A piccoli passi: il rapporto tra Museo Ferragamo e Fondazione Ferragamo
L’8 maggio inaugura la nuova mostra del Museo Ferragamo di Firenze, Un Palazzo e la città. Ne parliamo con Stefania Ricci, direttrice del Museo Ferragamo, che per l’occasione ci racconta la genesi della mostra, la relazione tra museo e azienda e gli obiettivi della Fondazione.
Come nasce l’idea di questo progetto espositivo?
L’occasione è data dai festeggiamenti nel 2015 dei 150 anni di Firenze capitale del Regno d’Italia, la cui sede comunale nel 1856 era proprio Palazzo Spini Feroni, di proprietà dell’azienda dal 1938, nonché sede del Museo Ferragamo dal 1995, le cui origini medievali risalgono al 1289.
In mostra raccontiamo e ricostruiamo la storia del Palazzo e la storia delle persone che lo hanno abitato, rintracciandone le diverse destinazioni d’uso nei secoli. E’ un po’ come viaggiare nel tempo, seguendo l’evoluzione di un edificio che già di per sé è un’icona di Firenze, dell’italianità, in cui l’arte è parte integrante del Palazzo, basti pensare agli affreschi cinquecenteschi e seicenteschi custoditi all’interno. E’ un museo nel museo.
Che tipo di opere sono esposte e con che criterio sono state scelte?
Dal punto di vista iconografico è una mostra ricchissima con numerosi prestiti nazionali e internazionali, con oltre 250 opere,tra libri, opere d’arte, dipinti, sculture, documenti, fotografie e filmati, nonché percorsi e visite guidate alla scoperta degli affreschi ma anche degli stessi disegni preparatori. L’approccio che abbiamo adottato è divertente e nuovo, e la storia del Palazzo, ricca di aneddoti e di sorprese si presta a queste interpretazioni. Le novelle del Boccaccio, ad esempio, sono state ambientate nel Palazzo e il famoso pozzo di Beatrice, citato da Dante, si trova nel basamento dove oggi ha sede il Museo Ferragamo. Inoltre, Palazzo Spini Feroni nel Novecento ospitava ben tre gallerie d’arte contemporanea e uno degli sforzi maggiori è stato quello di riportare nel Palazzo le opere esposte: da Giorgio De Chirico, Ottone Rosai, Arturo Martini. Uno dei più significativi ritrovamenti è un diorama che mostra Firenze vista dal Palazzo Spini Feroni.
La storia del Palazzo racconta contemporaneamente la storia del fondatore e della famiglia che l’ha mantenuto e restaurato nel corso degli anni.
Sicuramente il Palazzo esprime appieno lo spirito imprenditoriale di Salvatore Ferragamo,
che ha scommesso su Firenze, sull’evocatività artistica e la tradizionale artigianale associata alla città come fattore chiave per comunicare il suo brand nel mondo. Il Palazzo era il setting ideale per accogliere la sua clientela e per veicolare l’immagine del marchio. Nella sua visione c’è già la consapevolezza dei valori positivi associati al Made in Italy ma anche lacoscienza di come la bellezza del luogo incida sulla qualità della produzione. La bellezza che genera bellezza. Un’ideale che ancora oggi persegue la famiglia Ferragamo.
Il Palazzo restituisce anche la dialettica azienda e museo d’impresa.
Il Museo Ferragamo, sin dalla sua nascita, è stato pensato come un vero e proprio strumento aziendale, in grado di trasmettere e di interpretare i valori materiali e immateriali del marchio, partendo dalla storia e dai temi di ricerca suggeriti dalla vita del fondatore. Siamo stati tra i primi in Italia a comprendere l’importanza del museo d’impresa per la comunicazione del marchio e dell’archivio storico per conservarne la memoria. In tutti questi anni siamo cresciuti, il museo si è spostato dal secondo piano al basamento, diventando a tutti gli effetti un museo aperto al pubblico e non più solo su appuntamento. Il tempo e l’esperienza, nonché la risposta del pubblico alla collezione, ci hanno guidati verso nuove forme di progettazione, consapevoli che oggi un brand internazionale non può solo raccontare se stesso ma deve includere nuove narrazioni. Le prime mostre erano incentrate sulle scarpe, i brevetti, i colori e i materiali dell’universo di Salvatore Ferragamo, oggi è cambiato il nostro modo di raccontarci.
C’è una mostra che segna questo cambio di prospettiva?
L’approccio è cambiato nel 2011. In occasione della mostra Ispirazioni e visioni dedicata a Salvatore Ferragamo, inseguendo le citazioni artistiche e le fonti, spesso segrete, alla base delle sue creazioni abbiamo ampliato la prospettiva. La ricerca si è estesa alle collezioni archeologiche, antropologiche, ai musei di Arte Applicata, ai Musei del Novecento per ricostruire lo scambio con le avanguardie, e in particolare con il Futurismo. Da quel momento in poi abbiamo avviato collaborazioni con musei nazionali e internazionali, con l’obiettivo di costruire mostre multidisciplinari in cui la moda e la vita di Ferragamo siano un tassello importante di una storia volutamente più ricca.
Nell’ultima mostra dedicata al tema dell’equilibrio si assiste a continui slittamenti disciplinari e il legame con il fondatore viene indagato solo nelle prime due stanze.
E’ diventata un po’ una regola quella di riservare l’entrata del Museo alle produzioni Ferragamo per poi ampliare il racconto alla moda, all’arte, al cinema, portando avanti una visione trasversale che affida alla mostra annuale il compito di restituire visivamente il concetto di qualità insito nel marchio. Lo sforzo è sempre quello di adottare sempre un punto di vista “altro”, come ben racconta la mostra di Marilyn Monroe che ha fornito un ritratto inedito dell’attrice, in cui le scarpe da lei indossate svelano la costruzione del suo personaggio e della sua famosa camminata.
Oltre ai prestiti museali, in linea con il progetto espositivo, realizzate anche opere site specific?
Ogni mostra è un episodio a sé. Lo sforzo più grande, dal punto di vista della produzione l’abbiamo sostenuto in occasione della mostra Il calzolaio prodigioso, in cui abbiamo richiesto ad artisti contemporanei, a musicisti, illustratori, compositori e registri di interpretare le storie e le leggende legate al tema della scarpa, partendo dalla vita del fondatore che ha tutti gli elementi della favola: le origini umili e il superamento delle difficoltà attraverso la creatività.
Nel 2013 è stata inaugura la Fondazione Ferragamo. Che relazione esiste tra Museo e Fondazione?
La Fondazione nasce dall’esigenza di conservare e valorizzare la storia del fondatore, e si occupa soprattutto della tutela e della gestione dell’archivio storico. E’ un contenitore più ampio e più libero rispetto al Museo, che non può e non deve allontanarsi dalla mission aziendale. Ha come focus la promozione dell’artigianalità, dell’italianità e della formazione, soprattutto giovanile, e sostiene borse di studio, concorsi, o piuttosto organizza workshop e visite guidate.
Credo che la relazione tra museo e Fondazione si chiarirà nel tempo, trattandosi di un’azienda familiare tutto avviene a piccoli passi. Anche l’idea stessa del Museo è nata a seguito del successo internazionale della prima retrospettiva di Ferragamo. Tutte le decisioni hanno un tempo di gestazione interna. Anche il tempo è per noi un valore.
Qual è la risposta del pubblico alle vostre mostre?
Assolutamente positiva. Negli ultimi anni il numero dei visitatori si è quadruplicato. Dai 10,000 – 12,000 visitatori annuali siamo passati a circa 50,000 presenze. Il dato interessante è che ci siamo riusciti senza alcun investimento pubblicitario, ottenendo un ritorno mediatico decisamente superiore al budget investito per ogni singola mostra. Un risultato che ci incoraggia a mantenere alta la qualità delle proposte e a proseguire con la ricerca che è alla base di tutte le nostre mostre.
http://www.ferragamo.com/
http://www.
© Riproduzione riservata