L’Umbria rende omaggio a Luca Signorelli
Perugia e dintorni. Erano sessant’anni che non veniva realizzata una mostra monografica dedicata a Luca Signorelli (Cortona 1450 ca - 1523), uno dei più importanti maestri del Rinascimento: un artista «e ingegno et spirto pelegrino» come lo definì Giovanni Santi, il padre di Raffaello, lungamente attivo in Italia centrale dal 1470 al 1523. La mostra, che è stata promossa fra gli altri dalle Fondazioni Cassa di Risparmio di Perugia, Città di Castello e Orvieto, rimarrà allestita fino al 26 agosto 2012. Essa presenta oltre 100 opere, di cui 66 del pittore cortonese, e si articola in tre sedi espositive: a Perugia nella Galleria Nazionale dell’Umbria; a Orvieto nel Duomo, nel Museo dell’Opera e nella chiesa dei Santi Apostoli; a Città di Castello nella Pinacoteca Comunale. Nella sede della Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia viene illustrata l’intera carriera artistica di Signorelli, a partire dalla sua formazione. Nell’introduzione al catalogo della mostra del 1953 (l’ultima monografica su questo artista) si lamentava l’assenza delle Madonne di Boston, Oxford e Venezia, che, messe a confronto con l’affresco staccato di Città di Castello, sarebbero state fondamentali per verificare la tesi di Bernard Berenson, che aveva raggruppato «tali cose piefrancescane» sotto il nome di Signorelli giovane. La mostra odierna ripara quella lacuna, mettendo in sequenza i quattro dipinti, con l’aggiunta, davvero importante, dell’intrigante «resentazione al Tempio» È possibile delineare, così, quella che i curatori della mostra, in linea con l’intuizione di Berenson, ritengono sia l’effettiva fisionomia artistica dell’esordiente maestro cortonese, che, anche a dire di Giorgio Vasari, mosse i primi passi all’ombra di Piero della Francesca. L’influenza avuta dal maestro della prospettiva sul giovane Signorelli è evidenziata dalla «Madonna di Senigallia», capolavoro maturo del pittore di San Sepolcro concesso in prestito dalla Galleria Nazionale delle Marche. Essa dialoga con il polittico di Sant’Antonio da Padova, stabilmente conservato nella Galleria Nazionale dell’Umbria. Dopo l’esordio pierfrancescano, la mostra mette in luce la svolta che, nel percorso di Signorelli, è rappresentata dall’incontro con il Verrocchio a Firenze tra il 1475 e 1480. Una bellissima testa di «San Girolamo», ascrivibile a quest’ultimo, dà modo di comprendere il senso di quella svolta, comune ad altri artisti come Perugino e Bartolomeo della Gatta, attivi in quegli stessi anni accanto al Verrocchio e presenti in mostra con opere di quel periodo. Capolavoro giovanile del Signorelli e punto di snodo del percorso espositivo è la cosiddetta «Pala di Sant’Onofrio» del Duomo di Perugia, realizzata nel 1484 quando la diocesi di Perugia è retta dal vescovo cortonese Dionisio Vannucci, nipote e successore come vescovo del più famoso Jacopo. Qui Signorelli, che a quell’epoca ha appena concluso la sua breve ma esaltante esperienza sui ponteggi della Cappella Sistina, raggiunge l’apice della sua potenza espressiva. Il percorso si dipana, poi, attraverso una serie di dipinti, molti dei quali indiscutibili vertici della pittura rinascimentale italiana, come il «Tondo di Monaco» e la «Madonna Medici», per chiudersi con una serie di opere del Signorelli disperse in varie sedi museali italiane e straniere, fra cui alcuni frammenti della pala Bichi, parte della pala di Matelica e della pala Filippini di Arcevia e l’«Annunciazione» di Volterra, che viene ricostruita in ogni suo elemento. Spostandosi a Orvieto, la mostra prosegue nel Duomo, dove Luca Signorelli ha affrescato il grandioso ciclo del «Giudizio Universale» nella Cappella Nova o di San Brizio (1499-1504), culmine della pittura rinascimentale, con le famosissime immagini del «Finimondo», dell’«Inferno» e del «Paradiso». La decorazione, avviata nel 1447 da Beato Angelico, fu portata avanti e compiuta da Signorelli che ne fece vertice sommo del nuovo stile, impareggiabile se non dai grandi maestri, come Michelangelo che ne trasse ispirazione e insegnamento per il «Giudizio» della Cappella Sistina. Nel Museo dell’Opera del Duomo si conserva la tavola raffigurante «Santa Maria Maddalena».
Per l’occasione le opere sono state riunite in uno spazio interamente dedicato all’artista cortonese, dove è allestito anche il cantiere di restauro della Pala di Paciano, aperto al pubblico. Dal Museo è possibile accedere per la prima volta dopo il restauro alla Libreria Albèri: un suggestivo ambiente rinascimentale decorato negli anni del cantiere signorelliano con soggetti profani ispirati al linguaggio artistico del maestro. Fu edificata nel 1499 tra la Cattedrale e il nucleo più antico dei Palazzi Papali, per accogliere la biblioteca del vescovo Antonio Albèri (1423 ca - 1505), già arcidiacono del Duomo nonché precettore del futuro papa Pio III Piccolomini, che la donò per testamento all’Opera del Duomo.
Il ciclo di affreschi che ne orna le pareti è dedicato ai più famosi autori delle discipline presenti nelle sezioni della biblioteca. Questo spazio d’eccezione accoglie alcuni volumi incunaboli appartenenti alla collezione di Albèri e oggi conservati presso la Biblioteca Comunale di Orvieto, oltre a registri originali dell’Archivio di Stato e dell’Archivio dell’Opera del Duomo, che documentano gli incarichi e l’attività orvietana di Signorelli.
Viene qui esposto anche il raro dipinto su terracotta, probabile opera autografa di Signorelli, che ritrae il Signorelli stesso e Niccolò Franchi, camerlengo della Fabbrica. Terza e ultima tappa del percorso espositivo è Città di Castello, più precisamente il monumentale Palazzo Vitelli alla Cannoniera. Al tempo della signoria dei Vitelli, Città di Castello offrì al pittore molte, importanti occasioni di lavoro. Oltre ai ritratti di alcuni esponenti della famiglia Vitelli, l’artista eseguì infatti svariati dipinti per le principali chiese cittadine, a cui guardò con attenzione il giovane Raffaello.
Restano a Città di Castello il bellissimo «Martirio di San Sebastiano», l’appena restaurato gonfalone di San Giovanni Battista e la gigantesca pala di Santa Cecilia, opera tarda (1517 circa), ma di estremo interesse per comprendere il funzionamento della bottega signorelliana. Oltre che dalle Fondazioni la mostra è stata promossa dalla Regione Umbria e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali insieme alle Province di Perugia e di Terni, ai Comuni di Perugia, Città di Castello e Orvieto, alle Diocesi di Perugia, Città di Castello e Orvieto, all’Opera del Duomo di Orvieto, alle Camere di Commercio di Perugia e di Terni e all’Università degli Studi di Perugia.
da Fondazioni, Periodico delle Fondazioni di origine bancaria, luglio-agosto 2012, anno XIII