Bologna al centro di un nuovo protagonismo: la Cultura si fa sistema
Abbiamo chiesto a opinion leader di identificare le città che presentano il maggior tasso di vitalità. Della prima, Napoli, abbiamo parlato nello scorso numero. La seconda Città individuata è Bologna che “si è fortemente caratterizzata e oggi è al centro di un nuovo protagonismo grazie alle realizzazioni importanti frutto della collaborazione tra sistema pubblico e iniziative private”.
«Museums and cultural heritage sites are powerful assets for local development. They can help attract tourists, bring revenues, regenerate local economies, promote inclusion, boost cultural diversity and reinvent territorial identity».
Parole importanti che rappresentano efficacemente il collegamento forte tra patrimonio culturale e sviluppo dei territori. Non a caso aprono la Guida Culture and Local Development: maximising the impact realizzata dall’OCSE e indirizzata ai Governi locali, alle Comunità e alle Istituzioni culturali. Esprimono infatti una nuova consapevolezza dell’importanza che, in Europa in particolare, le «eredità culturali» possono essere fattori decisivi per un futuro di sviluppo sostenibile.
Ed è proprio in questa visione che Bologna si è fortemente caratterizzata ed oggi è al centro di un nuovo protagonismo grazie alle realizzazioni importanti frutto della collaborazione tra sistema pubblico e iniziative private nonché all’apertura di nuove filiere di intervento nell’ambito delle politiche di sviluppo dell’Unione Europea.
Un insieme di esperienze significative che collocano Bologna nel circuito europeo d’avanguardia delle città più innovative. Ne è un esempio eloquente il progetto Rock risultato primo classificato del bando europeo Horizon 2020 (asse Climate – Greening the Economy in risposta alla call Cultural Heritage as a driver for sustainable growth): con una dotazione complessiva di 10 milioni di euro, Bologna (che ne riceverà 2milioni) è Capofila di 32 partner europei. Redatto dal Comune e dall’Università di Bologna (con il contributo della Fondazione Fitzcarraldo specializzata in schemi finanziari innovativi), il progetto intende dimostrare come «i centri storici delle città europee possano essere considerati straordinari laboratori viventi dove sperimentare nuovi modelli di rigenerazione urbana guidata dal patrimonio culturale, dove attivare meccanismi di finanziamento innovativi e non convenzionali in un’ottica di economia circolare, integrata, condivisa, sostenibile, multi-culturale e multiattoriale», dal riuso di edifici storici, allo sviluppo di imprese culturali e del turismo sostenibile, cultura e co-progettazione per il rilancio di aree degradate nei centri storici, sull’esempio di città modello come Torino, Lione, Liverpool, coinvolte nel progetto per la loro capacità di nuovo sviluppo grazie al patrimonio culturale. E così Bologna farà rivivere nel centro storico la cittadella universitaria. Un obiettivo particolare del progetto è «sperimentare soluzioni per attrarre residenti, studenti, turisti, attività, eventi e operatori culturali, trasformandoli in motore per la qualità economica, sociale, culturale ed ambientale delle città» su due linee-guida: la città creativa e la città della conoscenza».
In questo percorso Bologna presenta oggi credenziali importanti, grazie alla «vitalità dal basso» e all’impegno filantropico delle Fondazioni espressioni della sua avanguardia imprenditoriale. Dall’Opificio e Centro Arti e Scienze della Fondazione Golinelli alla Fondazione MAST di Isabella Seragnoli, dalla Fondazione Fashion Research Italy di Alberto Masotti alla Fondazione Massimo e Sonia Cirulli. Senza dimenticare Genus Bononiae, il Museo diffuso della città, realizzato dalla Fondazione Carisbo per impulso dell’allora Presidente Roversi Monaco, le attività culturali della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, il progetto Culturability di emersione delle energie di rigenerazione nazionale della Fondazione Unipolis anche promotrice dell’alleanza per lo sviluppo sostenibile (ASviS).
E in questo ricco panorama merita segnalare su un altro versante, quello della cultura enogastronomica il recente avvio – con grande successo di pubblico dall’Italia e dall’estero – di FICO (Fabbrica Italiana Contadina), attualmente il più grande parco agroalimentare al mondo cui è collegata la neonata Fondazione FICO per l’educazione alimentare e la sostenibilità.
Non a caso da una ricerca Nomisma presentata nel gennaio dell’anno scorso – di cui abbiamo parlato sul nostro Giornale – su un campione di 2.450 tra residenti, imprese e visitatori «Bologna è una città ricca di cultura» per il 96% delle imprese, il 95% dei turisti ed escursionisti e il 93% dei bolognesi e la dimensione culturale è anche la prima motivazione di visita della città per il 74% dei turisti e degli escursionisti.
E una conferma importante di questo nuovo protagonismo in cui la cultura si fa sistema e motore di sviluppo sostenibile viene oggi dai lettori del nostro Giornale, che hanno designato Bologna – insieme a Napoli - come Città dell’Anno 2017.
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