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Incontrarsi a Venezia

  • Pubblicato il: 11/10/2012 - 21:04
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Stefania Crobe
Frank Stella

Venezia. Molto si potrebbe discutere sull’evoluzione del ruolo di committenza e collezionismo, andando a ritroso nel tempo. Dai contratti quattrocenteschi, in cui i grandi committenti decidevano i soggetti delle opere, la quantità dei materiali necessari, il numero delle figure, passando per il processo di mercificazione dell’opera d’arte - a partire dagli anni sessanta - sino ai giorni nostri, in cui l’incremento dell’aspetto economico su quello culturale ha dato vita a quel sistema dell’arte così come lo conosciamo noi oggi, ricco di contraddizioni e speculazioni.
Fortunatamente però ogni regola ha le sue eccezioni e se molti collezionisti guardano all’opera d’arte come «bene di rifugio», ve ne sono altrettanti capaci di cogliere la complessità di un’epoca, di farsi interpreti del «sentire» degli artisti, di accompagnarli e sostenerli nel processo di creazione, tra tentativi riusciti e fallimenti.

In questa seconda categoria vi è sicuramente Annelore Schulhof, ed è la sua  storia che ci preme raccontare.
Cresciuta nella Germania prebellica, la lasciò poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale trasferendosi a Bruxelles. Si spostò poi con il marito Rudolph in America dove, dagli anni ’60, iniziarono a collezionare arte Europea e Nord America divenendo raffinatissimi mecenati.
I coniugi Schulhof condivisero con Peggy Gugghenheim la stessa passione, dedizione e lungimiranza che avevano animato la «signora del mecenatismo contemporaneo», raccogliendo le suggestioni di un epoca e collezionando le opere dei più illustri artisti del secondo dopoguerra: Afro, Alberto Burri, Alexander Calder, Giuseppe Capogrossi, Willem de Kooning, Lucio Fontana, Jean Dubuffet, Jasper Johns, Donald Judd, Mark Rothko, Claes Oldenburg, Frank Stella, Cy Twombly, Andy Warhol, Sol Lewitt, Anish Kapoor.
Una collezione che testimonia il passaggio da una supremazia artistica tutta europea ad un’apertura verso il nuovo mondo e che per volontà della stessa signora Schulhof, a pochi mesi dalla sua scomparsa - lo scorso 23 febbraio -, andrà ad arricchire la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia.
83 preziosissime opere d’arte italiana, europea e americana del secondo dopoguerra - riconosciute come «Collezione Hannelore B. e Rudolph B. Schulhof» - saranno esposte in maniera permanente a Palazzo Venier dei Leoni, accanto ai grandi capolavori collezionati da Peggy Guggenheim. Venerdì 12 ottobre, dalle 17 alle 20, le opere potranno essere ammirate in anteprima e gratuitamente durante un’apertura straordinaria prima dell’allestimento definitivo, che sarà presentato a fine maggio in occasione della 55. Esposizione Internazionale d’Arte.
Opere del movimento Color field, della Pop art, della Minimal art fanno il loro primo ingresso nel museo veneziano e affiancheranno i capolavori del Cubismo, Astrattismo, Surrealismo ed Espressionismo astratto americano estendendo così la portata storica delle opere esposte a Palazzo Venier.
«La partenza di Peggy Guggenheim da New York nel 1947 e l’inizio della sua vita veneziana segnarono la conclusione della fase storica della sua attività di collezionista, e di conseguenza l’arte europea e americana del dopoguerra è rappresentata sporadicamente nella sua collezione» dichiara Philip Rylands, direttore della Collezione Peggy Guggenheim. «Gli Schulhof iniziarono a collezionare opere d’arte proprio quando Peggy smise: per questo motivo la loro collezione rappresenta un incontro perfetto, grazie al quale la presenza dell’arte del dopoguerra a Venezia sarà rafforzata da grandi artisti e da grandi opere».
«Venezia e Peggy Guggenheim hanno influito fortemente sulla nascita e la formazione della Collezione Schulhof » afferma Michael P. Schulhof, figlio dei due collezionisti. Oggi quel sottile fil rouge - denominatore comune delle collezioni di Peggy e Hannelore - che legò Europa e America trova fissa dimora in laguna tra le mura di Palazzo Venier dei Leoni.

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