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Ivrea, laboratorio di innovazione per il XXI secolo?

  • Pubblicato il: 21/03/2016 - 08:07
Autore/i: 
Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Francesca Sereno

La candidatura Unesco di «Ivrea, città industriale del XX secolo», che sarà esaminata in occasione della 42° sessione del Comitato per il Patrimonio Mondiale nel corso dell’anno 2018, è stata l'occasione per individuare una strategia di valorizzazione dell'esperienza olivettiana, ripensando all'identità della cittadina eporediese del futuro. Le conversazioni con Laura Salvetti, Assessore Cultura e Turismo del Comune di Ivrea, Daniele Jalla, Presidente di Fondazione Guelpa, e Alberta Pasquero, Presidente di Fondazione Ruffini e amministratore delegato del BioIndustry Park, ci hanno fornito chiavi di lettura ed elementi di riflessione sulle piste di futuro di un territorio pieno di risorse
 
 
 
Ivrea. In Piemonte, a circa 40 chilometri da Torino, a ridosso della Valle d'Aosta, una città di 24.000 abitanti sta ripensando alla propria identità, dopo un lungo periodo in cui si è andata dissolvendo l'immagine di grande esempio internazionale di luogo di innovazione e sperimentazione industriale e sociale «targato Olivetti»: Ivrea, capoluogo del territorio eporediese, una delle «aree omogenee» del Piano Strategico dell'Area Metropolitana di Torino, in cui risiedono circa 75.000 persone.
 
La «storia olivettiana» nel XX secolo ha costituito l'elemento fondante dello sviluppo economico, sociale e culturale della città; uno sviluppo che è avvenuto anche sul piano geografico-territoriale, in quanto il distretto della Olivetti comprendeva anche i comuni circostanti fino ad arrivare in Val Chiusella e in Val d'Aosta, dove l'azienda andava a reperire la forza lavoro.
Fondata nel 1908 come «prima fabbrica nazionale di macchine per scrivere», fin dagli inizi l'Olivetti si distingue per l'attenzione alla tecnologia e all'innovazione, la cura del design, la presenza internazionale, la sensibilità verso gli aspetti sociali del lavoro.
Ma l'esperienza olivettiana che fa storia inizia simbolicamente nel 1934, l’anno in cui Adriano Olivetti assume le redini della fabbrica di famiglia, avviando un processo di modernizzazione senza eguali, che non riguarda soltanto l’organizzazione interna della fabbrica. La città e il territorio circostante diventano un laboratorio di progetti e di idee – spaziali, culturali e sociali – in risposta alle questioni sollevate dai processi industriali, e il punto di riferimento per la cultura industriale e urbanistica del tempo sia in campo nazionale che internazionale.
La scomparsa di Adriano Olivetti nel 1960, unita ai cambiamenti del mercato che impongono nuovi investimenti nel settore dell'elettronica, rendono necessario l'ingresso di nuovi azionisti che riducono via via il peso della famiglia Olivetti. Negli anni si assiste ad un progressivo sgretolamento del ruolo dell'azienda, che non coglie a pieno le opportunità della rivoluzione informatica, fino ad arrivare ai giorni nostri con la chiusura di molti stabilimenti.
 
Eppure quella straordinaria esperienza ha lasciato un segno profondo. Un'eredità che è una risorsa, a volte un peso di confronto con la storia, di cui probabilmente non tutti gli eporediesi sono consapevoli. Il persorso per la Candidatura Unesco di Ivrea a Città industriale del XX secolo è un'occasione per valorizzare questa risorsa e costruire le basi di rilanciare Ivrea nel futuro prossimo.
 
L’area in cui sorge Ivrea, agricola fino ai primi del Novecento, con la crescita dell'azienda Olivetti si trasforma. A partire dagli Anni Trenta, la città si sviluppa in due zone ben riconoscibili, divise tra loro dalla Dora Baltea. La prima è la città storica, frutto della sedimentazione delle trasformazioni dall’età romana fino all’Ottocento; la seconda, oggetto della candidatura, è la città industriale costruita tra il 1930 ed il 1960 da Adriano Olivetti che si sviluppa lungo l’asse di corso Jervis e di via Torino.
Quest'area, realizzata secondo un progetto alternativo alle esperienze industriali nazionali ed internazionali del XX secolo, è un esempio eccezionale non solo dal punto di vista urbanistico ed architettonico, ma anche di ciò che rappresenta dal punto di vista sociale e culturale. Attraverso la realizzazione della città industriale Adriano Olivetti, mettendo in discussione il tradizionale ruolo della «fabbrica», ha posto l’attenzione alla persona, al cittadino e ai suoi bisogni, valori che diventano il manifesto delle politiche del Movimento Comunità, fondato da lui stesso nel Secondo dopoguerra.
 
Cosa è rimasto di quel periodo fecondo? Quale eredità ha lasciato quell'esperienza così all'avanguardia? La Ivrea di oggi, per quanto segnata dalla perdita dell'Olivetti e del suo ruolo a livello nazionale e internazionale, dalla crisi economica, da percorsi di innovazione successivi ad esito non sempre felice (si pensi agli studi di produzioni televisive di San Giorgio Canavese, fino a qualche anno fa definiti la «piccola Hollywood», oggi assai ridimensionati) ha mantenuto una buona parte di quella visione illuminata.
 
La vocazione all'innovazione nel settore della tecnologia è ben rappresentata da una realtà di rilievo: il Bioindustry Park di Colleretto Giacosa che promuove e sviluppa ricerche nel campo delle Scienze della Vita, collegando la ricerca universitaria al mondo delle imprese, con l'obiettivo di favorire la nascita e la crescita di aziende innovative. Costruito a metà degli anni novanta, ospita laboratori di ricerca su 16.000 mq di superfici suddivisi in sei fabbricati con impianti pilota; un fabbricato indipendente di 1.100 mq destinato al Laboratorio di metodologie avanzate dell'Università di Torino. Ad oggi il Parco è sede di una trentina di organizzazioni, tra cui grandi imprese come Bracco Imaging e Merck-Serono, oltre a start-up e centri di ricerca, per un totale di circa 500 addetti.  
Forse non è un caso che l'amministratore delegato del Bioindustry Park, Alberta Pasquero, da circa un anno sia anche presidente di una delle realtà filantropiche del territorio, la Fondazione Ruffini, un ente che dal 1987, sostiene iniziative indirizzate a tutelare e favorire il benessere psico-fisico delle persone, con particolare attenzione alle situazioni che causano, in qualsiasi età, disagio ed emarginazione.
La presidente ha avviato una rete di relazioni, in primo luogo con l'ingresso in Assifero, che ha permesso di intraprendere un percorso comune con altre realtà filantropiche come la Fondazione di Comunità del Canavese, nata con il sostegno della Compagnia di San Paolo con lo scopo di sviluppare il sistema di welfare locale, la Fondazione 7 novembre, ente di erogazione che sostiene progetti nei settori dell'assistenza socio-sanitaria e della ricerca scientifica, e il Fondo Risorsa Canavese - istituito da Manital, azienda che lavora da vent'anni nell'ambito del Facility Management sempre con la collaborazione della Compagnia di San Paolo - che finanzia annualmente progetti in ambito sociale e culturale per lo sviluppo locale. Alberta Pasquero sostiene che «a Ivrea c'è una grande potenzialità e un orientamento a lavorare su tematiche dell'innovazione sociale» e che si stanno avviando relazioni anche con il mondo economico, rappresentato da Confindustria Canavese.
Con l'intento di candidarsi sul territorio di Ivrea quale polo di incontro e costruzione di pensiero intorno al tema dell’innovazione sociale, la Fondazione Ruffini ha organizzato per il 18 marzo la giornata «Innovazione Sociale, una chiave di lettura dello sviluppo economico e sociale del territorio», che rappresenta un primo momento di confronto per l’avvio di un «OpenLab dell’Innovazione Sociale».
 
All'attenzione ai bisogni della comunità si aggiunge una intensa partecipazione culturale. Come sottolinea Pasquero, «Ivrea ha avuto la fortuna di vedere transitare grandi intellettuali. Il tema della cultura non è mai stato estraneo ed è sempre stato un ambito su cui si è investito». Lo conferma l'Assessore alla Cultura e al Turismo Laura Salvetti, che con grande passione ed entusiasmo, ci rappresenta la ricca offerta di proposte culturali della città.  Inizia dal Teatro Giacosa, oggi diretto dall’attrice torinese Laura Curino, una delle voci più vive e significative del teatro di narrazione, autrice e interprete tra gli altri dello straordinario dittico sulla famiglia Olivetti. Ma, aggiunge Salvetti, anche un seguitissimo cineforum presente da quarant'anni, una Biblioteca Civica molto frequentata ed un festival di promozione della lettura «La grande invasione», giunto alla quarta edizione con un pubblico è passato da 4000 persone del primo anno agli attuali 12000. E poi ancora: gallerie d'arte, l'Open Euro Jazz Festival, associazioni musicali che promuovono la musica classica presso le nuove generazioni, oltre ad una quarantina di associazioni culturali che testimoniano la partecipazione attiva della comunità.
L'assessore ci tiene a sottolineare che per l'amministrazione cittadina «cultura e turismo sono risorse fondamentali per il rilancio di Ivrea». Tra gli asset su cui puntare c'è anche il paesaggio naturale intorno alla città, caratterizzato dalla lunga linea orizzontale del cosiddetto Anfiteatro Morenico di Ivrea, che, con una superficie di più di 500 km², è secondo in Italia dopo quello del lago di Garda ed è una tra le unità geomorfologiche di questo tipo meglio conservate al mondo.
 
Tuttavia vanno ricercate risorse, oggi scarse, per investire in questo settore. Attualmente il Comune è in grado di erogare annualmente 200mila euro al Teatro Giacosa e poco più di 100mila euro alle associazioni culturali.
Tant'è che per riaprire il Museo Civico Garda nel 2014, dopo quasi 40 anni di chiusura, c'è voluto il sostegno della Fondazione Guelpa, costituita nel 2005 dal Comune di Ivrea dopo avere ricevuto il lascito di Lucia Guelpa, per la promozione culturale locale. Unica erede dell'immenso patrimonio del cognato Abdone Croff, esponente della ricchissima famiglia di imprenditori milanesi, scomparso con moglie e figlio nel 1946 in un tragico incidente stradale, nel 2003, alla sua morte, Lucia lascia ogni suo bene alla Città di Ivrea, tra cui un'importante collezione di opere di artisti di cui Croff fu mecenate ed amico.
L'amministrazione comunale, avendo a disposizione un complesso edilizio di pregio (l'antico Monastero di Santa Chiara), decide di realizzare un moderno spazio culturale per esporre la collezione Guelpa  insieme a una sezione archeologica e ad una singolare collezione di oggetti d'arte orientale donata alla città nel 1876 da un altro privato, Pier Alessandro Garda.
La Fondazione Guelpa, presieduta da Daniele Jalla - che è ai vertici di ICOM ed ha chiamato a raccolta una commissione scientifica di eccellenze del suo network per dare apporti di visioni alle risorse territoriali - ha finanziato l'apertura e l'allestimento del museo, nonché la gestione ordinaria (150mila euro all'anno), sostiene attività di altre istituzioni culturali tra cui la Biblioteca Civica. L'attività del museo ancora non registra presenze significative, ma la volontà dell'amministrazione è di farlo diventare un polo culturale identitario della città, integrando l'esposizione permanente con mostre temporanee e percorsi educativi.
In questo scenario dove si intrecciano tessuto produttivo innovativo, fermento culturale ed attenzione ai bisogni della comunità, esistono poi alcune realtà strettamente legate alla straordinaria esperienza vissuta nel secolo scorso. In primo luogo, la Fondazione Adriano Olivetti, che, nata con lo scopo di promuovere, divulgare e valorizzare, in Italia e all'estero, il pensiero dell'omonimo imprenditore, svolge attività di ricerca e di promozione culturale e scientifica nell'ambito economico, sociale, artistico-culturale, urbanistico. La fondazione che storicamente nasce a Roma, dopo la scomparsa di Laura Olivetti, l'ultima figlia di Adriano, nel 2015 apre una sede anche nella città di origine.
In accordo con la fondazione e con la partecipazione di altri soggetti pubblici e privati, nel 1998 la Società Olivetti  costituisce l''Associazione Archivio Storico Olivetti, che svolge un'attività di raccolta, riordino, conservazione, studio e promozione del vastissimo patrimonio archivistico riguardante la storia della Società e delle personalità della Famiglia Olivetti, dedicandosi anche alla conservazione di materiale di altre personalità che hanno avuto importanti rapporti con l'azienda come ad esempio l'architetto Ludovico Quaroni. 
Poi la Fondazione Natale Capellaro, fondata nell’autunno 2008 per ricordare la figura del geniale progettista dell’Olivetti, che gestisce il Laboratorio-Museo Tecnologicamente, uno spazio museale finalizzato a fare conoscere le produzioni e la cultura dell'azienda.
A queste realtà dal 2006 si aggiunge l'Archivio Nazionale Cinema Impresa, grazie ad una convenzione tra il Centro Sperimentale di Cinematografia, la Regione Piemonte, il Comune di Ivrea e Telecom, finalizzato alla conservazione e alla diffusione dei documenti visivi realizzati in ambito d'impresa.
 
La creazione di un sistema tra questi soggetti, la cui attività spazia dalla filantropia alla promozione culturale fino alla valorizzazione della cultura di impresa, rappresenta una potenzialità per rilanciare il contesto eporediese.
La Candidatura Unesco di «Ivrea, città industriale del XX secolo» è stata una prima opportunità di costruzione di reti territoriali e di area vasta, mobilitando molti stakeholders. Fondazione Olivetti l’ha promossa con il Comune di Ivrea per dimostrare che la visione di Adriano è più viva che mai e che può costituire un formidabile patrimonio di intuizioni e di conoscenze per progettare un futuro migliore per i nostri centri urbani e per i loro abitanti. Fondazione Guelpa ha partecipato attivamente finanziando il progetto che ha condotto alla stesura del dossier della Candidatura Unesco (costato circa 400mila euro) e siede al tavolo di coordinamento con gli enti locali (Comune di Ivrea, Regione Piemonte, Città Metropolitana), Mibact e, naturalmente, Fondazione Olivetti.
Il dossier, molto professionale, permette di rileggere quella parte di storia legata all'esperienza olivettiana attraverso gli aspetti valoriali che vanno oltre ciò che ha segnato la vita economica della città; riporta l’attenzione sullo spazio, visto come il terreno di processi economici, sociali e culturali e rappresenta un’opportunità per sollecitare importanti riflessioni non solo sulle trasformazioni di città con simili caratteristiche, ma soprattutto sui processi di innovazione sociale e di governance del territorio che il lavoro sul patrimonio architettonico moderno comporta.
I criteri proposti nel dossier per la candidatura riassumono chiaramente queste opportunità:
- mostrare un importante interscambio di valori umani, in un lungo arco temporale o all’interno di un’area culturale del mondo, sugli sviluppi dell’architettura, nella tecnologia, nelle arti monumentali, nella pianificazione urbana e nel disegno del paesaggio;
- costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico, o di un paesaggio, che illustri una o più importanti fasi nella storia umana;
-  essere direttamente o materialmente associate con avvenimenti o tradizioni viventi, idee o credenze, opere artistiche o letterarie dotate di un significato universale eccezionale.
 
Ecco allora che l'esperienza di Olivetti costituisce il punto di partenza per rilanciare Ivrea, il luogo dove  la responsabilità sociale di impresa – tema molto caldo negli ultimi 15 anni nel nostro Paese e non solo, legato ad un diverso modo di produrre e indirizzare i consumi, di intendere l’azienda come fabbrica di cultura e relazioni -  affonda le sue radici, dove già sessant'anni fa fabbrica e territorio si identificavano  e dove l'ideale di comunità non era così lontano dalla realtà.
Sarà «cucendo il passato con il futuro» che Ivrea potrà ritrovare la sua vocazione di luogo all'avanguardia e costituire un modello fondamentale di innovazione sociale, assai lontano dal modello Cupertino.
 
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