Italia non profit: l'utilità per chi è utile
Cercare la migliore offerta per un viaggio a Venezia? L’esperienza comune dice di riferirci a Booking o a Trivago. Acquistare un libro introvabile? Amazon è la risposta giusta. E per donare? Per trovare un ente che accolga i giovani al nuovo servizio civile universale? Per acquistare i “beni solidali” o una struttura residenziale per la zia anziana? Ora c’è la piattaforma italianonprofit.it fondata da Mara Moioli e Giulia Frangione, felice risultato di anni di ricerca e analisi sul tema dei dati relativi alla filantropia, al comportamento donativo, alle performance degli enti non profit e come il digitale possa supportarne la crescita. Italia non profit è partner scientifico del Giornale delle Fondazioni
Di Italianonprofit – creatura nata e diretta da Mara Moioli e Giulia Frangione – già parlammo a febbraio di quest’anno, in occasione dell’uscita della prima versione di un sito che è qualcosa di più di un sito. E’ un luogo nel quale le organizzazioni inseriscono i propri dati (economici, di governo, di realizzazione delle attività) in modo da renderli fruibili e comprensibili a chi dona, a chi vuole fare un’esperienza di volontariato, a chi vuole acquistare un servizio o un bene.
Quando a fine ottobre Italianonprofit ha rilasciato la nuova versione, si è capito che si stava passando da un grande database con tanti dati, ad un luogo “frequentabile” perché utile non solo ai feticisti delle informazioni, ma soprattutto ai cittadini comuni che a volte non si rendono conto che una buona parte dei loro bisogni primari di welfare e di salute sono soddisfatti dagli enti senza scopo di lucro.
Il cambio di paradigma – si dice così in questi casi – è totale in quanto si passa da pensare un sito per rendere più attractive gli enti ad un sito per offrire servizi ai cittadini.
Quante volte ci siamo confrontati su queste colonne sul tema dell’utilità dei servizi del non profit a favore del territorio e dei cittadini! Abbiamo seguito con interesse – e lo faremo anche in futuro - le idee più avanzate e innovative del non profit al servizio della popolazione. Abbiamo lodato, e seguiteremo a farlo, l’imprenditoria sociale che coniuga l’impresa con il raggiungimento di fino sociali. Si è data voce, in sostanza, a quella parte della società che crede nella società, anche quando si è in presenza di condizioni di svantaggio, disabilità, difficoltà economiche.
La realtà ci dice che, seppur in presenza di una gran voglia di disintermediazione (persino sul volontariato!), i cittadini continuano a chiedere servizi al non profit perché con il tramonto dello Stato (non solo sociale, proprio tout-court) e la diffidenza che il cittadino nutre verso il turbocapitalismo il terzo settore rimane l’unico soggetto credibile.
Ma credibile perché e su cosa? Il non profit risulta credibile perché le sue opere appaiono sincere e reali. Le attività realizzate dai centri a favore di bambini con disabilità, le case famiglia, il recupero delle persone con dipendenza, l’accompagnamento delle persone anziane, la cura a pensarsi un “dopo di noi” per le persone con limitata capacità di autonomia. Si tratta di uno spaccato di realtà che viene visto e toccato con mano ogni giorno da tutti noi. Tutte opere “di bene” come si diceva una volta. Ma quello che rende credibile il non profit – una volta accertata la realtà del servizio dato – è il perché e il come si realizzano le attività.
L’assenza di interesse personale di chi conduce l’ente è davvero un bonus che differenzia notevolmente una residenza socio-assistenziale per anziani di una fondazione da una “Villa azzurra” gestita da una società con fine di lucro.
Ma non è solo l’assenza di scopo di lucro, bensì la volontà di dare un servizio a 360° alle persone assistite, al di là della convenienza economica della struttura di farlo. Pertanto – e qui si ritorna a Italianonprofit – quando rintracciamo nel suo motore di ricerca le strutture di residenza per gli anziani della nostra regione, possiamo scegliere quella che offre servizi completi, supporto psicologico, riabilitazione, compagnia, volontariato. Sul sito di Italianonprofit, leggiamo nel profilo dell’ente che abbiamo selezionato come fanno quegli enti a reggersi in piedi, da dove vengono le risorse economiche; se si avvalgono di volontari, se hanno una struttura professionalizzata. Se i conti e la gestione sono controllati da revisori dei conti. Chi fa parte del consiglio di amministrazione. Da quanti anni l’ente realizza le sue attività, se ha un bilancio sociale che descriva non solo le variabili economiche ma anche quelle di “impatto sociale” della sua attività. Se ha convenzioni con gli enti pubblici. Alla fine della lettura, dell’ente si conoscono tutti i fatti peculiari, le famose vita, morte e miracoli.
Mettiamo a confronto la mole di informazioni che possiamo assumere con poche schermate su Italianonprofit, con quelle desumibili su un depliant della famosa “Villa azzurra” dove si parla principalmente di listino prezzi e di una certificazione ISO qualchecosa.
E chiediamoci anche perché ci sia bisogno per le non profit di un supplemento di verifica (chi ne fa parte, come vengono spese le loro risorse) che non richiediamo alle aziende, alle realtà for profit. Potrebbe sembrare a prima vista che manchi la fiducia verso il terzo settore e ci si affidi alle aziende senza dover passare al vaglio alcuna informazione in più. In realtà non è così, e Italianonprofit ci aiuta a capirlo.
Del non profit vogliamo sapere le famose vita, morte e miracoli perché la relazione con le organizzazioni non è mai una relazione basata solo sul “do ut des”, ma è un rapporto vero, di interessi comuni. E per affidarci completamente, per affidare una parte anche ideale di noi, dobbiamo saperne di più. Condividereste le vostre più profonde convinzioni ad uno sconosciuto? No, appunto. Quando invece interloquiamo con un’azienda, il nostro è un rapporto meramente funzionale. Se realizza l’attività, bene, la paghiamo, altrimenti passiamo ad altra azienda.
Usiamo quindi Italia non profit per la ragione per la quale è stato creato.
Per rendere significativi i rapporti tra i cittadini e le organizzazioni, sulla base di dati, informazioni, programmi; per poter affidare una parte importante delle nostre idealità a persone delle quali possiamo fidarci.
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