Palladio e i bachi da seta
Vicenza. Nella sala di Palazzo Barbarano, sede del Cisa-Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza dove figurano i modellini in legno dei palazzi progettati da Palladio, sarà esposta anche un teca contenente bachi da seta. Con tanto di albero di gelso che sarà piantato in cortile.
Non è un vezzo, ma la dimostrazione che gli splendidi edifici palladiani non sarebbero esistiti se Vicenza, nel Cinquecento, non fosse stata la capitale della produzione della seta.
È un piccolo segno di come sarà il Palladio Museum, presentato lo scorso 25 maggio a Vicenza, ma che sarà ufficialmente aperto il prossimo 4 ottobre. La stessa scelta del logo indica la doppia natura di questa nuova istituzione: museum, all’inglese, ma nello stesso tempo un termine di derivazione latina. Internazionale, quindi, ma anche ancorato alla tradizione classica. Come l’opera del grande architetto che ha gettato un ponte tra il passato e il futuro. Se tutta la città è un monumento all’aperto di Palladio, il nuovo museo si pone come l’inizio di un percorso di studio, aperto tanto agli studiosi che a un pubblico non specializzato. A cominciare da una rilettura del palazzo stesso.
Alla presentazione hanno partecipa il sindaco di Vicenza, Achille Variati; Silvano Spiller, vicepresidente della Cariverona, che finanzia l’iniziativa, insieme alla Regione Veneto e ad Arcus Spa e i rappresentanti del Cisa, dal presidente, Amalia Sartori, a Howard Burns; dal direttoreGuido Beltramini all’architetto Alessandro Scandurra, che ha condiviso con Beltramini il progetto.
Sei le sale ipotizzate, ma si tratta di una proposta flessibile nel tempo.
La prima è dedicata alla fortuna di Palladio nel mondo, a sottolineare il carattere internazionale della sua architettura. Simboli: la carta e l’inchiostro, un riferimento al suo trattato. La seconda allatecnica costruttiva: il mattone, quello inventato dallo stesso Palladio per abbattere i costi delle costruzioni, e l’argilla; segue il capitolo di Vicenza, simbolizzata dalla seta. Poi la civiltà in villa, una filosofia di vita che trova la sua quintessenza nella rotonda e, insieme, un fatto economico di primaria importanza con la coltivazione del grano, che permise alla Serenissima di emanciparsi dall’obbligo dell’importazione dall’Impero Ottomano. A conclusione Venezia e il suo colore, quel rosso oramai non più leggibile ma certificato nelle basiliche della città lagunare.
Importante, per il pubblico, anche il ricorso alle tecnologie virtuali: con i grandi studiosi, da Jim Ackerman a Howard Burns allo stesso Beltramini che presteranno la loro immagine per illustrare le diverse sale.
I primi di ottobre segnano un appuntamento decisivo per il rilancio di Vicenza a capitale internazionale. Il 4 si inaugura il Palladio Museum; il 6 si celebra la fine del restauro della basilica, con la grande mostra «Raffaello verso Picasso» e, contemporaneamente, verrà aperta la nuova sezione di Palazzo Chiericati, sede del Museo Civico, con la riscoperta delle stanze sotterranee, dove sarà allestita la mostra dei ritratti da Botticelli a Matisse. Entrambe le esposizioni a cura di Marco Goldin.
Infine, si spera, che, sempre il giorno 6, anche se in questo caso non vi è ancora un’assoluta certezza, possa essere riaperta anche la chiesa di Santa Corona.
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da Il Giornale dell'Arte , edizione online, 25 maggio 2012