Catacombe, una possibile soluzione
La vicenda vede protagonisti i giovani della Cooperativa la Paranza, nata su impulso di un progetto di recupero e valorizzazione delle catacombe patrocinato dal visionario parroco della sanità Antonio Loffredo, e la Pontificia commissione per l’archeologia Sacra presieduta dal Cardinale Gianfranco Ravasi. E’ noto che l’autorità ecclesiastica rivendichi il pagamento delle royalties in ossequio ad una Convenzione che prevede che il 50% dei proventi derivanti dagli ingressi alle Catacombe italiane vengano destinati alla Pontificia commissione per finalità di restauro degli stessi beni ecclesiastici.
Cosa può insegnarci questa vicenda? Due cose. La prima è che a Napoli si è realizzato un esperimento di successo in uno dei quartieri più difficili della città. La seconda è che questa strada nuova abbia indotto il Vaticano più che ad esplorare le potenzialità contenute in questo esperimento di innovazione sociale e culturale a contenerlo per ricondurre la gestione dei beni ecclesiastici ad un consolidato ma vecchio schema.
E’ stato proprio questo giornale a condurre nel 2013 una inchiesta sulle chiese abbandonate di Napoli: si contano almeno 200 immobili ecclesiastici, alcuni dei quali autentici gioielli architettonici, in preda al degrado e all’incuria. Un patrimonio enorme che se fosse valorizzato adeguatamente rappresenterebbe uno dei più imponenti interventi in campo culturale della città di Napoli negli ultimi decenni. L’esperienza delle Catacombe di San Gennaro dimostra che questo processo può dare esiti fruttuosi sia alla Chiesa di Roma che, come notava sulle colonne di questo giornale Stefano Consiglio, potrebbe veder rivalutato una parte importante del patrimonio ecclesiastico partenopeo e sia alle centinaia di giovani professionisti della cultura che potrebbero così sperimentare progetti in campo culturale conservando e tutelando la storia di quei siti.
Il gruppo di lavoro cresciuto intorno alle catacombe di San Gennaro potrebbe essere un incubatore di nuovi progetti: la stessa Curia potrebbe prevedere nella Convenzione con la Cooperativa la Paranza questo impegno formativo a favore delle nuove iniziative.
Le istituzioni locali, a cominciare dalla Regione, non possono sentirsi estranee a questo dibattito: potrebbero destinare parte delle risorse destinate alla cultura, come in parte già fatto nel recente bando sulle Imprese Culturali, per finanziare progetti di riqualificazione dei beni ecclesiastici e dei beni culturali pubblici inutilizzati.
Non si tratta di alzare barricate: Napoli è attraversata storicamente da tensioni emotive che troppo spesso conducono ad esiti infruttuosi. Lo sanno bene innanzitutto i protagonisti di questa vicenda, e cioè gli autori del progetto della Sanità, che si sono contraddistinti finora per la loro sobrietà.
Anche il progetto di recupero del complesso monumentale dei Gerolomini, dalla cui biblioteca sono stati trafugati migliaia di volumi antichi e rari, ha sottratto un gioiello di rara bellezza al degrado. Il progetto delle Catacombe di Napoli può indicare alla Chiesa un nuovo modo di gestire i propri beni inutilizzati. E come suggerisce la Bibbia: La fede è una certezza di cose che si sperano, e dimostrazione di cose che non si vedono.
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