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Sbarazzarsi dei Presidenti attraverso l’arte

  • Pubblicato il: 15/07/2011 - 10:17
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Redazione
Ragazzi al lavoro durante il workshop

Firenze. Alla Fondazione Museo Marino Marini prosegue fino al 30 settembre «Imparare dal Maghreb. Come Sbarazzarsi dei Presidenti Indesiderati?»

L’opera, a metà tra architettura e installazione è stata realizzata con materiali di riciclo ed è l’esito del laboratorio «Work.lab», curato da Lelio Aiello e tenuto a Villa Romana di Firenze dall’artista tedesco Thomas Kilpper (Stoccarda 1956) con dodici giovani artisti italiani e internazionali, al fine di valorizzarne il talento e stimolarne la creatività.

La provocatorietà di Kippler – già alla Biennale di Venezia nel Padiglione danese - induce alla riflessione e ci mette di fronte a urgenze incombenti: il quotidiano, l’arte e le sue implicazioni territoriali, sociali e politiche.
Per chi si produce arte? Quale ruolo ha l'arte nella lotta per l'emancipazione e l'uguaglianza sociale? Si possono sviluppare strategie artistico-estetiche per il cambiamento sociale?
Interrogativi, nel contempo politici e sociali, che sollecita già l’opera posta all’ingresso del Museo Marino Marini.

I giovani, guidati da Kippler, sono stati invitati ad agire con il territorio, la città e le dinamiche relazionali che in essa si sedimentano, per restituire molteplici possibilità interpretative e d’intervento.

I partecipanti - Emanuela Ascari, Astrid Auberger, Giulia Cenci, Eva Geatti, Maria Gleu, Ozan Erme Han, Cemile Kaptan, Daniela Spagna Musso, Alia Scalvini, Dominique Vaccaro, Eugenia Vanni, Johannes Wagenknecht – sono stati selezionati da Angelika Stepken (Villa Romana), Alberto Salvadori (direttore del museo Marino Marini, Firenze), Thomas Kilpper e Lelio Aiello (curatore Work.lab).

Un’operazione, quella di Kippler, che ha visto la collaborazione tra l’associazione Work.lab di Bologna (inserita nell’ambito di Déjà.vu, progetto che da cinque anni porta avanti una ricerca sui linguaggi della contemporaneità) e Villa Romana, struttura fondata a Firenze nel 1905 dal pittore tedesco Max Klinger, che si pone come punto di contatto tra l’arte contemporanea e le realtà locali attraverso rapporti di cooperazione con partner pubblici e privati, istituendo un premio internazionale per giovani artisti che si concretizza in una residenza di un anno.
Ma soprattutto è un lavoro frutto del sostegno della Fondazione Museo Marino Marini e della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.

La prima che ha come scopo primario la conservazione, la tutela, la valorizzazione, l’esposizione al pubblico delle opere di Marino Marini, si dedica costantemente a promuovere la cultura dal Novecento ai giorni nostri. La seconda persegue finalità di solidarietà e utilità sociale, che diedero origine al Monte di Pietà di Bologna e al Monte di Pietà di Ravenna e Bagnacavallo, e contribuisce alla salvaguardia e allo sviluppo del patrimonio artistico e culturale, al sostegno della ricerca scientifica e allo sviluppo delle comunità locali.

Una fondazione privata e una fondazione di origine bancaria insieme per sostenere l’importanza dell’espressione e dell’esperienza artistica contemporanea, figlia del suo tempo, che ha la dirompente capacità di attivare processi di trasformazione sociale che, se non daranno esito a pratiche di buon governo, contribuiranno alla definizione di quel welfare in cui, in un utopico futuro, i Presidenti, impegnati a mantenere le promesse fatte, faranno i Presidenti e nessuno penserà di sbarazzarsi di loro. Siamo però, ancora, nel distopico presente.

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