IL FUTURO È NEI PROGETTI CHE FANNO RETE
Giusella Finocchiaro neo Presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna: nel Documento Programmatico Previsionale 2016 un nuovo modello operativo e partecipativo
Dopo le vaste esperienze internazionali che l’hanno portata fino alle Nazioni Unite dove oggi riveste un ruolo importante, dopo l’assidua frequentazione professionale delle più innovative tematiche del diritto di internet e dell’informatica, da quattro mesi siede sulla principale poltrona della Fondazione bancaria italiana, seconda per antichità delle origini, di cui ha firmato per la prima volta il Documento Programmatico Previsionale, quindi il disegno strategico della sua gestione. Che conferma il volume di risorse da destinare ai territori di Bologna e Ravenna (5,5 milioni di euro come nel 2015, ai quali si aggiungono 300.000 euro stanziati per la Fondazione con il Sud, il 75% ripartito nelle aree - 40% sia per la Cultura sia per il Sociale e 10% sia per la Ricerca sia per il Territorio - il 25% destinato ai Progetti Strategici, ai Progetti per i Giovani, ai Progetti per il contenimento della crisi) ma diventando un soggetto operativo e partecipativo, con particolare attenzione alla dimensione internazionale. Ne parliamo con lei nella sede della Fondazione, nel suo studio a pochi passi dalla famosa Piazza Maggiore di Bologna.
Lei, che ha importanti e prestigiose esperienze internazionali, è presidente della Fondazione del Monte dallo scorso mese di luglio: quali le novità di scenario in cui si inserisce il primo Documento Programmatico Previsionale 2016 della sua presidenza?
In un recente Convegno, organizzato dalla Fondazione CR Cento, cui ho partecipato insieme con la presidente della Fondazione centese, Cristiana Fantozzi e Giuseppe Guzzetti, Presidente dell’ACRI e della Fondazione Cariplo, ci si è confrontati sul futuro delle Fondazioni e sul cambiamento dello scenario nel quale ci muoviamo. Uno scenario di cambiamento per il sistema bancario e per il sistema delle Fondazioni. Nate 25 anni fa per dare stabilità al sistema bancario, le Fondazioni erano nel sistema, oggi l’input che viene dal regolatore e dal legislatore italiano è che le Fondazioni sono fuori dal sistema bancario e sempre più lontane. In questo percorso naturalmente ci sono state varie tappe: il tentativo di rendere pubbliche le fondazioni, la sentenza della Corte Costituzionale, la Carta delle Fondazioni, il protocollo ACRI-MEF. Oggi indubitabilmente una fondazione bancaria è un soggetto privato che svolge un ruolo di interesse pubblico in maniera sussidiaria e deve operare avendo piena consapevolezza della sua autonomia istituzionale ed operativa.
E lavorare con il territorio, con le istituzioni locali e con le Fondazioni private?
Anche con le Imprese private, facendo sul territorio quello che altri non possono fare con altrettanta autonomia. Innanzitutto dobbiamo ascoltare, dobbiamo capire quali sono i bisogni del territorio, nel nostro caso i territori di Bologna e di Ravenna che sicuramente hanno attraversato una crisi importante, ma oggi presentano dati economici che fanno, almeno per Bologna, pensare ad una possibile ripresa. Dobbiamo intercettare queste tendenze positive e dare un contributo per portarle avanti.
Come intervenite?
Nei quattro settori in cui la Fondazione opera (sociale, culturale, ricerca scientifica e sviluppo locale), benché il momento potesse richiedere una certa attenzione, abbiamo scelto di mantenere il budget dell’anno scorso per evitare tagli che in questa fase sarebbero stati tagli lineari.
Nei quali lei non crede, vero?
Si non ci credo. Bisogna assumersi le responsabilità delle proprie scelte. Il taglio lineare è un modo per non scegliere. E come Presidente neo eletta (ad un mese dalla mia elezione a luglio), non mi sentivo di ridurre le risorse senza capire che impatto avrebbe avuto la riduzione.
Su questa scelta debbo dire che sono stati concordi sia il Consiglio di Amministrazione che il Consiglio di Indirizzo e quindi abbiamo deciso sul profilo numerico di mantenere il budget invariato.
C’è un contributo a questo bilancio dalla revisione dei costi di struttura? Avete anche voi praticato la spending review?
Questa è una cosa importante. Abbiamo scelto un Direttore Generale che mancava da tre anni. E quindi di per sé non ha consentito una revisione dei costi. Noi ora vogliamo andare verso una migliore organizzazione interna. Siccome cambiamo il modello di erogazione all’esterno, miglioriamo l’ascolto, miglioriamo la comunicazione, miglioriamo la partecipazione, anche la struttura dovrà conseguentemente muoversi in questo senso.
Quali le linee ed i criteri che avete adottato?
Abbiamo deciso il passaggio da un modello puramente erogativo ad un modello più partecipativo: quindi seguire i progetti fin dal momento in cui vengono presentati, indirizzarli verso quei criteri che sono premianti, come aggregare, fare rete, mettere insieme. Quindi se c’è una associazione che presenta un progetto e c’è un analogo progetto di altra associazione, le indirizziamo e stimoliamo affinché il progetto sia unico, sinergico.
Avete strumenti di monitoraggio su questi interventi?
Abbiamo un monitoraggio che si ispira a modelli consolidati della ricerca scientifica e a procedure di referaggio. Per quanto riguarda lo sviluppo locale e la cultura abbiamo varato con questo DPP un sistema di accompagnamento, cioè monitoriamo in itinere, perché in questo caso il monitoraggio ex post secondo noi è poco efficace.
Il rigore della valutazione porta con sé una maggiore qualità degli interventi, non crede?
Sì. Questa è la direzione che abbiamo preso. Una direzione che al momento è una indicazione forte, che stiamo mettendo in essere e che si dovrà tradurre in una serie di azioni anche comunicative.
Quindi maggiore impegno nella comunicazione?
Certo, dovremo meglio comunicare tutto questo all’interno del nostro sito.
E qui interviene la sua grande conoscenza del mondo internet. Immagino che valorizzerete al massimo i canali dei social network.
Assolutamente sì. Dobbiamo parlare di più e ascoltare di più.
C’è un dibattito aperto su un maggiore impegno delle Fondazioni nel sociale (rispetto ad esempio alle destinazioni culturali) soprattutto in rapporto agli effetti di una lunga crisi economica. Qual è il suo pensiero in proposito?
Noi abbiamo destinato ad entrambi i settori il 40% ciascuno. A me sembra che la distinzione tra cultura e sociale sia molto difficile da fare e da rimarcare in maniera netta perché ci sono moltissimi progetti della Fondazione che sono sia cultura sia sociale. Parliamo della scuola: è sociale o culturale un inserimento nel mondo della scuola per quei ragazzi che presentano situazioni di disagio (provenienza, problemi economici, ecc.)? Probabilmente tutti e due. Sosteniamo storicamente - e questo è il nostro fiore all’occhiello - il sistema dei teatri senza distinzione e gli effetti sulla città di queste iniziative sono indubitabilmente anche di ordine sociale.
E nell’ambito del sociale quali sono gli interventi più significativi?
Anche se non è da ascrivere alla mia presidenza, ma al mio predecessore, la nostra Fondazione ha avuto importanti riconoscimenti per alcuni progetti. NOI NO “Uomini contro la violenza alle donne” ha ricevuto la medaglia al merito dalla Presidenza della Repubblica. Fra l’altro in questo mese (il 25 novembre) si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e il 4 dicembre su questo tema ospiteremo un incontro dedicato alle scuole. Altro riconoscimento al nostro Progetto “Bella Fuori”, avviato nel 2007 a Bologna, con l’obiettivo di una profonda riqualificazione dello spazio pubblico, allo scopo di sviluppare le potenzialità delle zone periferiche, selezionate di anno in anno in accordo con il Comune e i Quartieri. La scelta di investire sulle periferie per ridurne il degrado, valorizzarne l’aspetto estetico e migliorare la qualità della vita – obiettivi oggi autorevolmente condivisi e di grande attualità – deriva dalla convinzione che la qualità e la bellezza non sono un’esclusiva dei centri storici, ma possono e debbono diventare elemento di connotazione della città contemporanea in tutte le sue parti. Il 12 dicembre alla Croce del Biacco, nella periferia nord-est di Bologna, verranno inaugurati i luoghi su cui sono stati effettuati gli interventi di riqualificazione. E ancora sul sociale siamo fortemente impegnati con il Progetto INS - Insieme nella Scuola, un progetto biennale da noi promosso a partire dall’anno scolastico 2014-15 per ampliare l’offerta formativa con l’obiettivo di promuovere pari opportunità educative ed inclusione sociale degli alunni dai 12 ai 17 anni degli Istituti scolastici di Bologna e provincia. E anche noi partecipiamo e contribuiamo al “Fondo per il contrasto alla povertà educativa” introdotto dalla Legge di Stabilità 2016 che verrà alimentato dalle Fondazioni bancarie.
Usciamo ora dal nostro ambito territoriale e guardiamo un orizzonte più vasto. Come valuta le politiche culturali in Italia? L’Art bonus introdotto dal Governo ha riflessi sulla vostra operatività?
Sì, naturalmente. Non ne sentiamo ancora tutti i benefici, ma sicuramente ha agevolato la nostra attività. Con l’ultima interpretazione da parte del MiBACT dell’applicazione dell’Art Bonus e del credito d’imposta alle Fondazioni per opere di restauro e valorizzazione dei beni culturali c’è stata per noi una importante agevolazione. Anche il Fondo per il contrasto alla povertà educativa dovrebbe avere un analogo se non migliore sistema di agevolazione fiscale e quindi sono strumenti più che utili.
Quale l’interesse a suo parere della mostra “Magnus e l’altrove. Favole, Oriente, Leggende” appena inaugurata?
Si tratta di una grande mostra con 140 tavole originali, disegni, illustrazioni mai viste e documenti inediti, un libro e un film (questi in collaborazione con Hera), per ricordare e riscoprire – nell’ambito della nona edizione del festival internazionale del fumetto BilBolBul che si svolge a Bologna - Roberto Raviola in arte Magnus, un artista bolognese (scomparso nel 1996 a soli 57 anni) che del fumetto italiano è stato uno dei più grandi autori. Anche in questo modo la Fondazione contribuisce a valorizzare tradizioni e produzioni culturali del proprio territorio.
Giusella Finocchiaro è professore ordinario di diritto privato e di diritto di Internet nell'Università di Bologna. Avvocato in Bologna. Affianca alla carriera accademica numerose collaborazioni di carattere scientifico, di livello nazionale e internazionale. Rappresenta l’Italia nella Commissione sul commercio elettronico dell’UNCITRAL (Commissione delle Nazioni Unite per il Diritto del Commercio Internazionale) di cui è presidente. È corrispondente italiano per numerosi progetti della Commissione Europea. Partecipa ad un progetto internazionale per la redazione della legge sul commercio elettronico in collaborazione con il Parlamento Cinese. È membro del Giurì dell'Autodisciplina Pubblicitaria. È autrice di quattordici monografie e di oltre un centinaio di articoli in materia di commercio elettronico, protezione dei dati personali, diritto di internet, contratti d’informatica, firme elettroniche e tutela della proprietà intellettuale. Scrive su “Il Sole -24 Ore”. Ha recentemente pubblicato il volume “Diritto dell’Informatica”, con F. Delfini, Utet, Torino, 2014. Dal luglio 2015 è Presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.