Oh, c’mon
In un articolo del 24 marzo sulla Fenice, l’Economist riconosce al teatro di Venezia e al suo sovrintendente, Cristiano Chiarot, la capacità di garantire la sostenibilità del teatro attraverso una forte attenzione al suo pubblico - costituito in buona parte da turisti - e un significativo aumento delle alzate di sipario. L’articolo pero’ non è lusinghiero nei toni: l’istituzione è di fatto accusata di diventare una Disneyland dell’Opera, di avere un repertorio troppo concentrato sui titoli di cassetta della tradizione operistica italiana, di essere monotona nella scelta dei titoli da rappresentare, e di essere conseguentemente e inevitabilmente trascurata dagli appassionati e dai migliori registi, direttori e solisti. Commenta Paola Dubini, Centro Ask-Università Bocconi