Cultura che rigenera
Lanciamo il numero di giugno nella “Giornata Mondiale del Rifugiato”, il 20 giugno, e non possiamo che ribadire, come nella nostra linea di ascolto e ricerca, la centralità del ruolo della Cultura nelle sfide globali di questa “Terra inquieta”, come la definisce Edouard Glissant. E della comunità della Filantropia istituzionale che a Varsavia, nella recente conferenza annuale dello European Foundation Centre-EFC (ne scrive Azzarita, che ha partecipato con Assifero), ha espresso con forza la volontà di agire un ruolo politico per trovare soluzioni capaci di rafforzare la libertà, la società civile e la giustizia sociale, oggi minacciate. Temi sui quali un numero crescente di fondazioni, con indipendenza e flessibilità, orienta il proprio investimento sociale, su terreni sperimentali nei quali coltivare modelli da esportare e, soprattutto democrazia. Un Terzo Settore che nel nostro Paese, con l’approvazione agli inizi di luglio dei decreti attuativi della riforma (“il meglio è nemico del bene” e il dibattito è ancora forte, anche su queste colonne, Consiglio-D’Isanto- Taffari-Sanesi), può trovare le condizioni normative per diventare “un esercito del bene comune”, muovendo sulla creazione di consapevolezze, partecipazione attiva delle comunità che è risorsa chiave del nostro momento storico.
La “Cultura che rigenera”, come abbiamo visto nel recente incontro “Futuro periferie”, ideato e promosso dalla direzione Generale Arte e Architettura contemporanea e Periferie Urbane del Mibact, diretta da Federica Galloni. Nei casi presentati, espressione di approcci innovativi, si è letta la potenza della Cultura che demolisce i muri del degrado per un nuovo legame tra i cittadini, partendo dalle periferie, che secondo Maurizio Carta dell’Università degli Studi di Palermo, è oggi una parola limitante per raccontare quanto vi accade. I mondi nuovi hanno bisogno di parole nuove e il prof. Carta conia un termine denso di significato: poliferie, per richiamare la capacità di questi luoghi di essere generatori di molteplicità, di costruire urbanità e comunità. Dalle parole greche polis-città e molto + phero-portare. Neologismi per favorire visioni. E suggerisce di ampliare l’orizzonte per accogliere anche le aree interne (ne scrive Filippo Tantillo), tornare ai luoghi diseguali di cui parla il paesologo Franco Arminio, i centri minori “scampati all’urbanizzazione onnivora”, ai centri storici a rischio (Paolo Castelnovi). Ma, prima di rigenerare i contenitori e allocare risorse, Carta ritiene indispensabile la “rigenerazione umana”.
Va in questa direzione l’agognato –da anni- varo dei giorni scorsi, da parte del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro degli Esteri, del disegno di legge di ratifica della Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale, presentata il 27 ottobre 2005, nella città portoghese di Faro, firmata dall’Italia nel 2013. Un testo rivoluzionario nato dal confronto di 40 Stati, che parla di una Europa di principi e valori che ha rinnovato profondamente il concetto stesso di patrimonio culturale, considerato “un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione “ (art.2) e di “comunità di eredità-patrimonio”, cioè, “un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici del patrimonio culturale, e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterl alle generazioni future”. Come scrive Giuliano Volpe, Presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali (del quale Santagati recensisce il recente libro), la Convenzione rende protagonisti i cittadini: riconoscere il diritto al patrimonio culturale significa riconoscere il diritto a “partecipare alla vita culturale, così come definito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo; riconoscere una responsabilità individuale e collettiva nei confronti del patrimonio culturale; sottolineare che la sua conservazione e il suo uso sostenibile hanno come obiettivo lo sviluppo umano e la qualità della vita”. Il che comporta assumere le misure necessarie “promuovendo azioni per migliorare l’accesso al patrimonio, in particolare per i giovani e le persone svantaggiate” (art12), con il diritto, individuale e collettivo “a trarre beneficio e contribuire al suo arricchimento” (art4). Citando Daniele Mancorda si tratta di “un profondo rovesciamento complessivo: dell’autorità, spostata dal vertice alla base; dell’oggetto, dall’eccezionale al tutto; del valore, da valore in sé al valore d’uso e dunque dei fini: dalla museificazione alla valorizzazione”. Patrimonio come risorsa preziosa per l’integrazione delle varie dimensioni dello sviluppo: “economico, politico, culturale e sociale e di pianificazione dell’uso del territorio” (art8). Per il dialogo e l’apertura tra culture, per lo sviluppo di un dibattito democratico. Un disegno che presuppone la crescita e la sinergia delle competenze in campo: pubbliche amministrazioni, terzo settore, cittadini, imprese. Come ci racconta Silvia Costa - già Presidente della Commissione Cultura EU - i pilastri dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale indetto per il 2018 saranno coinvolgimento, valorizzazione e Innovazione.
Ci siamo. Cambiare il paradigma di partenza, con politiche pubbliche sulla domanda e non sull’offerta, capaci di dare risposte e soluzioni agili. Ragionare a sistema sulla cultura come infrastruttura di sviluppo. Investire sulle comunità partendo dal basso.
Quindi, “cambiare si può”, come afferma Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio che con Massimo Smeriglio, Vicepresidente con delega alla Ricerca e a Valeria Fedeli, Ministra dell’Università e Ricerca, ha presentato in questi giorni il Distretto Tecnologico per i beni e le attività culturali del Lazio. Arrivano denari. Un investimento di 41,7 milioni condiviso tra Regione Lazio (20,7 milioni) e Miur con l’obiettivo di salvaguardare, rendere accessibile e fruibile il patrimonio storico artistico, con risorse umane eccellenti e tecnologie innovative. Cinque i progetti. La costituzione di un Centro di Eccellenza e un Polo dell’Innovazione nel campo della formazione e della ricerca nel settore dei beni culturali (6 milioni di euro), con l’obiettivo di riportare il Paese ad essere promotore di una formazione altamente specializzata nel restauro. A questo progetto si affiancano quattro linee strategiche: su sette siti e itinerari scelti dalla Regione in base a una call che verrà lanciata a settembre (budget di 23,2 milioni di euro), verranno varati progetti di conservazione, recupero, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale, con ampio utilizzo di piattaforme digitali e un “Museo impossibile” per mettere in luce opere non accessibili al pubblico. Tre milioni di euro verranno allocati nel 2018 nel capitale di start up, spin off o PMI, impegnate in progetti affini al Distretto. A fine 2017 ( 6 milioni di euro) partirà il progetto per lo sviluppo di tecnologie e metodologie per la migliore fruizione dello spettacolo dal vivo. Alla comunicazione verranno destinati 3,5 milioni di euro.
Una sfida che va oltre il perimetro della Regione per delineare un modello scalabile, obeittivo che oggi è ricorrente nelle politiche. Vanno in scena grandi investimenti.
Avranno le condizioni per essere più produttivi dei 8 miliardi di fondi strutturali (analisi di Franco Milella) investiti sul patrimonio in dieci anni nei cicli di programmazione 2000/2006, 2007/2013?
Buona lettura.
Hanno contribuito a questo numero:
Patrizia Asproni, Vittoria Azzarita, Roberta Bolelli, Cristina Bucci, Luca Carli Babbola, Claudio Bocci, Paolo Castelnovi, Annalisa Cicerchia, Stefania Crobe, Stefano Consiglio, Silvia Costa, Marco D’Isanto, Martha Friel, Elena Inchingolo, Chiara Lachi, Elena Lombardo, Francesco Mannino, Sara Marceddu, Neve Mazzoleni, Michela Mei, Valentina Montalto, Laura Orestano, Francesca Panzarin, Giangavino Pazzolla, Filippo Tantillo, Giuseppe Taffari, Irene Sanesi, Maria Elena Santagati, Catterina Seia, Francesca Sereno, Fabio Viola, Holger Volland, Massimiliano Zane, Milena Zanotti, Alessia Zorloni.
Diamo il benvenuto al nuovo partner di ricerca, la Fondazione CRCuneo, realtà con la quale svilupperemo nei prossimi mesi la rubrica Cultura & Welfare, sempre più densa.