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Pio Baldi: nessun «MaXXI buco», si è confuso deficit con fabbisogno futuro

  • Pubblicato il: 16/04/2012 - 09:52
Rubrica: 
NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Federico Castelli Gattinara
Il MaXXI di Roma

Roma. Una bomba. Venerdì 13 aprile il CdA del MaXXI apprende dalle agenzie che il Mibac ha avviato le procedure per il commissariamento della Fondazione, decisione resa necessaria, si legge nel comunicato, «anche» dal forte disavanzo di bilancio 2011 e dalla mancata approvazione di quello preventivo del 2012.
Il museo convoca una conferenza stampa per il giorno successivo e lo sconcerto è davvero grande, perché a due anni dall’inaugurazione di strada ne è stata fatta tanta e i riscontri internazionali certo non mancano. Per vedere se il museo è economicamente sano o meno ci sono i dati, e poi basta frequentarlo. Questa mattina, quando i giornalisti sono chiamati a raccolta, non si trova quasi uno spazio libero per ospitarli, non l’Auditorium, non il MaXXI Base, ovunque bambini, ragazzi, studenti e visitatori, un gran vociare e una vivace animazione ovunque, nonostante la pioggia battente.
Il presidente Pio Baldi usa toni pacati ma l’amarezza è tanta. Alcune testate parlano già di «Maxxi buco», ma non è vero. Il bilancio 2010 si è chiuso con un attivo di 2.380mila euro, quello 2011 con un passivo di 700mila a causa dei tagli lineari in corso d’opera, ripianato dall’attivo dell’anno precedente. Il contributo pubblico è calato dai 7 milioni del 2010 ai 4 del 2011, ai 2 previsti per l’anno in corso. È inconcepibile sostenere un museo del genere con una tale cifra. Le comparazioni per il 2011 parlano da sole: il MACBA di Barcellona, più piccolo del MaXXI, ha un budget annuale di 12 milioni di cui il 75% pubblici, il Reina Sofía 57 milioni di cui l’80% pubblici, la Pinakothek der Modern di Monaco 14 milioni di cui 75% pubblici, il Pompidou di Metz 10 milioni di cui il 90% pubblici, a fronte del MaXXI con 9,6 milioni di cui il 41% pubblici, i famosi 4 milioni che ora si vogliono ridurre della metà.
Altri dati: i quattro musei internazionali citati hanno un autofinanziamento che oscilla tra il 10 e il 25% del budget, il MaXXI ha già il 59% di autofinanziamento tra biglietteria, sponsor, servizi aggiuntivi, donazioni private, vendita mostre ecc. Il vicepresidente Roberto Grossi, infuriato, parla di «gesto irresponsabile e gravissimo nel merito e nel metodo» e ricostruisce gli eventi dal punto di vista della Fondazione. Quattro le lettere mandate al Mibac tra il 26 luglio 2011 e il 18 gennaio 2012 per chiedere un incontro a fronte di un taglio di circa il 75% delle risorse pubbliche negli ultimi due esercizi. Finalmente qualcuno risponde. Il ministro Ornaghi chiede ulteriori approfondimenti che vengono eseguiti e consegnati formalmente al Mibac. Silenzio. Poi l’avvio della procedura di commissariamento. Grossi snocciola altri dati relativi ai contributi pubblici 2011 a musei italiani e stranieri: Palaexpo di Roma 8,7 milioni, Fondazione Torino Musei 10,9 milioni, Louvre 100 milioni (50% del budget), Tate Modern 54,7 milioni di sterline, Metropolitan di New York 11,5 milioni di dollari.
L’amarezza è dettata anche dai sacrifici fatti in questi due anni per ridurre al massimo gli esborsi. Solo un dato: per la comunicazione 2011 sono stati spesi 600mila euro, una cifra ridicola, a fronte di 450mila visitatori. Il MaXXI oggi è un’istituzione di eccellenza, 100% statale, costata 150 milioni di euro, ha partnership e sponsorship a tutto campo, collaborazioni con alcuni dei più prestigiosi musei del mondo. «A causa di questa mossa temo seri danni», dice Baldi preoccupato per il danno d’immagine, per quanto si dichiara «sereno, non dubito che chiariremo con il Mibac». Lo speriamo tutti davvero.


da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 14 aprile 2012