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Patrimonio, valorizzazione e accesso al credito. Intervista a Luca Celi, Presidente di COFIDI.IT

  • Pubblicato il: 14/10/2015 - 22:25
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SPECIALI
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Redazione

SPECIALE VALORIZZAZIONE DEGLI IMMOBILI PUBBLICI E SVILUPPO TERRITORIALE. Dalla necessità di ridefinire i parametri specifici per la valutazione delle progettualità culturali, all'esigenza di una nuova narrazione dei territori basata sul radicamento della produzione culturale, Luca Celi parla del sistema del credito e della sua relazione con i processi di valorizzazione

 
Il Tavolo di lavoro sul Patrimonio  di ArtLab 15 ha evidenziato un consenso unanime sulla necessità di rafforzare complessivamente politiche e strumenti a sostegno dei processi di valorizzazione basati sull'innovazione sociale culturale. Che cosa può fare in questa direzione il sistema del credito? 
Per dare una valida risposta a questa domanda occorre fare una valutazione di come negli ultimi anni si è sviluppata nel nostro paese l’attenzione a progetti concreti di gestione degli interventi sui beni pubblici. È a tutti noto come la progettualità in molti casi si sia fermata al recupero e alla disponibilità alla fruizione dei beni e invece si sia molto poco frequentemente spinta sui temi e nei tempi più spinosi della fase gestionale. In molti casi le esperienze gestionali si sono rilevate molto difficili e in alcuni casi hanno portato all’abbandono delle stesse iniziative. In un momento in cui i sistemi della garanzia e del credito valutano sempre di più le potenzialità “industriali” dei progetti e degli investimenti a questi sottostanti, una progettualità (e a volte, una gestione) così monca rende molto difficile un rapporto fluido e significativo. Questa considerazione ovviamente non esime il sistema del credito e della garanzia dall’affrontare in forma rinnovata il tema, soprattutto attraverso la definizione di parametri specifici di valutazione del settore, ancora poco frequentato e spesso confuso con forme di assistenzialismo mascherato. In questa operazione sono senz’altro importanti gli sforzi che il mondo delle imprese culturali e in particolare la Fondazione Fitzcarraldo stanno sviluppando per una definizione delle diverse tipologie di imprese culturali dai bisogni e dalle caratteristiche spesso tra di loro molto differenziate.

È possibile prevedere di allargare la platea dei soggetti ammessi ai servizi di garanzia per l'accesso al credito alle organizzazioni not for profit, condizione necessaria per dare forza e continuità ai processi di valorizzazione?
L’allargamento della possibilità di utilizzare le forme normali di garanzia da parte delle organizzazioni not for profit appare complesso per due ordini di motivi. Il primo è legato al ruolo preminente che le risorse pubbliche svolgono nella costituzione dei fondi rischi dei Confidi. Queste risorse sono quasi esclusivamente derivanti da programmi con obiettivi legati ai sistemi produttivi e accessibili a codici ATECO (la classificazione standard delle attività imprenditoriali) che non comprendono le attività not for profit.
Il secondo motivo è legato alle definizioni degli statuti dei singoli soggetti che erogano le garanzie. In moltissimi casi sono ammessi esclusivamente soci “for profit” e questa connotazione riveste particolari vantaggi in connessione alla già indicata provenienza dei fondi pubblici utilizzati. In molti casi il problema è stato risolto dalla circostanza che molte esperienze hanno determinato per esigenze interne la trasformazione delle organizzazioni in società (o in molti casi alla gemmazione di società da parte delle organizzazioni), per altri il problema è ancora rilevante e va risolto affrontando tutti e due gli aspetti appena delineati

Quale contributo e a quali condizioni le imprese culturali e creative possono dare allo sviluppo territoriale? 
Negli ultimi anni si è sempre più affermata una visione dello sviluppo locale e territoriale legata alla fruizione “sostenibile” del territorio da parte di utenti esterni. Da questo l’importanza crescente dei fattori immateriali e della cosiddetta ”narrazione” del territorio come fattore attrattivo. Molti esempi di successo sostengono questa impostazione. Per rimanere al caso pugliese, sarebbe difficile non riconoscere al fenomeno della “taranta” un ruolo rilevante nella capacità attrattiva del Salento, così come le attività di attrazione delle produzioni di film e fiction svolto da Apulia Film Commission hanno dato visibilità e attrattività a tante altri parti del territorio. Ma ora siamo di fronte ad un nuovo salto qualitativo. Alla narrazione deve corrispondere una quotidianità ed un radicamento della produzione culturale nei territori necessaria per dare continuità e soprattutto per costruire elementi per una “nuova narrazione” dei territori senza cui i fenomeni si appassiscono, non hanno la capacità di suscitare interesse e di intrigare i possibili fruitori nella sfida sempre nuova nei mercati della cultura e del turismo.    

Può il PON cultura essere uno strumento efficace di sostegno alle imprese culturali e creative nel quadro della programmazione 2014-2020?
Il PON cultura può essere un valido supporto allo sviluppo di un sistema di imprese culturali consolidato anche nelle sue componenti più innovative. La ricca e articolata dotazione dell’Asse 2 del PON Cultura, con i suoi 118 milioni di euro in regimi di aiuto, puntano a questo obiettivo. Occorre tuttavia che siano meglio definite le tipologie di imprese, anche al fine di evitare sovrapposizioni con altre forme di sostegno al settore, sia a gestione nazionale, sia a gestione regionale,  orientando meglio, in questo modo,le caratteristiche degli aiuti sulle tipologie dei destinatari. Soprattutto sarà di formidabile aiuto se lo sforzo sarà concentrato su iniziative che garantiscano continuità nel tempo. Da questo punto di vista la costituzione di nuovi strumenti di ingegneria finanziaria dedicati al settore e possibilmente gestiti da soggetti finanziari specializzati potrà essere quell’elemento di stabilizzazione del settore di cui tutti gli operatori sentono bisogno.
 
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Luca Celi è presidente COFIDI.IT