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Ready for the Big Bang. CRT al blocco di partenza per il nuovo corso delle OGR

  • Pubblicato il: 15/09/2017 - 09:54
Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Giangavino Pazzola

A sei mesi spaccati dalla presentazione del progetto di rigenerazione e rivitalizzazione delle OGR al Teatro Carignano di Torino, Fondazione CRT apre le porte della grande architettura ottocentesca di Corso Castelfidardo alla stampa per una visita guidata agli spazi appena ristrutturati, che rappresentano l’investimento più importante nei 25 anni di storia dell’ente sabaudo. Mille giorni di cantiere e cento milioni di investimento per preparare il grande Big Bang dell’innovazione artistica e tecnologica con l’obiettivo di una nuova ascesa della scena culturale torinese
 


 
TORINO – Il prossimo 30 settembre quello che ormai in tanti hanno definito il nuovo cuore della creatività e della cultura a Torino inizierà a pulsare. OGR inizierà a farlo in modo esplosivo, con il programma Big Bang - un opening celebration gratuito, libero e ricco di appuntamenti in rotazione continua, che terminerà il 14 ottobre. Dopo quella data, gli oltre ventimila metri quadri pensati come flessibili e modulari ospiteranno un’offerta multidisciplinare e plurisettoriale di altissimo profilo internazionale – di cui avevamo iniziato a darvi conto in un articolo firmato da Rebecca De Marchi a marzo scorso. Una trasformazione urbana da ex cattedrale abbandonata della storia industriale della città a polo della cultura contemporanea, dell’innovazione e della creative economy, metamorfosi che verrà completata entro il prossimo anno con l’avvio delle partnership internazionali per l’accelerazione d’impresa. Centoventicinque anni custoditi da un restauro costato 100 milioni di euro, che esalta le qualità storiche dell’edificio adeguandolo agli attuali standard di sostenibilità ambientale e innovazione tecnologica.
 
La storia e la memoria. Il lavoro della Società Consortile per Azioni OGR-CRT, ente strumentale della Fondazione CRT per il progetto di riqualificazione del complesso industriale, conta sin dalle prime fasi di progettazione e realizzazione delle opere del contributo di professionisti locali, rappresentando in questo modo un volano economico territoriale. Uno sforzo che ha tenuto conto delle morfologia e delle caratteristiche architettoniche del complesso, con l’obiettivo di valorizzare – secondo il Presidente Giovanni Quaglia, gli aspetti legati alla storia e alla memoria.
 
Nate nel 1895, in pratica contemporaneamente al cinema e alla radio, le Officine Grandi Riparazioni furono stabilimento di manutenzione dei veicoli ferroviari a vapore e delle locomotive elettriche a corrente alternata trifase, in un primo momento e, nel secondo dopoguerra, delle automotrici.  Bombardate nel 1942 e nel 1944, abbandonate per decenni e destinate alla demolizione, le OGR vennero riscoperte dai cittadini nel 1996 grazie all’esplorazione urbana Abitare le OGR promossa dal gruppo Città Svelata (architetti e attivisti urbani Maurizio Cilli e Maurizio Zucca): in un giorno vennero autorganizzate mostre, happenings e incontri, registrando più di diecimila presenze. Nel 2008 gli stessi spazi ospitarono un progetto dell’Urban Center con la mostra Torino 011. Biografia di una città, curata da Carlo Olmo e Arnaldo Bargnasco per raccontare le trasformazioni della città nei vent’anni precedenti.
 
Nel 2011, in seguito alla richiesta dell’allora sindaco Sergio Chiamparino di acquisire l’immobile da RFI – Sistemi Urbani, Fondazione CRT elaborò il Piano OGR – anticipando di pochi mesi le grandi mostre Fare gli italiani, Artieri d’Italia e Stazione Futuro e le celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità di Italia. Il contratto di acquisizione venne perfezionato nel 2013 e, in seguito ceduto al Comune di Torino che lo ha definitivamente girato alla Fondazione CRT con un diritto di superficie di 99 anni. Nel 2015 il progetto di riqualificazione si aggiudica il Premio Urbanistica di UrbanPromo e INU per la qualità delle infrastrutture e degli spazi pubblici, insieme all’Opificio della Fondazione Golinelli e alla Regione Umbria per il concorso sulle aree dismesse.
 
Una ferita nella comunità cittadina, come definita dal presidente Quaglia, che con «questo recupero e ri-funzionalizzazione trova un elemento forte per dialogare con il mondo. Una sfida complessa con la quale abbiamo affrontato il deterioramento delle strutture, le bonifiche di tutto l’immobile – particolarmente articolate nella parte del tetto e nella tenuta delle capriate. A fianco della fatica, anche l’entusiasmo di ridare vita a un luogo bellissimo e unico che appartiene davvero a tutti. Un restauro fatto in collaborazione strategica con la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Culturali e le autorità competenti al rilascio delle autorizzazioni (Comune di Torino, Prefettura, Città Metropolitana, Vigili del Fuoco, Asl) per il quale sono stati emesse complessivamente 27 provvedimenti autorizzativi».
 
L’identità e gli spazi. Le OGR erano officine per la riparazione delle locomotive e diventeranno quelle che Walter Santagata definiva fabbriche della cultura: spazi di produzione creativa, di accelerazione di impresa, di produzione culturale a forte vocazione internazionale. Nella tesi di Santagata si sostiene che è necessario valorizzare il capitale culturale dei luoghi per raggiungere l’eccellenza – sollecitando la produzione e sviluppando un ambiente sociale ed educativo favorevole alla generazione di atti creativi.
 
I ventimila metri dell’edificio a forma di H corrono lungo la Spina 2 di Torino, l’asse di sviluppo nord-sud della città generato dalla costruzione del Passante ferroviario, insieme alla parte già ristrutturata dove il Politecnico di Torino svolge attività didattiche, culturali e ricreative (in totale 35000mq). L’area si trova nel quartiere Cenisia, dove sono localizzati anche vari poli privati di innovazione, fondazioni culturali e il Museo del Carcere “Le Nuove”, il nuovo head quarter di Intesa San Paolo con la torre disegnata da Renzo Piano e la stazione di Porta Susa, che dista appena 500 metri. Un’area dall’alto tasso di capitale culturale e in forte trasformazione, in attesa che venga portato a compimento il processo di riqualificazione e sviluppo dell’area ex Westhinghouse, dove dovrebbe sorgere un centro congressi.
 
Un investimento da 100 milioni di euro, uno dei più importanti nei 25 anni di storia di Fondazione CRT, di cui 7,5 milioni sono stati messi a disposizione dalla Banca Unicredit – proprietaria del 18,75% delle quote della Società Consortile OGR-CRT. L’altro socio è la Fondazione Sviluppo e Crescita che detiene il 28,75% delle quote societarie. Un investimento strategico per il Segretario Generale della Fondazione CRT e Direttore Generale delle OGR, Massimo Lapucci, che vede nella nuova veste dei 122 anni di storia racchiusi nelle mura un grande progetto di venture philantrophy, il risultato di una vision coraggiosa, una grande possibilità per la generazione di nuove idee, un nuovo motore di sviluppo economico e sociale per il territorio.
 
Tale hub di sperimentazione e produzione di contemporaneità sarà organizzato in tre ambienti e due nuove piazze pubbliche: nelle Officine Nord verranno ospitate le arti contemporanee, le Officine Sud saranno sede dell’innovation hub internazionale, mentre il Transetto ospiterà le Officine del gusto – con le eccellenze del comparto enogastronomico locale che potranno svolgere attività di somministrazione di cibo e bevanda per valorizzare le produzioni a filiera corta. Le piazze fanno parte del progetto di riordino urbanistico del quartiere realizzato affiancando il Comune di Torino e sono collegate alle Officine, ma liberamente fruibili in qualità di spazi pubblici per tutto l’arco della giornata. Spazi pubblici molto speciali, evidentemente: la Corte Est, affacciata su corso Castelfidardo, ospiterà la prima installazione pubblica e site-specific realizzata da William Kentridge, dal titolo Procession of Reparationists. La Corte Ovest affaccia su via Borsellino, con uno spazio caratterizzato da un giardino che ospita l’antica torre dell’acqua e un palco in previsione di eventi, spettacoli, esposizioni e altre attività da fare all’aperto.
 
Il Big Bang e le collaborazioni per l’accessibilità.
 
Il Big Bang ha l’obiettivo di inaugurare alla grande il nuovo corso della programmazione voluta dal direttore Nicola Ricciardi, dando il benvenuto ai visitatori con Tutto Infinito di Patrick Tuttofuoco – che realizzerà (in collaborazione con il network ZonArte che riunisce i Dipartimenti Educazione delle principali istituzioni piemontesi dedicate all’arte contemporanea) un allestimento di 2.500 metri quadri ispirato dalle opere della collezione della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e animato da un public program che vanta già la partecipazione di 250 insegnanti solo il primo giorno, ragazzi del territorio e i piccoli di CasaOz. Si potrà inoltre assistere a concerti e progetti di dieci artisti internazionali tra i quali The Chemical Brothers, Ghali, Atomic bomb!, Omar Souleyman, Giorgio Moroder, Elisa e altri. Se l’inclusione è un punto fermo, quasi un punto esclamativo, è anche vero che l’accessibilità è stata un tema già in fase progettuale. Un’importante partnership con la CDP – Consulta per le Persone in Difficoltà Onlus ha permesso la stipula di un protocollo d’intesa per la progettazione dell’accessibilità. A questo proposito, per offrire un’ottimale fruizione degli ambienti è stato pensato anche un servizio di accoglienza in grado di rispondere alle molteplici esigenze dei diversi pubblici. Per Giovanni Ferrero, direttore della CDP, questa collaborazione rappresenta un importante segnale di apertura verso i diversi target di pubblico, per offrire servizi e appuntamenti capaci di far sentire tutti protagonisti rispettando le pari opportunità. Tutto questo solo per iniziare, in attesa della prima mostra in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo che inaugurerà durante Artissima 2017, periodo nel quale verrà anche presentato OGR Award (premio che nasce in collaborazione con Artissima ed finalizzato all’acquisizione di un’opera che si aggiunge alla collezione CRT e che verrà destinata alle nuove OGR) e verrà ospitata la prima edizione di Museo Ventuno – piattaforma di ricerca sui musei del nostro secolo promossa dall’AMACI – e il simposio I musei alla svolta post-internet e alcune attività del Club To Club.  
Da simbolo di archeologia industriale della città a nuovo polo culturale e dell’innovazione che guarda il mondo con familiarità. Una sfida importante per un grande player territoriale, che lancia uno spazio “contemporaneo” proprio quando il pubblico e gli abitanti di Torino stavano iniziando a sentire esigenza fisica di vivacità culturale e una ventata di aria fresca nelle proposte, considerando il periodo di fiacca che l’offerta culturale delle istituzioni locali, salvo qualche eccezione – e il tessuto produttivo collegato – sembrano vivere da qualche tempo.
 
 
Approfondimento. I numeri e la qualità del restauro delle OGR (fonte comunicato stampa ufficiale OGR)
Le lavorazioni per la messa in sicurezza dei tetti: interventi in quota su 8.000 nodi strutturali, impiegati 800.000 kg di acciaio per carpenteria, staffali e bulloni: due volte il peso della Stazione spaziale internazionale (ISS).
Volumetria dell’edificio di 260.000 metri cubi
Installazione di 1.200 finestre e porte finestre a taglio termico (per una superficie complessiva di 10.000 metri quadri), di 8 tipologie diverse e di larghezza non omogenea: messe in fila, le nuove finestre raggiungono un’altezza di 6.000 metri. A livello dei tetti sono stati sostituiti 20.000 metri quadri di pannelli delle falde.
I lavori di pavimentazione: installazione di un impianto a pannelli radianti per 20.000 metri quadri: un’area equivalente a tre campi da calcio.
Alimentazione dall’acqua di falda: attraverso l’impiego di pompe di calore per il riscaldamento e il raffrescamento, la falda consente efficienze energetiche maggiori rispetto ai sistemi tradizionali con ridotte emissioni di anidride carbonica (CO2) nel rispetto dell’ambiente.
Tutti i nuovi impianti (elettrici, per l’acqua, l’aria, la fibra ottica) si sviluppano in lunghezza per 115 km, pari alla distanza tra Torino e Aosta: in particolare, sono stati posati 9.000 metri di tubazioni per l’acqua, 4.700 metri di canali per l’aerazione, 55.000 metri di cavi elettrici, 6.500 metri di fibra ottica, 22.000 metri di cavi dati in rame.
L’illuminazione interna: incassi a terra per la luce d’accento sui pilastri, proiettori per la luce radente sulle capriate metalliche, proiettori “wallwasher” per garantire la continuità con la luce del giorno ed elementi a led per una diffusa illuminazione di servizio.
Resistenza al fuoco: protezione di tutte le strutture metalliche di sostegno (capriate e colonne di ghisa) con 30.000 kg di vernici intumescenti applicate, nei casi più critici, fino a sette strati successivi. L’intero complesso è dotato di rilevatori di fumi e incendi di diverse tipologie (ottico analogico, lineari a raggi infrarossi e termovelocimetrici, ossia sensibili alle variazioni di temperatura) con interfaccia grafica a mappe delle aree sorvegliate, oltre che, naturalmente, di un impianto di spegnimento a idranti e sprinkler.
 
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