Con lo smart phone, apriti sesamo. Al via la prima apertura automatizzata di beni ecclesiastici in Italia
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Rubrica:
DOVE OSA L'INNOVAZIONE
Articolo a cura di:
Cristina Casoli
Sperimentazione tecnologica innovativa in due Cappelle piemontesi: con la app “Chiese a porte aperte”, disponibile per Ios e Android, si accederà tramite smartphone. Un nuovo tassello di “Città e Cattedrali”, il grande progetto ideato dalla Fondazione CRT e dalle Diocesi del territorio, sviluppato in collaborazione con la Regione Piemonte e gli organi periferici del MIBACT.
Parla di fiducia e funziona così: si scarica sullo smartphone l’applicazione «Chiese a porte aperte», sia per Ios sia per Android, ci si registra e si prenota la visita gratuita. Una volta arrivato davanti alla chiesta, il visitatore inquadra il Qr Code: la porta si apre, si entra nella chiesa e un meccanismo multimediale avvierà una narrazione storico-artistico-devozionale del bene culturale, in italiano e in inglese. La narrazione sarà valorizzata, oltre che dalla voce narrante, anche dalle luci: un sistema di micro proiettori con fasci direttivi accompagnerà l’audio per facilitare la lettura e la comprensione degli affreschi. Quando il visitatore lascerà l’edificio, la porta si chiuderà automaticamente. Ai fini della sicurezza è previsto l’utilizzo di telecamere per la video-sorveglianza.
“Chiese a porte aperte” è un sistema automatizzato per l’apertura e la valorizzazione di siti di particolare interesse storico artistico, che permette di effettuare le visite autonomamente, anche in assenza di un presidio umano: l’apertura automatizzata permetterà di affrontare meglio la sfida dell’organizzazione dei presìdi e della flessibilità degli orari necessari per tenere aperti i tanti luoghi e spazi del sacro presenti sul territorio piemontese. Una sperimentazione nata in Piemonte per ampliare le opportunità di accesso al patrimonio ecclesiastico del territorio e sviluppata nell’ambito di “Città e Cattedrali”, il grande progetto ideato dalla Fondazione CRT e dalle Diocesi del territorio, sviluppato in collaborazione con la Regione Piemonte e gli organi periferici del MIBACT. Una tecnologia a supporto dei volontari che si occupano dei beni artistici.
“La Chiesa piemontese e valdostana è consapevole delle straordinarie potenzialità ecclesiali e sociali di questo progetto – evidenzia monsignor Derio Olivero, vescovo delegato per i Beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Piemontese –. Il miglior modo di conservare la tradizione è innovarla”, attraverso i nuovi strumenti della tecnologia che ci consentono di continuare ad ammirare la bellezza di questi luoghi. “Se dovessi definire la bellezza – continua mons Derio – la definirei come l’apertura verso l’oltre. “Oltre” a cui diamo tanti nomi: natura, universo, intelligenza, Dio.”
Si aprono così alla fruizione pubblica e “su misura”, intima, gioielli architettonici. Un percorso apripista che può, attraverso la tecnologica abilitante, suggerire nuove piste di valorizzazione del patrimonio diffuso. Bellezze nascoste, fuori dalle rotte, visitabili solo grazie ai volontari, che verranno supportati dalle app.
L’individuazione dei primi beni per la sperimentazione dell’apertura automatizzata è stata dettata da molteplici fattori, quali la presenza di pitture murarie di pregio, la disponibilità di una copertura di rete mobile e di un impianto elettrico, l’assenza di beni mobili di valore facilmente asportabili, in modo da garantire la fruizione in totale sicurezza per i beni stessi. I primi due beni interessati da questo intervento sono la Cappella di San Bernardo di Aosta a Piozzo in Provincia di Cuneo, XV secolo (Diocesi di Mondovì) e la Cappella di San Sebastiano a Giaveno, XVI secolo (Diocesi di Torino).
“Il progetto Città e Cattedrali ha saputo mettere in rete, territorialmente e digitalmente, il prezioso patrimonio artistico e architettonico costituito dalle 18 cattedrali e dagli oltre 500 beni ecclesiastici del Piemonte e della Valle d’Aosta, coniugando la loro anima devozionale con quella artistica e sociale, il passato con il futuro, il recupero strutturale con la valorizzazione – sottolinea il Presidente Fondazione CRT Giovanni Quaglia – La sperimentazione dell’apertura automatizzata di due beni ecclesiastici, la prima in Italia, è solo l’ultimo passo di questo lungo percorso di attenzione al patrimonio culturale che ha visto affiancate Fondazione CRT e Consulta per i Beni culturali ecclesiastici. Un modello di intervento che può fare scuola e che già guarda al futuro: l’innovativa tecnologia adottata è già predisposta per recepire i dispositivi di monitoraggio dello stato di salute dei beni, nell’ottica della conservazione programmata”. Un progetto che ha puntato “sull’insostituibile ruolo dei volontari che si sono formati e sono maturati nella consapevolezza del percorso di crescita delle comunità locali e nel senso di appartenenza dei beni culturali e del paesaggio”.
Alla registrazione vengono richiesti gli estremi della carta d’identità, ma questa possibilità si basa su un valore, il rispetto.
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Approfondimenti
CAPPELLA DI SAN SEBASTIANO A GIAVENO (TORINO)
Sec. XV-XVI – Diocesi di Torino
La vicenda della storia della Cappella di San Sebastiano è ancora in larga parte da delineare. La sua particolare posizione, al liminare del borgo e vicina alla strada che collega Avigliana e la Valle di Susa, potrebbero dare adito a supposizioni riguardanti la sua iniziale costruzione: un luogo coperto che permetteva una notte al riparo per i pellegrini diretti verso la via Francigena oppure una parte del lazzaretto per la cura degli appestati.
Addossata al muro di cinta del camposanto, presente linee architettoniche semplici, con due piccole finestre ai lati della porta d’ingresso, sormontata da un rosone. A fianco fu costruita una piccola sacrestia, dalla quale successivamente si eresse il basso campanile in mattoni rossi.
Con il passare degli anni, stando alle testimonianze documentarie di cui si dispone, pare che la Cappella sia stata costantemente abbellita ed arricchita. Una dettagliata inventariazione del 1757 la descrive infatti ben curata, ricca e impreziosita con l’acquisizione di una tela raffigurante San Sebastiano, che adornava la parete di fondo e che, per lungo tempo, ha occultato l’antico affresco.
Il recente ritrovamento, al suo interno, di un affresco quattro-cinquecentesco che narra la storia di San Sebastiano e che adorna la parete di fondo della chiesa, ne ha fatto l’edificio religioso più antico di Giaveno.
CAPPELLA DI SAN BERNARDO D'AOSTA A PIOZZO (CUNEO)
Sec. XV – Diocesi di Mondovì
Edificata alle porte del paese, posta al bivio tra la strada proveniente da Carrù e quella che conduce a Benevagienna, è di forma architettonica semplice, a pianta quadrata e abside rotonda.
La struttura muraria in laterizio a vista della fine del ‘300 si alza sul basamento di un’antica torre da guardia, eretta intorno al Mille.
La facciata fu edificata nel XVII sec.; il tetto è a capriate, mentre il presbiterio e l’abside si presentano rialzati rispetto alla struttura principale.
All’interno un importante ciclo di affreschi, restaurati nel 1967 dal professor Fiume di Milano, portano, in modo ben evidente, scritte sui capitelli dipinti dell'arco trionfale: la data del 1 Settembre 1451 e la firma dell'autore «Frater Enricus Pinxit».
Alcuni riconoscono il pittore Enrico Mazzucco, fratello maggiore di Giovanni Mazzucco che, trent'anni dopo, firmò gli affreschi della Chiesa del S. Sepolcro sempre a Piozzo. Molto più probabilmente si tratta di un frate domenicano (forse il Padre Inquisitore) che soggiornava durante il periodo estivo nella cascina con annessa Cappella, detta Santa Maria Bianca, in località Valle, di proprietà dei Domenicani di Mondovì; molti sono infatti i richiami ai Santi Domenicani raffigurati nei medaglioni del fregio che borda in alto le pitture delle pareti.
Nel catino absidale la mandorla con il Cristo Giudice benedicente tra gli angeli è circondata dai simboli dei quattro evangelisti. Sulla parete absidale al centro, seduta in trono, la Vergine con Bambino. Ai lati segue una serie di Santi: Caterina da Siena che adora il Cristo nel sepolcro (Cristo di Pietà), Lorenzo, Pietro, Bernardo d'Aosta o forse Giacomo di Compostela protettori dei pellegrini, Bernardino da Siena e il martirio di S. Sebastiano.
Nell’ arco trionfale è rappresentata l’Annunciazione. Le pareti laterali sono anch’esse affrescate: la maggior parte degli affreschi giaceva, prima del restauro, sotto lo scialbo.
Nella parete sinistra sono raffigurati Santa Caterina d’Alessandria con corona, libro e ruota del martirio e Sant’Antonio Abate con il bastone a tau e la campanella.
Nella parete di destra si scorgono San Martino e il mendicante e, sotto, San Michele che pesa le anime.
San Tommaso e San Pietro da Verona, in abiti domenicani, sono ritratti nei medaglioni del fregio.
Otto pannelli narrano la storia del Pellegrino di Compostela e, precisamente, il miracolo della forca e dell'impiccato salvato.
Le schede sui beni ecclesiastici sono disponibili sul portale www.cittaecattedrali.it