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Design for Arts and Cultural Innovation

  • Pubblicato il: 13/02/2017 - 20:17
Rubrica: 
NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Giangavino Pazzola

È partita la prima edizione del master di secondo livello in Design for Arts and Cultural Innovation proposto per la prima volta in Italia dal Politecnico di Torino. Obiettivo: formare mediatori culturali da inserire nel mercato del lavoro, tra il mondo dell'architettura, il sistema arte e il grande pubblico. E se il mercato o il panorama culturale torinese non sembrano più vivere un periodo fertile come quello del passato recente, una delle principali istituzioni formative d’Europa lavora verso un rinnovamento della didattica per forgiare i futuri professionisti delle idee. Una chiacchierata con Pier Paolo Peruccio – docente di Design e coordinatore del Master – e Gail Cochrane, Visual Arts Supervisor ci permette di approfondire i contenuti di questa nuova esperienza formativa e quali riflessioni sulle professioni e il mercato del lavoro nel mondo della cultura ci sono alla base dell’ideazione del master. Un programma che mette in relazione pratica artistica e nuove tecnologie, guardando alle principali istituzioni culturali torinesi - tra i quali Castello di RivoliFondazione Sandretto Re RebaudengoGam Galleria Arte ModernaFondazione Spinola Banna per l'Arte, Museo Egizio e Museo dell'Automobile – e alle aziende private come PininfarinaCamerana& Partners di Torino e lo Studio Cerri e Associati di Milano, sia in termini di partnership, sia in quelli di mercato di riferimento in uscita dall’università​

 
Torino – La definizione mediatore culturale descrive una professione che agisce nelle diversità di valori, utilizzando l’ascolto, il dialogo e i dati nella soluzione dei problemi. Espressione nata dallo sviluppo della teoria psicologica storico-culturale introdotta da Lev Vygotskij, designa quella specifica professione che lavora all’interno dei processi fondamentali dello sviluppo umano.  
Nella declinazione degli ideatori della prima edizione del master in Design for Arts and Cultural Innovation, il mediatore culturale è una figura professionale di collegamento tra arte e progetto. Affrontare in modo interdisciplinare gli aspetti strategici e progettuali della creatività è prioritario nel mondo attuale, ponendosi come figura centrale tanto nella realizzazione di complessi interventi site-specific quanto nella progettazione di installazioni museali. La formazione è indispensabile nel dialogare con i curatori di musei, con gli artisti e i tecnici che collaborano alla realizzazione dell'opera; è una figura cardine nel tradurre e valorizzare l'artista. Il mediatore conosce le tecniche, il valore delle opere d'arte, il mondo della comunicazione e il suo pubblico. È un'antenna che coglie alcuni indirizzi progettuali all'interno delle istituzioni culturali contemporanee e li traduce concretamente in azioni. Un esempio? Se all'interno dei musei - purtroppo non in tutti - sono già presenti da tempo percorsi e visite guidate per persone con deficit visivo, così non è per le installazioni urbane, raramente progettate per essere fruite e includere un pubblico largo. Certo, i luoghi che le accolgono sono pensati senza barriere architettoniche, ma le altre disabilità ricevono normalmente poca attenzione. In questo caso gli "intellettuali tecnici" che si vogliono formare al Politecnico di Torino costruiscono nuove narrazioni espositive tattili che potrebbero riprodurre l’opera in materiale polimerico, o progettare innovativi sistemi di fruizione per chi soffre di handicap cognitivi come autismo e Alzheimer. Da questo primo esempio, si può comprendere l'obiettivo formativo di questo master: uno dei doveri di una società realmente evoluta è quello di offrire ai giovani occasioni formative che attivino la conoscenza e la responsabilità del bene comune come valori fondanti del loro agire. Per favorire e attivare la coscienza di un pensiero etico ed ecologico è necessario offrire strumenti utili riguardo allo sviluppo di nuove professionalità, legate alla capacità di progettare cultura mediante l’uso colto e consapevole delle nuove tecnologie, oltre alla conoscenza dei meccanismi e dei dispositivi che regolano il mercato del lavoro più avanzato. Inoltre, il linguaggio dell’arte visiva è sempre più multidisciplinare e intrecciato con le suggestioni provenienti dalle discipline sorelle: architettura, design, installazione, fotografia, cinema e performance. La conseguenza naturale di queste riflessioni è la consapevolezza che il mondo della cultura necessiti di figure professionali ben addestrate che, accanto a una solida preparazione umanistica, abbiano la capacità di sviluppare progettualità per nuovi modelli di imprenditoria e produzione culturale.
 

Perché nasce l’idea di istituire un master di questo tipo al Politecnico di Torino?
Il master si configura come un percorso formativo completo, della durata di un anno, sui temi del design al servizio del sistema arte. Gli studenti imparano quindi a progettare contributi digitali e installazioni per (e con) gli artisti e sono chiamati a ideare nuovi prodotti e servizi per i musei al fine di coinvolgere nuovi pubblici. Il master è stato ideato un paio di anni fa a seguito di una fortunata collaborazione tra DAD- Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino e la Fondazione Spinola Banna. In quell’occasione alcuni studenti di architettura e design dell’ateneo piemontese parteciparono attivamente a un paio di workshop presso la Fondazione insieme a giovani artisti in residenza. Una bella esperienza che ha generato questo percorso post-laurea che incrocia la metodologia solida del progetto di matrice politecnica con le competenze di artisti di fama internazionale chiamati a dialogare con docenti del Politecnico e a offrire contributi design-oriented. Da queste ibridazioni crediamo possano germogliare progetti ad alto contenuto di innovazione.
 

A quali esigenze formative risponde?
Il master forma figure professionali con competenze oggi necessarie nei settori della gestione manageriale delle istituzioni legate al mondo dell'arte (gallerie, musei, fiere ecc.) e alla cultural innovation (archivi e musei d'impresa). Gli sbocchi occupazionali sono quindi tutte le funzioni del design quali strumenti di sostegno alle attività di progettazione di prodotti e servizi per il mondo dell'arte e a quelle imprenditoriali e gestionali delle istituzioni museali e del no profit. Immaginiamo anche la possibilità di inserimento presso studi di progettazione e agenzie di comunicazione per la gestione dei progetti legati al sistema arte.
 

Quali sono gli attori principalmente coinvolti e quali partnership vengono istituite sul territorio?
La vocazione di Torino quale città laboratorio di stampo europeo rende possibile la messa a sistema di Istituzioni che hanno competenze specifiche e diversificate quali il DAD - Dipartimento Architettura e Design del Politecnico di Torino e la Fondazione Torino Musei, ottimizzando così anche il patrimonio culturale materiale e immateriale (architettura, design, arte visiva) di grande interesse del nostro territorio che diventa certamente occasione di studio, approfondimento e formazione. Ci sostengono le principali istituzioni culturali torinesi grazie alle quali potremo ospitare, nell’ambito delle attività del master, artisti internazionali per workshop di una settimana. Il primo sarà Doug Ashford artista, scrittore e docente presso la School of Art della Cooper Union di New York.  Siamo anche orgogliosi di poter contare anche di una borsa di studio per studenti dedicata alla memoria di Sergio Pininfarina.
Gli studenti saranno accolti in internship nelle più prestigiose istituzioni del territorio piemontese quali la Gam (Galleria d’Arte Moderna), il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il Museo Egizio, il MAUTO e l’Archivio Storico Olivetti. Abbiamo tra i partner anche due aziende molto note non solo tra gli addetti ai lavori, come Pininfarina e Juventus, e due studi professionali internazionali di architettura e design: Camerana& Partners di Torino e lo Studio Cerri e Associati di Milano.
 

Come funzionerà e dove si svolgeranno le attività previste?
Sono previsti laboratori progettuali (“Installation Design”, “Open Design” e “Design for Arts”) e lezioni ex-cathedra tenuti da esperti docenti principalmente dell’area dell’architettura e dell’ingegneria. Come già ricordato, sarà fondamentale il contributo proveniente dalle discipline artistiche.

La sostenibilità economica. Costi per l’organizzazione del master, visiting e spese per gli studenti?
Tasse d’iscrizione (5 mila euro) e i contributi offerti dalle istituzioni culturali della nostra regione
 

Vi rifarete a una specifica metodologia di insegnamento durante il master, all’idea di multidisciplinarietà, di iper specializzazione, di diversificazione etc …
La metodologia di insegnamento è quella del Corso di Studi in Design del Politecnico di Torino, un modo colto di disegnare prodotti lontano dalle logiche estetico-formali, un approccio metodologico rigoroso fondato sulla precisa corrispondenza di esigenze, requisiti e prestazioni (modello ULM)
 
Mentre ferve il dibattito sul nuovo modello di mercato del lavoro e sulle possibilità per le professioni culturali, comincia a prendere corpo un funzionamento dell’offerta formativa che mette al centro i processi di apprendimento multidisciplinari e interattivi. In questa proposta, non è venuto meno il ruolo del territorio e dei principali attori che ne fanno parte, assicurando così possibilità di un mercato più omogeneo. La sfida è lanciata, c’è da chiedersi quante altre opportunità di configureranno per coordinare un sistema formativo e lavorativo comunicante, con valorizzazione dei singoli nodi nell’ambito di una visione unitaria, che potrà comportare riduzione di costi, economie di scala, mercato del lavoro più trasparente.
 

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