CULTURA, QUALITA’ DELLA VITA E SVILUPPO DEL TERRITORIO
Leone Sibani, laureato in Economia e Commercio all’Università di Bologna, è Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. E’ stato Direttore Generale della Cassa di Risparmio in Bologna dal 1983 al 1994, quando è divenuto Amministratore Delegato dello stesso Istituto di Credito. Ha svolto diversi importanti ruoli: Amministratore Delegato di Caer, di Cardine e di Banca Popolare dell’Adriatico. Dal maggio 2013 è Presidente della Fondazione, dopo esserne stato in passato Segretario Generale (1991-1998).
Da Presidente della Fondazione Carisbo, nel 2014, Leone Sibani si è subito presentato con una affermazione molto caratterizzante "Basta soldi a pioggia ora puntiamo sul sociale", in qualche modo discontinua rispetto ad una realtà come la Fondazione che è stata per molti anni un punto di riferimento per l’arte e la cultura a Bologna e non solo. Chiediamo quindi direttamente a lui qual è il ruolo oggi di una importante Fondazione Bancaria di questa città e quali sono i suoi programmi futuri.
Cominciamo dai numeri. A quanto ammontano le erogazioni del 2014 e quelle previste per l’anno in corso?
Sottolineando che si tratta ancora di pre-consuntivo, per l’anno 2014 l’ammontare delle erogazioni delinea i seguenti dati: deliberato € 10.058.276,93 / liquidato € 15.614.124,75.
Per l’esercizio in corso la previsione, svolta lo scorso mese di ottobre in sede di approvazione delle future linee programmatiche, tende ad allinearsi al 2014.
E di queste quante sono destinate al settore cultura e in particolare a progetti di vostra iniziativa? Su quali altri settori concentrate le vostre risorse?
Nei dati in sede di pre-consuntivo 2014 la quota maggiore del deliberato riguarda iniziative “dirette”, cioè della stessa Fondazione o per il tramite delle Società strumentali, con riferimento in prevalenza - nel complesso degli ambiti di intervento statutari - al settore arte e cultura e ai restanti settori rilevanti dell’assistenza alle categorie sociali deboli, del volontariato filantropia e beneficienza, della ricerca scientifica e tecnologica accompagnata all’istruzione e alla formazione.
Qual è l’impatto sul territorio? Avete attivato strumenti di monitoraggio?
L’attività di monitoraggio è parte integrante del processo erogativo della Fondazione. Essa verifica le iniziative finanziate, in tutto o in parte, sia sotto il profilo amministrativo, sia sotto quello della completezza e della qualità della realizzazione del progetto, rispetto agli impegni assunti dai soggetti beneficiari. Le procedure sono analiticamente descritte all’interno di un Disciplinare degli interventi erogativi, sempre consultabile on-line, che descrive modalità, regole e ogni altro aspetto utile a chiarire il rapporto di collaborazione che si attiva fra la Fondazione medesima e gli enti beneficiari nella realizzazione delle iniziative promosse a beneficio della comunità locale.
Qual è la sua personale lettura del ruolo attuale e futuro della Fondazione?
Credo che questa domanda vada interpretata non soltanto per quanto concerne il ruolo di questa Fondazione ma di ogni altra presente sul proprio territorio di riferimento. Il recente e intenso dibattito sulle implicazioni fiscali connesse alla Legge di Stabilità, approvata in via definitiva lo scorso dicembre, ha posto in evidenza l’importanza cruciale, in quest’epoca di crisi economica e finanziaria, dell’attività che quotidianamente le Fondazioni di origine bancaria svolgono a favore delle comunità di riferimento e di chi è in difficoltà. Il protrarsi della difficile situazione produttiva, occupazionale e sociale, derivante dalla crisi, è un fatto trasversale al mondo del terzo settore, delle istituzioni culturali e di ricerca, degli enti locali. Dagli originari motivi filantropici, le Fondazioni rivestono oggi un ruolo ancor più fondamentale nel favorire lo sviluppo e la coesione sociale in un sistema economico in pieno cambiamento. Pertanto la funzione assolta dalle fondazioni nella strettissima relazione, talvolta problematica, con gli enti locali, è quella di arricchire il tessuto sociale attraverso il finanziamento di attività di utilità generale e di promozione della cultura, proiettandole nel futuro verso nuove forme di welfare mutualistico.
In questo contesto di crisi, a suo parere, l’iniziativa culturale della Fondazione può essere agevolata dalle misure, anche fiscali, del recente provvedimento «Art Bonus»?
Ritengo il decreto «Art Bonus» una significativa azione del Ministro Franceschini e quindi senz’altro considero un fatto positivo il credito di imposta destinato a tutti quei privati, persone fisiche ed enti non commerciali, che vogliono effettuare donazioni per iniziative a tutela del patrimonio culturale e per lo sviluppo della cultura. Negli anni che hanno preceduto la mia presidenza, la Fondazione Carisbo ha dato un notevole impulso all’incremento del proprio patrimonio artistico e al finanziamento di considerevoli interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali, edifici, archivi e biblioteche, teatri e fondazioni lirico sinfoniche. Basti pensare allo stesso completamento di Genus Bononiae, un percorso museale articolato in alcuni tra i più belli e importanti palazzi nel centro storico di Bologna, recuperati all’uso pubblico.
In Italia si dibatte sempre sul rapporto tra pubblico e privato nella promozione della cultura. Lei cosa ne pensa?
È un fatto che le Fondazioni di origine bancaria siano soggetti di diritto privato, spesso chiamati a svolgere finalità pubbliche ma, tuttavia, senza perdere di vista il ruolo di sussidiarietà loro spettante e, dunque, mai sostituendosi all’intervento pubblico. Ho trovato molto convincente la tesi di Marco Maria Tosolini, autore di un interessante volume sul rapporto tra Fondazioni bancarie e nuova economia della cultura, secondo il quale l’autonomia di cui le Fondazioni sono dotate e lo speciale legame con il territorio d’origine non si limitano alla mera erogazione di fondi, seppur di notevole importanza, ma favoriscono lo sviluppo di una cultura manageriale nel non profit anche a fronte della progressiva diminuzione delle risorse economiche causata dalla crisi. Se prendiamo ad esempio il criterio selettivo della sostenibilità, un progetto deve dimostrare di essere in grado di auto-sostenersi negli anni successivi all’iniziale erogazione effettuata dalla fondazione, ricorrendo anche a strumenti come il fund raising. Ciò significa che le Fondazioni offrono un sostegno al territorio non solo in termini materiali ma anche in termini di costruzione delle capacità, in questo caso manageriali, degli operatori del cosiddetto terzo settore. Un ruolo e una risorsa tanto più inestimabile, vista la progressiva riduzione delle risorse pubbliche destinate alla cultura e alla formazione.
Il «museo diffuso» è un grande, ammirato e a volte discusso investimento culturale. Quali sono gli impegni e le attese della Fondazione?
Sono le indagini di settore che ci confortano, rilevando negli ultimi anni un sensibile e progressivo incremento del turismo, nazionale ed estero, con evidenti benefici su tutto il nostro territorio. La presenza di Genus Bononiae ha stimolato un virtuoso processo di sinergie convergenti tra le istituzioni culturali cittadine e la Fondazione, configurando un sistema nel complesso più capace di massimizzare i propri sforzi, facendo fronte alla crisi e, in definitiva, di accrescere sensibilmente l’attrattività di Bologna a livello nazionale. Nondimeno, negli stessi anni in cui si inauguravano i palazzi di Genus Bononiae, il perdurante contesto di crisi ha accentuato l’impegno e gli interventi della Fondazione in campo sociale, oggi quanto mai prioritari.
Qual è il rapporto tra la Fondazione e «Genus Bononiae», come vostra società strumentale? Come si collocano nel vostro disegno complessivo le grandi mostre che Genus Bononiae ha organizzato: «La ragazza con l’orecchino di perla» e oggi «Da Cimabue a Morandi»?
Una grande mostra, in esclusiva europea, come quella dedicata ai capolavori della cosiddetta Golden Age olandese, lo splendido Seicento da Vermeer a Rembrandt, va iscritta come un evento irripetibile che la Fondazione Carisbo, Genus Bononiae e il Gruppo Intesa Sanpaolo, in qualità di sponsor istituzionale, hanno sostenuto nella convinzione di concorrere alla crescita culturale e civile del Paese.
Con oltre 340mila visitatori, la mostra La ragazza con l’orecchino di perla è stata infatti la più visitata in Italia nel 2014 e ha reso la città di Bologna una imperdibile meta turistica europea, con ciò compiendo pienamente l’indirizzo volto alla valorizzazione del territorio e allo sviluppo economico che il turismo culturale e il suo indotto possono generare a livello locale.
La Fondazione Carisbo e tutte le più importanti istituzioni cittadine ed ecclesiastiche coinvolte augurano altrettanta fortuna alla mostra Da Cimabue a Morandi. Felsina Pittrice, a cura di Vittorio Sgarbi, un progetto espositivo che intende ripercorrere, attraverso il filo conduttore delle opere e degli artisti bolognesi, la storia dell’arte e della pittura italiana tra la fine del Duecento e l’inizio del Novecento. Al pari delle vicende artistiche che nel corso dei secoli hanno portato Bologna ad assumere un ruolo di grande rilievo in Europa, questa mostra intende riportare la città al centro del dibattito culturale, politico ed economico nazionale. In quest’ottica, Genus Bononiae prosegue la sua fondamentale missione di porsi quale strumento di collegamento fra le diverse realtà locali, allo scopo di rafforzare una rete di relazioni e interessi culturali che renda ancor più evidente quanto Bologna sia, effettivamente: un solo, grande e prezioso museo diffuso.
Quali sono i vostri progetti futuri?
In conformità con le linee di indirizzo per il triennio di programmazione 2015-2017, in un contesto in parte di transizione ma anche di continuità amministrativa e in rapporto alla gestione e utilizzazione del patrimonio, l’operatività della Fondazione nei prossimi tre anni cercherà di coniugare le esigenze del territorio di riferimento – dettate dal contesto socio-economico delineatosi con il protrarsi della crisi - con le assai più ridotte risorse rispetto alle disponibilità registrate nel precedente decennio di attività.
Ciò imporrà un’attenta analisi dei bisogni al fine di massimizzare gli interventi per migliorare la qualità della vita e promuovere lo sviluppo del territorio nel rispetto dei fini statutari, al fine di assicurare, singolarmente e nel loro insieme, l’equilibrata destinazione delle risorse per i settori a maggiore rilevanza sociale, per le attività istituzionali e infine nei rapporti con le società strumentali, in particolare consolidando il progetto Genus Bononiae quale investimento prioritario per l’attività museale a supporto del turismo culturale, locale e nazionale, e capace, inoltre, di incidere nel processo di qualificazione dell’ambiente urbano.
Che lettura dà delle misure preannunciate dal Governo sull'allentamento dei rapporti tra le Fondazioni Bancarie e le Banche partecipate?
IIl mio trascorso mi porta inevitabilmente a vedere con favore il rapporto privilegiato che sussiste tra le Fondazioni Bancarie e le Banche partecipate. Al contempo, però, nell’ambito del complesso operato che le Fondazioni sono sempre più sollecitate a svolgere e che richiede flussi di risorse non solo di rilievo ma anche costanti, ritengo sia un’azione da svolgere la diversificazione di quegli assets patrimoniali che oggi, almeno per noi, sono rappresentati da investimenti percentualmente elevati in un solo cespite. Una riduzione graduale degli investimenti nella banca conferitaria, peraltro, consentirebbe una maggior libertà di manovra del proprio management. In definitiva, il tema sollevato rappresenta una problematica certamente meritevole di attente riflessioni.
www.fondazionecarisbo.it
www.genusbononiae.it
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