Piano B-Bellezza, buonavita, business. Reggio Emilia lancia la sfida
Un Manifesto del Diritto alla Bellezza scritto a migliaia di mani, da una città intera, è stato firmato sabato 5 maggio in un magazzino dismesso del quartiere Santa Croce, oggetto di un importante intervento di rigenerazione nell’ambito del progetto ‘Riuso’ promosso dal Comune di Reggio Emilia e inserito nel Programma di riqualificazione urbana Santa Croce-Reggiane. Il progetto, promosso dal Comune di Reggio Emilia, patrocinato dalla Regione Emilia Romagna e finanziato con 120.000 euro dal Dipartimento Pari opportunità della Presidenza del Consiglio del Ministri, parte dal concetto che l’incontro tra creatività e fragilità possa generare nuove opportunità di inclusione sociale. Sulla base di un format fuori dagli schemi, la città coinvolge le aziende saranno chiamate a fare la propria parte, immaginando nuove forme di responsabilità sociale che incrocino il mondo della disabilità e quello dell’arte, della bellezza e del design.
Rubrica di ricerca in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo
La rigenerazione (o riqualificazione) a Reggio Emilia non è solo quella pur importantissima dei luoghi fisici, ma anche e contemporaneamente quella della comunità, del tessuto sociale, delle persone: le cosiddette ‘strutture immateriali’. “Porre il tema della bellezza in un città significa non solo prendersi cura dell’ambiente urbano e paesaggistico, ma delle persone, di quelle più fragili, sapendo che per parlare ai primi occorre saper parlare agli ultimi”, afferma il Sindaco Luca Vecchi, varando il Manifesto del Diritto alla Bellezza, siglato dalla cittadinanza sabato 5 maggio, in un magazzino dismesso del quartiere Santa Croce, oggetto di un importante intervento di rigenerazione nell’ambito del progetto ‘Riuso’ promosso dal Comune di Reggio Emilia e inserito nel Programma di riqualificazione urbana Santa Croce-Reggiane.
Il progetto “B. – bellezza, buonavita, business” promosso dal Comune di Reggio Emilia, patrocinato dalla Regione Emilia Romagna e finanziato con 120.000 euro dal Dipartimento Pari opportunità della Presidenza del Consiglio del Ministri, parte dal concetto che l’incontro tra creatività e fragilità possa generare nuove opportunità di inclusione sociale.
Sulla base di un format fuori dagli schemi, la città coinvolge le aziende saranno chiamate a fare la propria parte, immaginando nuove forme di responsabilità sociale che incrocino il mondo della disabilità e quello dell’arte, della bellezza e del design. Ne è un esempio lo stilista Antonio Marras che ha già creato una linea di T-shirt dall’incontro con persone con disabilità seguite dai servizi sociali del Comune di Reggio Emilia. “Spero tanto che la bellezza possa straripare, occupare i luoghi pubblici (…) invadere ogni angolo della città ed essere garantita a tutti. Vivere e lavorare in luoghi belli è condividere armonia”, afferma.
Ma in quale quadro di politiche sociali si colloca l’azione? “Si tratta di una volontà, ma anche un tentativo non scontato, di portare lo spirito del Reggio Emilia Approach (ndr il modello educativo per la prima infanzia considerato dal prof. Howard Gardner dell’Università di Harvard un benchmark internazionale) a favore delle fragilità, generando un’innovazione che nasce dalla collaborazione, dalla cooperazione, dalla condivisione, come sempre in tutte le migliori esperienze collettive della nostra città”, considera Vecchi. Da oltre trent’anni, la Città sta sviluppando nel welfare, con la propria partecipata FCR-Farmacie comunali riunite presieduta da Annalisa Rabitti-ex designer con un figlio con disabilità-, il progetto di città senza barriere. Negli ultimi due anni il comune ha investito 500mila euro in lavori pubblici per la rimozione di barriere, installazione di percorsi per non vedenti e progetti di change mind che hanno coinvolto centinaia di persone dal basso in progetti come la formazione di volontari “Esperti per esperienza” per aiutare le famiglie a superare la diagnosi di disabilità.
A bordo di B, l’Assessorato allo Sviluppo Economico della Città, guidato da Daniele Marchi che reputa sia possibile elevare la qualità della proposta occupazionale per le persone con fragilità, considerando che “il lavoro è lo strumento principe per le politiche di inclusione, perché significa reddito, dignità, identità (..) oggi è come se agli scarti della società si possano offrire solo opportunità a basso valore aggiunto (..) crediamo che connettere e contaminare il sistema economico che si occupa di bellezza, design e creatività possa generare interessanti traiettorie di innovazione sociale ed economica”. L’obiettivo è ora ampliare il numero delle imprese, per creare un nuovo modello di welfare. Le aziende che parteciperanno al programma, destinando una quota dei profitti al progetto, potranno avere la collaborazione di designer e creativi per una loro “linea etica” chiavi in mano. In questo modo si adempirà anche agli obblighi della legge 68/99 sull’assunzione delle persone con disabilità.
Al battesimo di “B”, il 5 maggio, hanno partecipato tra gli altri il compositore Max Casacci dei Subsonica, Gigi Cristoforetti-direttore della Fondazione nazionale Danza AterBalletto, Johann Feilacher psichiatra e scultore Direttore del museo di art brut nato sessant’anni fa all’ospedale Gugging di Vienna, Paolo Verri direttore di Matera Capitale Europea della Cultura che afferma come “l’Occidente abbia compreso che il piano A, del capitalismo è stato sconfitto, occorre un piano B (..) La bellezza in città è una relazione tra soggetti prima che tra progetti”. Da un processo di ascolto in profondità dei cittadini, anziani, bambini, persone con disabilità, persone in carcere sono nate definizioni di bellezza esposte durante la giornata di lavori. “La bellezza è stare bene con me stesso”, afferma una persona detenuta. “La bellezza è avere profumo di viola e lavanda”, secondo Susanna, 4 anni. Il Manifesto della città del Tricolore è un nuovo capitolo di un impegno collettivo, per promuovere insieme la Bellezza he crea inclusione sociale.