FUNDRAISING PER LE BIBLIOTECHE? PIU’ FACILE A FARSI CHE A DIRSI
Da 2 anni il Cepell-Centro per il libro e la lettura del MIBACT ha deciso di investire sullo sviluppo delle competenze di fundraising delle biblioteche, formandole e accompagnandole nello start up. La cosa funziona e non poco: la comunità risponde positivamente, si realizzano progetti altrimenti non sostenibili, le biblioteche si aprono al territorio, si favorisce un uso più “popolare” dell’art bonus. E l’investimento ripaga anche dal punto di vista economico. C’è da domandarsi se non sia questo il modo migliore per aumentare la sostenibilità della cultura nel nostro paese. Ne parliamo con Massimo Coen Cagli, direttore della Scuola di Roma fundraising.it che ha proposto e realizzato il progetto Biblioraising.
Il 7 dicembre scorso, nell’ambito della Fiera Più Libri Più Liberi per iniziativa del Cepell- Centro per il libro e la lettura del MiBACT, si è tenuto un incontro di presentazione dei risultati di due anni di lavoro del Progetto Biblioraising, un progetto di formazione al fundraising e accompagnamento allo start up di attività di raccolta fondi, anche con l’uso dell’Art Bonus, rivolto a biblioteche comunali di pubblica lettura (o loro sistemi locali) e a biblioteche nazionali. Il progetto è stato promosso da CEPELL, ANCI e Scuola di Roma fund-raising.it che ne è anche l’attuatore.
L’intervento ha previsto la formazione l’accompagnamento allo start up di 25 tra biblioteche comunali e nazionali e sistemi bibliotecari occupandosi del fundraising di 43 progetti riguardanti vari aspetti della vita di una biblioteca quali la gestione ordinaria; progetti straordinari e la realizzazione di iniziative pubbliche rivolte alla comunità.
Nelle due annualità del progetto sono stati formati 344 bibliotecari, dirigenti e amministratori comunali, volontari e membri di associazioni del territorio. I bibliotecari hanno rappresentato più del 90% dei partecipanti ai corsi.
Coen Cagli, quali sono stati i principali risultati ottenuti fino ad oggi?
Su 25 biblioteche o sistemi bibliotecari, 11 hanno attivato concretamente campagne di raccolta fondi che riguardano 29 progetti. Nel complesso l’obiettivo di raccolta fondi di queste 11 campagne è di 156.000 euro, di cui il 50% è già stato raccolto (in circa 4 mesi di lavoro). Altre 10 biblioteche stanno definendo gli ultimi aspetti delle campagne per lanciarle operativamente nelle prossime settimane.
Un altro risultato positivo riguarda l’aver istituito figure e funzioni di fundraising che sono stabili nel tempo e che ormai possono presidiare questa importante area in futuro.
Il progetto aveva l’obiettivo anche di favorire l’uso dell’art bonus per le biblioteche. Su questo punto sono stati raggiunti dei risultati significativi?
Direi molto significativi: Biblioraising ha permesso alle biblioteche di prendere atto, in modo concreto, della possibilità di utilizzare lo strumento dell’Art bonus. 32 progetti su 43 stanno utilizzando o hanno previsto l’utilizzo dello strumento dell’Art Bonus. Solo in 4 casi le biblioteche coinvolte avevano già utilizzato l’Art bonus prima di Biblioraising.
Ma, a parte gli aspetti strettamente economici, il fundraising rappresenta un valore aggiunto per le biblioteche o è solo un correttivo alla carenza di fondi pubblici?
Forse è presto per generalizzare, tuttavia possiamo dire che nei casi affrontati il fundraising non solo ha rappresentato una risposta significativa alla carenza di fondi ma ha permesso di realizzare attività essenziali per il raggiungimento della mission delle biblioteche: aumento della lettura soprattutto verso bambini e giovani; restauro o comunque maggiore fruibilità di contenuti altrimenti “lasciati in deposito”; nuovi contenuti su temi richiesti dagli utenti, riapertura di biblioteche chiuse o creazione di bibliopoint sul territorio e nelle scuole; iniziative culturali pubbliche “extramurarie”, servizi dedicati a fasce deboli come disabili, immigrati e molto altro ancora.
Nessun problema quindi….
Al contrario. Problemi ce ne sono stati e ce ne saranno ancora. In 4 casi su 25 abbiamo registrato l’interruzione dell’itinerario di assistenza mentre in altri 5 casi le biblioteche sono rimaste per così dire “ai preliminari”.
Il problema principale è la scarsa volontà di fare fundraising, ma pesano anche fattori come la carenza di personale da dedicare a tale funzione; la difficoltà o impossibilità ad effettuare piccoli investimenti; lo scarso orientamento di amministratori locali nel coinvolgersi e a mettere in campo le proprie relazioni con interlocutori potenziali donatori. Tuttavia quando si individuano problemi chiari è più facile trovare risposte risolutive.
Nel complesso sembrerebbe che l’investimento fatto dal Centro per il libro e la lettura sia stato efficace.
Non solo efficace, ma anche economicamente molto efficiente: si pensi che 1 euro speso da Cepell per questo progetto ha già prodotto circa 6 euro in fondi raccolti ma che al termine delle campagne programmate, facilmente produrrà 10 euro di fondi raccolti. Un ritorno sull’investimento di molto superiore ad altri casi di interventi pubblici.
Da questo punto di visto credo che dobbiamo dare merito a Flavia Cristiano, direttrice del Cepell, di essere stata tra le prime a credere in questo tipo di investimenti. Ha aperto una pista che spero venga seguita da altre istituzioni e organizzazioni pubbliche culturali e da istituzioni filantropiche che oggi sostengono numerosi progetti culturali che a volte, senza fundraising, non garantiscono la sostenibilità futura.
Come rispondono le comunità alla richiesta di fondi delle biblioteche?
Meglio di quanto si potesse pensare. 7 progetti hanno previsto forme di raccolta di donazioni da individui che frequentano la biblioteca progettando e istituendo forme di membership (bibliocard, associazioni di amici della biblioteca) e attivando gruppi sociali legati alla biblioteca sulla raccolta di donazioni a favore di progetti specifici. In tutti i casi la risposta è stata molto positiva: nessun cittadino si scandalizza a ricevere una richiesta di sostegno.. Lo stesso vale per le aziende del territorio di riferimento delle biblioteche che sono assolutamente disponibili e interessate a ragionare con la biblioteca come possono fare qualcosa per il suo sostegno. Peraltro molte aziende hanno preso atto dei vantaggi dell’Art Bonus grazie proprio all’azione promozionale delle biblioteche.
A suo avviso, il progetto biblioraising, quali prospettive apre per il finanziamento della cultura?
Io credo che Biblioraising abbia dimostrato che è possibile fare fundraising per la cultura e che la comunità del nostro paese sia molto disponibile a prendere in considerazione un maggiore ruolo attivo nel sostegno della cultura a patto che le istituzioni nazionali e locali, ma anche fondazioni e aziende che fanno investimenti filantropici su progetti culturali, decidano di investire un minimo nel potenziamento delle capacità del personale. Il progetto ha messo in evidenza che questo approccio è un volano che innesca numerosi effetti positivi, anche economici.
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