittadellarte-Fondazione Pistoletto; GAI; Eco e Narciso; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo; Fondazione Spinola Banna per l'Arte, PAV-Parco Arte Vivente) in rete con altre importanti realtà internazionali al di fuori delle rotte ordinarie dell’arte: Townhouse a Cairo, Khoj a New Delhi, Capacete a Rio in Brasile e Lugar a Dudas a Cali in Colombia. Attraverso una mobilità IN e OUT degli artisti, Resò ha dato forma a una geografia anomala che vuole documentare quanto in questi ultimi decenni proprio l’esperienza di residenza abbia assunto, per gli artisti come per i curatori e il sistema dell’arte, una particolare centralità vedendo crescere nuove forme di produzione e veicolazione delle opere molto spesso all’incrocio tra saperi e discipline diversi. In questa prospettiva il programma, nelle prime quattro edizioni, ha attivato una rete diffusa di attori e metodologie offrendo a 20 artisti la possibilità di incontrare contesti lavorativi molto differenti da quelli nei quali operano.
E’ importante sottolineare che la geografia che Resò - tracciando rotte che uniscono continenti oltre che paesi (dal Sudamerica al Nord Africa, dall’India all’Europa), e affiancando megalopoli a piccole città - ha posto l’attenzione su centri di residenza sperimentali spesso nati su iniziativa di artisti e programmaticamente interessati all’interazione con il contesto e la complessità delle sue trasformazioni, sociali, culturali e politiche. Questi aspetti sono particolarmente interessanti se si pensa che, in questo momento storico, le residenze sono uno degli strumenti con il quale gli artisti, non solo riescono a produrre nuovi lavori e stringere nuovi rapporti ma anche approfondire le loro ricerche; momenti di studio e di ricerca. Per quel che concerne le istituzioni, è invece interessante osservare come un’esperienza di questo tipo, immersa in una geografia in progress, riesca a mettere in gioco altre visioni e altre direzioni culturali. Le quattro edizioni di Resò hanno offerto come risultato la consapevolezza del valore e del modo nel quale molte delle pratiche artistiche di questi decenni stiano proponendosi quali forme dialettiche nate con l’obiettivo d’indagare la funzione dell'arte quando immersa in uno strano stato di de-territorializzazione e in una dimensione storica in divenire. Questa contaminazione tra qui e altrove è rintracciabile in molte ricerche presentate nel programma; progetti che documentano un transito in grado di interrompere la linearità della storia e proporsi loro stesse come nuove forme discorsive e indipendenti, delle contro-aree che dilatano i territori culturali costituiti immergendovi all’interno progetti che si misurano con una ridefinizione radicale della funzione della cultura e dell’arte che in questi decenni si riconosce più attraverso processi nomadi e instabili che all’interno di cornici rigide.
 
 
Da questa prima ricognizione, per niente esaustiva del panorama nazionale e comprensiva delle maggiori realtà che operano sul territorio piemontese del contemporaneo, emergono delle macro caratteristiche interessanti. Se solo in un caso le residenze assolvono una valenza economica per l’ente che si fa carico di organizzarle, pare evidente notare uno shift che vede il format delle residenze per artisti e curatori passare da strumento metodologico di ricerca a modulo pensato per il rafforzamento delle abilità e delle competenze del singolo, con una forte attenzione al processo di formazione e apprendimento continuo. Tale accrescimento del bagaglio culturale è reso possibile grazie ad un costante affiancamento e contatto dell’artista e/o del curatore con enti di formazione e ricerca altamente qualificati sul piano internazionale, approccio dialettico che consente anche una maggior consapevolezza del proprio lavoro inserito in una rete globale di relazioni. Un altro aspetto rilevante pare essere quello del networking, dimensione resa possibile dal continuo travaso interno-esterno di soggetti ed esperienze che giocano una parte attiva nei progetti sviluppati.
 
 
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