Siamo musica
Autore/i:
Rubrica:
CULTURA E WELFARE
Articolo a cura di:
Roberta Bolelli
Arte e Scienza nella ricerca di Carlo Ventura, direttore del Laboratorio Nazionale di Biologia Molecolare e Bioingegneria delle Cellule Staminali dell'Istituto Nazionale di Biostrutture e Biosistemi (INBB), Eldor Lab, e GUNA ATTRE (Advanced Therapies and Tissue REgeneration), entrambi presso gli "Acceleratori di Innovazione" del CNR di Bologna. Nel 2010, nel contesto dell'INBB, ha fondato VID art|science, per sviluppare un percorso transdisciplinare di Artisti e Scienziati. Ventura ci porta verso le nuove frontiere della ricerca scientifica. “Le cellule come comunicazione, sonorità, trasformazione. Le cellule, forme elementari e fondamentali della vita, si dispiegano, interagiscono, si rigenerano, comunicano mediante vibrazioni, percepiscono ed emettono sonorità (…) per questo abbiamo concentrato la nostra ricerca sulla possibilità che l’energia sonora possa governare la differenziazione cellulare. Di qui nasce la nostra sperimentazione del rapporto tra la musica e la dinamica cellulare, attraverso le collaborazioni con Milford Graves leggenda nel mondo del Jazz e con il Maestro Bruno Oddenino protagonista della musicoterapia e della “bioarmonia”.
Rubrica di ricerca in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo
Rubrica di ricerca in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo
Uno straordinario esploratore dei confini tra Arte e Scienza è il Prof. Carlo Ventura, Ordinario di Biologia Molecolare presso la Scuola di Medicina dell’Università di Bologna, il Laboratorio Nazionale di Biologia Molecolare e Bioingegneria delle Cellule Staminali dell'Istituto Nazionale di Biostrutture e Biosistemi (INBB), Eldor Lab, e GUNA ATTRE (Advanced Therapies and Tissue REgeneration), entrambi presso gli "Acceleratori di Innovazione" del CNR di Bologna. E' anche membro della American Society of Biochemistry and Molecular Biology (ASBMB) e della Cell Transplant Society.
Nel 2010, nel contesto dell'INBB, ha fondato VID art|science, per sviluppare un percorso transdisciplinare di Artisti e Scienziati verso il riconoscimento dell'unità intrinseca delle arti e delle scienze partendo dalla convinzione che ogni manifestazione artistica possa parlare alle dinamiche più profonde della nostra biologia.
Partendo dalla presa d’atto che il progresso ha spesso portato a una frammentazione della conoscenza e al conseguente divario tra studi umanistici e scienze, VID art|science promuove approcci transdisciplinari nelle arti e nelle scienze per esplorare l'unità delle arti visive, della musica, del movimento, dei concetti scientifici e delle espressioni multiculturali.
Lo abbiamo incontrato, incuriositi e interessati dagli elementi innovativi della sua ricerca e ne parliamo direttamente con lui.
Cosa sta accadendo oggi nella biologia e nel recupero di questa visione unitaria tra arte e scienza?
Io credo che si stia aprendo una nuova prospettiva di superamento della separazione tra la cultura scientifica e la cultura umanistica, di una cultura che unisca il pensiero creativo di questi due mondi e le competenze dei loro protagonisti per dar vita a processi di innovazione profonda verso nuove frontiere della conoscenza. Questa non è soltanto un’aspirazione, ma deriva dalle esperienze maturate sul campo.
La sua ricerca ha mostrato come le cellule rispondano con delle vibrazioni agli impulsi del suono, dell’arte, delle emozioni. Quindi si può affermare che l’arte e in particolare la musica influenzano la dinamica delle nostre cellule?
Per molto tempo la scienza ha ritenuto che le funzionalità e il comportamento delle cellule e quindi le terapie fossero governabili attraverso strumentazioni chimiche. La nostra ricerca ha invece dimostrato che la loro evoluzione è influenzata da energia fisica. Dopo la trasformazione di cellule staminali in cellule miocardiche attraverso l’esposizione a campi magnetici di bassissima frequenza, più di recente abbiamo sperimentato come l’esposizione a campi radioelettrici mediante un convogliatore REAC (Radio Electric Asymmetric Conveyer) può trasformare cellule staminali embrionali murine e cellule staminali umane adulte in cellule cardiache, nervose, vascolari, muscolari. Straordinaria ulteriore possibilità è quella di «riprogrammare» cellule umane adulte non staminali, un fattore importante per i processi di autoguarigione.
Ulteriore passaggio di questa ricerca è la nostra scoperta che dalle cellule promanano vibrazioni acustiche e che queste si modificano in relazione ai compiti che esse svolgono. Per cui abbiamo concentrato la nostra ricerca sulla possibilità che l’energia sonora possa governare la differenziazione cellulare. Di qui nasce la nostra sperimentazione del rapporto tra la musica e la dinamica cellulare, attraverso le collaborazioni con Milford Graves leggenda nel mondo del Jazz e con il Maestro Bruno Oddenino protagonista della musicoterapia e della “bioarmonia”.
Anche lei quindi vede nell’art therapy una nuova frontiera della salute?
L’arte può influenzare la dinamica delle nostre cellule staminali. In particolare che uno stimolo fisico sonoro ne possa stimolare il differenziamento è stato l’esito di una nostra sperimentazione che ha portato a un brevetto congiunto dell’Università di Bologna e dell’Università della California-Los Angeles.
Le cellule del corpo umano generano continuamente vibrazioni e suoni che narrano il loro stato di salute o di sofferenza. Opportunamente convogliati alle cellule staminali, questi suoni sono in grado di farle trasformare nelle cellule mature del nostro organismo.
La musica e la parola, attraverso il potere diffusivo del suono, possono raggiungere queste cellule dove già si trovano, in ogni organo e tessuto del corpo umano, rendendole capaci di avviare addirittura un processo di autoguarigione.
Quindi l’autoguarigione è possibile?
L’aumento della vita media comporta la necessità di un miglioramento delle condizioni di efficienza fisica e mentale anche nei soggetti anziani e allo stesso tempo pone l’esigenza di sviluppare terapie capaci di sostituire o rigenerare organi danneggiati da processi patologici o traumi.
La medicina rigenerativa rappresenta un vastissimo campo di ricerca sull’auto-guarigione (self-healing) perché il corpo possa utilizzare propri meccanismi per ricreare le cellule, ricostruire i tessuti e riparare gli organi danneggiati da malattie, traumi o semplice invecchiamento, ripristinandone le funzioni.
Nel complesso, dalle nostre scoperte emerge una nuova visione della biologia cellulare capace di generare nuovi approcci terapeutici basati sull’impiego di energie fisiche (campi elettromagnetici, vibrazioni del suono, luce, musica, parole) per raggiungere direttamente le cellule staminali dove queste si trovano in vivo, in qualsiasi tessuto del nostro corpo. Grazie alla natura diffusiva di queste energie, la riprogrammazione delle cellule staminali potrà essere effettuata in situ aprendo la strada ad una medicina rigenerativa basata sulla stimolazione della naturale capacità dei tessuti di sviluppare percorsi di autoguarigione, senza la necessità di trapianto di cellule staminali.
La sua prospettiva è un approccio transdisciplinare che ha dato vita a VID art|science, il Laboratorio di Scienza ed Arte da lei fondato. Ci può parlare delle sue iniziative e dei suoi sviluppi?
VID art|science è un movimento internazionale di Artisti e Scienziati accomunati dalla convinzione che ogni manifestazione artistica possa parlare alle dinamiche più profonde della nostra biologia. Negli ultimi anni si è sempre di più assistito allo sviluppo di percorsi di Arte e Scienza, in cui l’Arte si mostra capace di raccontare un percorso scientifico.
In questo contesto, dalla collaborazione con Julia von Stietencron (Designer e Artista Tessile che di VID è Direttore Artistico) sono nati diversi progetti innovativi di sperimentazione e approfondimento del rapporto Arte e Scienza.
Per esempio HeArt, Healing Art of the Heart (l’Arte del Cuore di portare sollievo, guarigione) un ambiente multisensoriale che diventa da un lato specchio delle nostre emozioni, dall’altro un luogo in cui l’Arte stessa genera forme e suoni capaci di donare bellezza, serenità e benessere. Con HeArt non rappresentiamo lo spettro di frequenze associate al battito cardiaco, ma rendiamo visibili tutte le vibrazioni del cuore umano, anche quelle non udibili, sotto forma di onde capaci di creare forme in continua evoluzione in un mezzo liquido, grazie ad un software sviluppato dal Dr. Marco Tausel nell’ambito del Team di VID art|science, in collaborazione con l’Institute of Hearth Math (Boulder Creek, California, USA). Lo spettatore diviene così esploratore delle forme d’Arte generate dal pulsare del proprio cuore, in un nuovo paesaggio interiore in cui vivere un’aumentata capacità di serenità e benessere.
Ma anche musica e parole influenzano il sistema cellulare?
Certo. Il Progetto Cell Melodies – che ha preso avvio da un primo evento realizzato proprio a Bologna, con la partecipazione di Milford Graves e Alessandro Bergonzoni - si esprime in eventi teatrali nei quali, sul palco, di fronte alla platea, oltre all’Artista ci sono anche cellule staminali umane adulte poste sul piano di lavoro di un microscopio. Mediante un sistema di Hyperspectral Imaging possiamo cogliere e rendere visibili le vibrazioni emesse dalle cellule staminali in risposta alle vibrazioni sonore, sia che si tratti di ritmi percussori, suoni di strumenti musicali o il suono della voce umana. Non solo. Possiamo seguire anche lo spettro delle vibrazioni emesse dall’Artista e analizzare lo spettro vibrazionale degli spettatori. Dalle risposte cellulari all’Arte possono scaturire nuove forme di espressione musicale, pittorica, narrativa e in definitiva artistica.
Quindi VID può favorire sinergie sull’innovazione creativa?
Sì. Ad esempio Le Stanze - struttura fondata nel 2018 da Julia von Stietencron con altre tre stiliste, unendo professionalità di diversi ambiti del design in attività che vanno da progetti in ambito sociale ed equo-solidale fino a collaborazioni artistiche e tecnologicamente innovative – sta realizzando (con il contributo per la parte tecnologica di Marco Tausel e mio) una collezione disegnata per incorporare wearables altamente tecnologici, capaci di aumentare lo stato di benessere della persona. Questi wearables saranno configurati come “ibridi” di materiali naturali con “nanostrutture” tecnologicamente avanzatissime. Per questo si parla di nanomotions. I segnali inviati dai wearables saranno codificati per aumentare lo stato di benessere di cellule e tessuti, incluso il benessere delle cellule staminali che, come è ormai dimostrato, risiedono in tutti i tessuti del corpo umano. Si aprono così nuove prospettive nel mondo della connettività, la connessione con noi stessi, col nostro interno.
Esperienze straordinarie, la cui sintesi più suggestiva forse possiamo trovare nelle parole di Alessandro Bergonzoni: «Quando Carlo Ventura, dopo un mio spettacolo, ha detto che quell’”invisibile frequenza” che producevo era rappresentabile, guardabile e dimostrabile, ho accettato di diventare cavia, studio umano e parte di questa ricerca. Eccomi a disposizione per una prova–esperimento su strato e dimensione di un nuovo processo artistico scientifico».
Nel 2010, nel contesto dell'INBB, ha fondato VID art|science, per sviluppare un percorso transdisciplinare di Artisti e Scienziati verso il riconoscimento dell'unità intrinseca delle arti e delle scienze partendo dalla convinzione che ogni manifestazione artistica possa parlare alle dinamiche più profonde della nostra biologia.
Partendo dalla presa d’atto che il progresso ha spesso portato a una frammentazione della conoscenza e al conseguente divario tra studi umanistici e scienze, VID art|science promuove approcci transdisciplinari nelle arti e nelle scienze per esplorare l'unità delle arti visive, della musica, del movimento, dei concetti scientifici e delle espressioni multiculturali.
Lo abbiamo incontrato, incuriositi e interessati dagli elementi innovativi della sua ricerca e ne parliamo direttamente con lui.
Cosa sta accadendo oggi nella biologia e nel recupero di questa visione unitaria tra arte e scienza?
Io credo che si stia aprendo una nuova prospettiva di superamento della separazione tra la cultura scientifica e la cultura umanistica, di una cultura che unisca il pensiero creativo di questi due mondi e le competenze dei loro protagonisti per dar vita a processi di innovazione profonda verso nuove frontiere della conoscenza. Questa non è soltanto un’aspirazione, ma deriva dalle esperienze maturate sul campo.
La sua ricerca ha mostrato come le cellule rispondano con delle vibrazioni agli impulsi del suono, dell’arte, delle emozioni. Quindi si può affermare che l’arte e in particolare la musica influenzano la dinamica delle nostre cellule?
Per molto tempo la scienza ha ritenuto che le funzionalità e il comportamento delle cellule e quindi le terapie fossero governabili attraverso strumentazioni chimiche. La nostra ricerca ha invece dimostrato che la loro evoluzione è influenzata da energia fisica. Dopo la trasformazione di cellule staminali in cellule miocardiche attraverso l’esposizione a campi magnetici di bassissima frequenza, più di recente abbiamo sperimentato come l’esposizione a campi radioelettrici mediante un convogliatore REAC (Radio Electric Asymmetric Conveyer) può trasformare cellule staminali embrionali murine e cellule staminali umane adulte in cellule cardiache, nervose, vascolari, muscolari. Straordinaria ulteriore possibilità è quella di «riprogrammare» cellule umane adulte non staminali, un fattore importante per i processi di autoguarigione.
Ulteriore passaggio di questa ricerca è la nostra scoperta che dalle cellule promanano vibrazioni acustiche e che queste si modificano in relazione ai compiti che esse svolgono. Per cui abbiamo concentrato la nostra ricerca sulla possibilità che l’energia sonora possa governare la differenziazione cellulare. Di qui nasce la nostra sperimentazione del rapporto tra la musica e la dinamica cellulare, attraverso le collaborazioni con Milford Graves leggenda nel mondo del Jazz e con il Maestro Bruno Oddenino protagonista della musicoterapia e della “bioarmonia”.
Anche lei quindi vede nell’art therapy una nuova frontiera della salute?
L’arte può influenzare la dinamica delle nostre cellule staminali. In particolare che uno stimolo fisico sonoro ne possa stimolare il differenziamento è stato l’esito di una nostra sperimentazione che ha portato a un brevetto congiunto dell’Università di Bologna e dell’Università della California-Los Angeles.
Le cellule del corpo umano generano continuamente vibrazioni e suoni che narrano il loro stato di salute o di sofferenza. Opportunamente convogliati alle cellule staminali, questi suoni sono in grado di farle trasformare nelle cellule mature del nostro organismo.
La musica e la parola, attraverso il potere diffusivo del suono, possono raggiungere queste cellule dove già si trovano, in ogni organo e tessuto del corpo umano, rendendole capaci di avviare addirittura un processo di autoguarigione.
Quindi l’autoguarigione è possibile?
L’aumento della vita media comporta la necessità di un miglioramento delle condizioni di efficienza fisica e mentale anche nei soggetti anziani e allo stesso tempo pone l’esigenza di sviluppare terapie capaci di sostituire o rigenerare organi danneggiati da processi patologici o traumi.
La medicina rigenerativa rappresenta un vastissimo campo di ricerca sull’auto-guarigione (self-healing) perché il corpo possa utilizzare propri meccanismi per ricreare le cellule, ricostruire i tessuti e riparare gli organi danneggiati da malattie, traumi o semplice invecchiamento, ripristinandone le funzioni.
Nel complesso, dalle nostre scoperte emerge una nuova visione della biologia cellulare capace di generare nuovi approcci terapeutici basati sull’impiego di energie fisiche (campi elettromagnetici, vibrazioni del suono, luce, musica, parole) per raggiungere direttamente le cellule staminali dove queste si trovano in vivo, in qualsiasi tessuto del nostro corpo. Grazie alla natura diffusiva di queste energie, la riprogrammazione delle cellule staminali potrà essere effettuata in situ aprendo la strada ad una medicina rigenerativa basata sulla stimolazione della naturale capacità dei tessuti di sviluppare percorsi di autoguarigione, senza la necessità di trapianto di cellule staminali.
La sua prospettiva è un approccio transdisciplinare che ha dato vita a VID art|science, il Laboratorio di Scienza ed Arte da lei fondato. Ci può parlare delle sue iniziative e dei suoi sviluppi?
VID art|science è un movimento internazionale di Artisti e Scienziati accomunati dalla convinzione che ogni manifestazione artistica possa parlare alle dinamiche più profonde della nostra biologia. Negli ultimi anni si è sempre di più assistito allo sviluppo di percorsi di Arte e Scienza, in cui l’Arte si mostra capace di raccontare un percorso scientifico.
In questo contesto, dalla collaborazione con Julia von Stietencron (Designer e Artista Tessile che di VID è Direttore Artistico) sono nati diversi progetti innovativi di sperimentazione e approfondimento del rapporto Arte e Scienza.
Per esempio HeArt, Healing Art of the Heart (l’Arte del Cuore di portare sollievo, guarigione) un ambiente multisensoriale che diventa da un lato specchio delle nostre emozioni, dall’altro un luogo in cui l’Arte stessa genera forme e suoni capaci di donare bellezza, serenità e benessere. Con HeArt non rappresentiamo lo spettro di frequenze associate al battito cardiaco, ma rendiamo visibili tutte le vibrazioni del cuore umano, anche quelle non udibili, sotto forma di onde capaci di creare forme in continua evoluzione in un mezzo liquido, grazie ad un software sviluppato dal Dr. Marco Tausel nell’ambito del Team di VID art|science, in collaborazione con l’Institute of Hearth Math (Boulder Creek, California, USA). Lo spettatore diviene così esploratore delle forme d’Arte generate dal pulsare del proprio cuore, in un nuovo paesaggio interiore in cui vivere un’aumentata capacità di serenità e benessere.
Ma anche musica e parole influenzano il sistema cellulare?
Certo. Il Progetto Cell Melodies – che ha preso avvio da un primo evento realizzato proprio a Bologna, con la partecipazione di Milford Graves e Alessandro Bergonzoni - si esprime in eventi teatrali nei quali, sul palco, di fronte alla platea, oltre all’Artista ci sono anche cellule staminali umane adulte poste sul piano di lavoro di un microscopio. Mediante un sistema di Hyperspectral Imaging possiamo cogliere e rendere visibili le vibrazioni emesse dalle cellule staminali in risposta alle vibrazioni sonore, sia che si tratti di ritmi percussori, suoni di strumenti musicali o il suono della voce umana. Non solo. Possiamo seguire anche lo spettro delle vibrazioni emesse dall’Artista e analizzare lo spettro vibrazionale degli spettatori. Dalle risposte cellulari all’Arte possono scaturire nuove forme di espressione musicale, pittorica, narrativa e in definitiva artistica.
Quindi VID può favorire sinergie sull’innovazione creativa?
Sì. Ad esempio Le Stanze - struttura fondata nel 2018 da Julia von Stietencron con altre tre stiliste, unendo professionalità di diversi ambiti del design in attività che vanno da progetti in ambito sociale ed equo-solidale fino a collaborazioni artistiche e tecnologicamente innovative – sta realizzando (con il contributo per la parte tecnologica di Marco Tausel e mio) una collezione disegnata per incorporare wearables altamente tecnologici, capaci di aumentare lo stato di benessere della persona. Questi wearables saranno configurati come “ibridi” di materiali naturali con “nanostrutture” tecnologicamente avanzatissime. Per questo si parla di nanomotions. I segnali inviati dai wearables saranno codificati per aumentare lo stato di benessere di cellule e tessuti, incluso il benessere delle cellule staminali che, come è ormai dimostrato, risiedono in tutti i tessuti del corpo umano. Si aprono così nuove prospettive nel mondo della connettività, la connessione con noi stessi, col nostro interno.
Esperienze straordinarie, la cui sintesi più suggestiva forse possiamo trovare nelle parole di Alessandro Bergonzoni: «Quando Carlo Ventura, dopo un mio spettacolo, ha detto che quell’”invisibile frequenza” che producevo era rappresentabile, guardabile e dimostrabile, ho accettato di diventare cavia, studio umano e parte di questa ricerca. Eccomi a disposizione per una prova–esperimento su strato e dimensione di un nuovo processo artistico scientifico».
© Riproduzione riservata