Verso una nuova storia del mondo sociale
Inaugurato il 10 marzo 2015, in via Maria Vittoria 38 a Torino, Rinascimenti Sociali non è solo uno spazio fisico nel quale incubare e sviluppare idee imprenditoriali, ma anche un luogo aperto di formazione e networking a più scale – 1600 mq di progettualità dal locale all’internazionale. E fare impresa sociale attraverso le più alte tecnologie
Torino. Primo programma unico di accelerazione di conoscenza e imprenditorialità a impatto sociale in Italia, sostenuto da Compagnia di San Paolo, trova la sua culla nel centro del capoluogo piemontese, patria di creatività e avanguardie da tempi non sospetti. Capofila del progetto è SocialFare® - centro per l’Innovazione Sociale italiano, polo per le startup della Congregazione di San Giuseppe, in collaborazione con il Consorzio TOP-IX, ente non profit per la creazione e gestione dello scambio del traffico Internet nell’area del Nord Ovest. Socialfare è stato istituito proprio a Torino nel 2013, e dalla fine di giugno 2016 vanta la partnership di Oltre Venture, primo fondo italiano di venture capital sociale. Rinascimenti Sociali guarda al futuro mettendo in campo un approccio teso all’innovazione e valorizzazione del capitale umano «per progettare insieme le soluzioni che costruiscono l’impresa del futuro. Le […] startup iniziano accelerando conoscenza, esperienza, sperimentazione, reti» nell’ambito di un programma di accelerazione che «accompagna e sostiene per fare l’impresa del futuro, attenta al business e all’impatto sociale per generare un modello nuovo di economia, sostenibilità ed equità». Coinvolgere, educare e accelerare le idee per massimizzare il loro impatto, spostando il punto di vista e rinnovando la connotazione residuale del sociale in nuove interpretazioni di opportunità. Per nuovi modelli di impresa sociale che raccolgano le sfide della contemporaneità, offrendo soluzioni ai bisogni dei cittadini. Senza tralasciare supporto di strumenti finanziari e internazionalizzazione.
Lo scorso 29 giugno, tutte queste forze si sono riunite per fare in modo che terzo settore e mondo dell’innovazione si incontrassero nella fucina di idee Rinascimenti sociali, per la tavola rotonda When the innovation meets social. Il dibattito, mediato da Riccardo Bonacina, presidente di Vita, si è sviluppato intorno alla definizione di nuovi modelli di inclusione, tecnologie abilitanti e forme di imprenditorialità elaborate per rispondere alle sfide sociali contemporanee. Temi importanti sui quali si sono confrontati Johnny Dotti, pedagogista e imprenditore sociale, Danilo Magni, presidente di SocialFare®, Laura Orestano, CEO di SocialFare®, Emanuele Maria Gritti, presidente di FabLab Biella, Simone Marino, vice responsabile di SellaLab e Marcello Esposito, economista e docente di International Financial Markets presso l'Università Cattaneo di Castellanza.
Il format wikisocial, talk open source ideato da SocialFare®, ha permesso ai relatori di declinare - attraverso la rapida definizione di parole chiave, scelte liberamente da ognuno - una serie di vocaboli, tasselli di una mappa nella quale si intrecciano pratiche innovative e mondo del sociale.
Di cosa hanno bisogno le comunità? Lo sforzo è quello di intercettare le esigenze del cambiamento della società contemporanea. Rinascimenti sociali sviluppa la sua azione di messa in agenda dei temi attraverso tre aree di intervento verticali: coinvolgere attraverso eventi, workshop e incontri, suscitando interesse e consapevolezza delle sfide sociali, imparando quali sono gli strumenti necessari per sviluppare soluzioni innovative; educare attraverso momenti di studio e approfondimento sulle tematiche legate alla creazione di nuova imprenditorialità a impatto sociale. Intraprendere è il termine ultimo per disseminare percorsi di sviluppo di start up, allo stesso tempo accompagnando il consolidamento di imprese che già operano nel sociale. Le parole enunciate durante la conferenza coniugano la mission programmatica, lasciandola aperta a nuovi contributi e alla condivisione di nuove esperienze: comunità per Danilo Magni, inclusione per Laura Orestano, maker per Emanuele Gritti, progetto per Simone Marino e welfare di Johnny Dotti.
Il termine comunità, per Magni, è scrigno di convergenza – di persone che guardano verso un obiettivo comune, coesione di valori e relazioni e condivisione, non solo di obiettivi, ma anche del processo attorno al quale realizzare il progetto, ovvero l’esperienza che si è riconosciuta come fattore di cambiamento. Rafforza questo concetto quando dice che «sono le comunità stesse a generare luoghi e sono al centro di un cammino di sviluppo che non può prescindere dalla co-progettazione. Questo è un luogo in cui comunità diverse convergono creandone di nuove sempre diverse».
«La sfida futura è quella dell’inclusione. Non è un obiettivo banale – ne è convinta Laura Orestano – perché per poterne parlare, di inclusione, bisogna saper concepire la diversità. Quando se ne parla si presuppone il riconoscimento dell’altro come risorsa. Tale impostazione è diversa dalla concezione di integrazione come valore assimilatorio, che implica il ricondurre in modo univoco ad uno status quo o a paradigma precostituito». Lo sforzo del programma di When the innovation meets social è di proporre modelli di sperimentazione che forniscano nuovi strumenti in grado di adeguarsi a processi dinamici, in cui la matrice della diversità - come fattore di sviluppo responsabile - è punto di partenza inalienabile. «Questo luogo, inclusivo rispetto alla città, a cui nostri partner si sono avvicinati in maniera spontanea – continua la Orestano - ha lo scopo di applicare l’innovazione attraverso metodologie inclusive».
Maker è la chiave di interpretazione per la dimensione artigianale nell’epoca della riproducibilità tecnica. Con un’affermazione di benjaminiana memoria, Emanuele Gritti riporta il confronto a esperienze legate alla pratica: differenze e analogie tra maker e artigiano il cui lavoro si divarica nel modus operandi, nella modalità del processo esperienziale e nel suo risultato che – se da una parte garantisce “serialità” dunque riproducibilità illimitata, dall’altra ne difende l’unicità. La riflessione di Simone Marino di SerraLab si è concentrata su progetto che spesso, come è stato sottolineato, manca di sostenibilità economica e di visione a lungo termine. «È necessario trovare l’equilibrio tra bisogni e risorse, in una prospettiva di crescita che non consumi, ma generi risorse”.
La scelta di Johnny Dotti della parola welfare è dichiaratamente una scelta politica. Pedagogista, imprenditore sociale, fondatore della Rete CGM, presidente e amministratore delegato di Welfare Italia Servizi srl, società dedicata allo sviluppo dei servizi per le famiglie e amministratore unico di Welfare Italia Impresa Sociale, da sempre in prima linea. Il suo è un intervento autocritico, al limite dell’introspezione, rispetto alcune dinamiche che governano l’evoluzione delle pratiche in un «sistema fallimentare del Terzo Settore, che negli ultimi trent’anni ha subito un’involuzione, scivolando sulla questione dei diritti individuati nel rapporto consumo-servizio». Un trend che ha creato delle condizioni di lavoro che spesso sfociano nel sottoproletariato, alimentando una stratificazione di specializzazioni carenti dal punto di vista dell’efficacia. Un sistema che ha necessità di essere ripensato in chiave innovativa – sostiene Dotti – attraverso tre coordinate: «passare dall’offerta di mercato all’aggregazione della domanda, secondo i principi del mutualismo ottocentesco; non ridurre tutto a economia, uscendo dal percorso obbligato di valutazione costi-ricavi e immaginare di muoverci in un tempo plurale in cui il welfare non più legato al precariato specialistico, separativo e incanalato in tecnostrutture che tra un decennio non potranno più sussistere».
Un appuntamento che ha descritto perfettamente una metodologia di lavoro. Rinnovamenti sociali è un infrastruttura di mediazione, un luogo di incontro e scambio in cui trovare soluzioni nuove in grado di re-indirizzare le risorse economiche e intellettuali disponibili a beneficio di quelle realtà capaci di dar vita ad un imprenditoria sociale responsabile.
*Oltre al partner promotore Consorzio TOP-IX - che sostiene progetti di innovazione tecnologica - e il partner strategico The Young Foundation, epicentro culturale della nuova finanza sociale anglosassone, hanno aderito al progetto numerose altre realtà pubbliche e private, impegnate in diversi ambiti, fra cui: Accademia di Progettazione Sociale Maurizio Maggiora, AIPEC, Consiglio Regionale del Piemonte, Consorzio Kairòs, Consulta Europa, CSP, Dipartimento di Culture - Politica e Società (UNITO), DOF Consulting, ENGIM, Experientia, Fondazione per l’Ambiente T. Fenoglio, Fondazione per l'Innovazione del Terzo Settore - FITS!, FullBrand, Global Shapers Community Torino, GDF - Gruppo Dirigenti Fiat, Legacoop Piemonte, Novajo, Officine Brand, PerMicro, PerMicroLab Onlus, Quotidiano Piemontese, Sellalab, Socializers, SocialSeed, S-NODI, Starboost, TAG Talent Garden Torino, Torino Wireless, Turin School of Local Regulation, Viartisti. Tra i partner internazionali: Social Innovation Europe e The Dragon Fly Collective.
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