A Teramo tre secoli di maiolica castellana
Teramo. La maiolica castellana ho goduto, negli ultimi decenni, di una particolare attenzione sia da parte degli studi sia (in momenti meno turbolenti di questi per il collezionismo ceramico) di appassionati e colti collezionisti, non solo meridionali.
D'altronde queste maioliche meritano certo il rilievo che concordemente viene loro attribuito: non è passato molto tempo da quando gli studi di Luciana Arbace hanno fornito alla storia delle fornaci abruzzesi una cornice organica di date, modi e personalità, tanto necessaria nello studio di un centro ceramico che ha prodotto, cosa non comune, pezzi di grande rilevanza in un arco cronologico assai lungo. Un nuovo episodio di questo felice approfondimento è certo costituito dalla mostra alla Pinacoteca Civica di Teramo, promossa dal Comune di Teramo e dalla Fondazione Tercas. L'esposizione illustra l'attività dei ceramisti castellani attraverso una selezione di opere provenienti dalla collezione della famiglia Matricardi, una raccolta che affonda le sue radici nelle attività imprenditoriali dell'ascolano Giuseppe Maria Matricardi all'inizio del Novecento, e che, ancora in mano alla famiglia, arriva oggi a contare più di quattrocento maioliche: un insieme, quindi, di notevole importanza e grande respiro.
Una selezione di queste maioliche, duecentoventi, è oggi presentata fino al 31 ottobre nelle sale del museo teramano a cura di Paola Di Felice («Capolavori della maiolica castellana tra '500 e terzo fuoco. La collezione Matricardi», catalogo Allemandi). Un percorso nel quale sono rappresentate tutte o quasi le fornaci che costituiscono la gloria della produzione di Castelli (dai Pompei fino ai Grue e ai Gentili), e che copre un arco cronologico che va dal primo Cinquecento sino alla fine del XVIII secolo. L'appuntamento è interessante anche perché permette di studiare esemplari non di rado sinora inediti e presenta proposte attributive innovative. Molti gli esemplari appartenenti a celebri credenze, dall'Orsini Colonna all'insieme Farnese: un ruolo centrale, come è ovvio, è riservato alle personalità più eclatanti della dinastia dei Grue. Questo non esclude la notevole attenzione rivolta anche a figure che non si possono che definire minori, ma non per questo meno stimolanti (per citare una tra quelle più amate dai collezionisti, Gesualdo Fuina).
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da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 6 aprile 2012