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Terzo Rapporto del Secondo Welfare

  • Pubblicato il: 15/12/2017 - 00:01
Autore/i: 
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Cristina Casoli

Presentato a Torino il 21 novembre presso l’Auditorium del grattacielo Intesa Sanpaolo di Torino, il Terzo Rapporto del Secondo Welfare, curato da Franca Maino e Maurizio Ferrara. La ricerca affronta alcuni temi centrali per comprendere fenomeni complessi come l’innovazione sociale, l’empowerment dei destinatari degli interventi, l’interazione con il Pubblico e l’attivismo “dal basso” – e approfondisce modus operandi, progetti e strategie delle tante realtà che sono parte integrante del secondo welfare, dove lo Stato fatica a dare risposte ai cittadini: “veri e propri nuovi pilastri che compongono un edificio destinato a pesare - al di là dei giudizi di valore - nel panorama del welfare e, più in generale, del modello sociale italiano”. I grandi enti filantropici sono in prima linea nella sperimentazione di nuovi modelli, ma la Cultura è la grande assente e non gioca ancora un ruolo di rilievo nei societal challenge.
 
 
Sono passati dieci anni dall’inizio della grande crisi. Nel 2011, nasceva su iniziativa del Centro di Ricerca Luigi Einaudi di Torino, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, il progetto Percorsi di Secondo Welfare, curato dai prof. Franca Maino e Maurizio Ferraro, per leggerne le risposte e ampliare il dibattito nel nosrro paese, raccogliendo, studiando e raccontando le esperienze “capaci di coniugare il ridimensionamento della spesa pubblica con la tutela dei nuovi rischi sociali, in particolare attraverso il coinvolgimento crescente di attori privati e del terzo settore (…) sempre più frequentamente in Italia si incontrano esperienze capaci di affiancarsi al primo welfare, che negli ultimi anno si è trovato in difficoltà a rispondere ai bisogni dei cittadini”.
Percorsi di Secondo Welfare è diventato un punto di riferimento, nella ricerca come nell’informazione, per gli operatori del Terzo Settore e i policy makers, con preziosi working paper, al fine di consentire di comprendere le dinamiche di un fenomeno crescente,nel numero degli attori, nelle progettualità e nella rilevanza, con un grande impatto potenziale ancora da dispiegare.
A fine novembre, Salvatore Carruba, Presidente del Centro Einaudi, con i curatori del Rapporto - il prof. Maurizio Ferrera e Franca Maino, rispettivamente scientific advisor e direttrice di Percorsi di secondo welfare -  ha presentato a Torino il Terzo Rapporto del Secondo Welfare che  affronta alcuni temi centrali per comprendere come l’innovazione sociale, l’empowerment dei destinatari degli interventi, l’interazione con il Pubblico e l’attivismo “dal basso” – e approfondisce modus operandi, progetti e strategie delle tante realtà che sono parte integrante del secondo welfare.
 
L’articolato rapporto è strutturato in capitoli che abbracciano una moltitudine di esperienze, servizi, attività in continua evoluzione:  dalle  imprese che stanno implementando piani di welfare aziendale ormai centrali nell’ambito dei contratti di lavoro, le progettualità strategiche altamente innovative messo in campo dalle fondazioni di origine bancaria per il contrasto alla povertà,  al ruolo delle Fondazioni di partecipazione per il “dopo di noi”, dalle Youth Bank alle Fondazioni comunitarie nate nel Mezzogiorno, passando per il ruolo sempre più importante del mondo assicurativo, il contributo delle Fondazioni d’impresa all’evoluzione della filantropia istituzionale.
Percorsi di Secondo Welfare ha compiuto un’operazione titanica nella mappatura sia per l’evoluzione repentina sia per l’assenza di fonti e dati aggregati, ma anche perché la continua evoluzione ed espansione dei fenomeni analizzati.
Il Rapporto, nella complessità dell’oggetto d’indagine, è molto fruibile grazie all’ausilio di infografiche riassuntive  e restituisce uno scenario caratterizzato non solo da una pulviscolare somma di iniziative estemporanee, ma  “di veri e propri nuovi pilastri che compongono un edificio destinato a pesare - al di là dei giudizi di valore - nel panorama del welfare e, più in generale, del modello sociale italiano”.
La rilevazione smentisce il luogo comune che in Italia si spenda meno che in altri paesi: i soggetti pubblici mettono in campo il 54% della spesa pubblica, comprensiva di interessi sul debito - oltre 450 miliardi di euro - per pensioni, sanità, assistenza sociale e politiche del lavoro, come evidenzia Luciano Pallini, direttore del centro studi della Fondazione Turati commentando il rapporto “considerando anche le spese per contrastare l’esclusione sociale, per la famiglia e housing, con spese di funzionamento, si tocca il 30% del PIL.
L’Italia è quindi al di sopra della media dei paesi UE e solo più bassa rispetto a Danimarca, Francia e Finlandia. Di fronte a questa entità d’investimento il rapporto si interroga sulle ragioni per le quali il sistema sociale “è apparso incapace di rispondere con efficacia ai bisogni dei propri cittadini”.
 
Le spiegazioni stanno probabilmente in uno squilibrio interno, “con una scarsa destinazione all’inclusione sociale, alla formazione e cioè al futuro, al quale si aggiungono “l’invecchiamento della popolazione, i cambiamenti nell’assetto tradizionale delle famiglie e del mondo del lavoro, la crescita delle povertà e delle migrazioni”.
 
Di fronte a quest sfide complesse, di fronte ai vuoti nascono le numerose esperienze di secondo welfare con risposte innovative e di forte radicamento territoriale, da parte di imprese, assicurazioni, banche, fondazioni, cooperative, imprese sociali, gruppi di volontari e altre realtà del terzo settore, assieme ad associazioni datoriali, organizzazioni sindacali ed enti bilaterali “che operano per integrare il welfare pubblico”. E’ rilevante il ruolo delle istituzioni filantropiche, delle fondazioni d’impresa, di famiglia e di comunità, che stanno rinnovando la propria missione e “soprattutto, per il peso nelle proprie comunità di riferimento, delle Fondazioni di origine bancaria”.
 
Tra i temi posti sotto la lente d’ingrandimento del rapporto troviamo la radicale trasformazione in atto delle politiche di gestione delle risorse umane da parte delle imprese e la crescita esponenziale del mercato del welfare aziendale, anche grazie alle agevolazioni fiscali che mostrano la propensione a trasformare il premio di produttività in servizi di welfare. Le risposte vanni dal sostegno del reddito familiare, allo studio, alla genitorialità, fino alla tutela della salute, alla previdenza complementare, alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro, fino a toccare la qualità del tempo libero.  
L’analisi è compiuta anche attraverso una raccolta di interviste dei provider  che si sono raccolti a inizio 2017 in una associazione, l’AIWA-Associazione italiana welfare aziendale, “per accompagnare lo sviluppo delle soluzioni, cercando di individuare soluzioni legislative, amministrative e contrattuali favorevi alla maturazione condivisa delle politiche di welfare e di promuovere la cultura del welfare aziendale nelle imprese e tra le diverse associazioni di rappresentanza”.
 
Un profondo cambiamento culturale è in atto. Ma che ruolo vuole giocare la Cultura, come impatto rilevante,  nelle grandi sfide sociali? Nelle conclusioni del Consiglio Europeo del 14 dicembre sul 2018 “Anno Europeo del Patrimonio culturale”, leggiamo la raccomandazione di “cogliere questa occasione per svolgere un’opera di sensibilizzazione-auspichiamo oltre la retorica- sull’importanza sociale ed economica della cultura  e del patrimonio culturale”. Auspichiamo di leggerla nel prossimo rapporto.
 
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