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Una Fondazione per cinque luoghi d’arte

  • Pubblicato il: 30/08/2013 - 16:37
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Redazione

Loreto Aprutino è un vero scrigno d’arte dell’entroterra pescarese: una peculiare fisionomia storicoarchitettonica (con l’imponente Castello Chiola e le belle chiese di San Pietro Apostolo e San Francesco d’Assisi ad esempio) ed un paesaggio circostante che lo rende famoso per il suo olio e il suo
vino. E poi Loreto, più di ogni altro centro della zona, ha saputo organizzare e promuovere i propri tesori, grazie ad un nutrito polo museale, gestito dalla Fondazione dei Musei Civici, forte di cinque sedi espositive. Il Museo Acerbo raccoglie la collezione di antiche ceramiche di Castelli riunita dal barone Giacomo Acerbo, già ministro nel Ventennio, che annovera 570 pezzi datati tra l’inizio del Cinquecento e il primo Ottocento a firma dei più grandi ceramisti castellani: Grue, Gentili, Cappelletti e Fuina.
Il Museo dell’Olio invece, allestito nell’antico e innovativo oleificio di Raffaele Baldini Palladini, lungimirante self-made man che fece conoscere l’olio loretese in tutto il mondo tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, è ospitato nel Castelletto Amorotti, una suggestiva costruzione eclettista progettata da Francesco Paolo Michetti. Entrambi sono visitabili insieme all’Oleoteca Regionale, centro di promozione dell’olio abruzzese e dell’arte olearia, mentre rimangono ancora inaccessibili, a causa dei danni provocati dal sisma del 2009, il Museo della Civiltà Contadina, dedicato ad usi e costumi della Vallata del Tavo, e l’Antiquarium Casamarte, che conserva centinaia di importanti reperti datati dal Paleolitico al Medioevo.
Dall’estate 2012, inoltre, è stato promosso il primo Festival di Fotografia del Paesaggio, battezzato Loretoview (www.loretoview.
it), che mira ad imporsi come evento biennale e che, nella prima edizione, ha ospitato, tra le altre mostre, le personali di Michael Kenna e Franco Fontana e un’interessante sezione storica con inedite e preziose fotografie d’antan. Parlando di Loreto, è doveroso poi un cenno alla chiesa abbaziale di Santa Maria in Piano, poco distante dal centro e menzionata fin dall’864, al cui interno sono ancora visibili molte tracce di un invidiabile ciclo di affreschi, risalenti ai secoli XII-XV, che rivestiva tutte le pareti: ben leggibile è il meraviglioso «Giudizio finale» della controfacciata, di grande interesse per gli studiosi.

Da Vedere in Abruzzo, n.2 luglio-agosto 2013, Umberto Allemandi &co.