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Palazzo Te fa Scuola sul fare Arte

  • Pubblicato il: 15/07/2018 - 00:01
Autore/i: 
Rubrica: 
MUSEO QUO VADIS?
Articolo a cura di: 
Cristina Casoli
Una scuola residenziale per ripensare il futuro della città attraverso le arti. L’economista Stefano Baia Curioni, che presiede la Fondazione Palazzo Te, vara il progetto chiamando l’artista visivo Stefano Arienti, la poetessa e drammaturga Mariangela Gualtieri, il ballerino e coreografo Virgilio Sieni.  Rispondonoassessori alla cultura, attori, allievi del conservatorio, insegnanti, ricercatori, mediatori, rappresentanti di imprese e associazioni. Un terzo è mantovano, il resto proviene  da fuori. Tre partecipanti sono arrivati grazie a borse di studio della Yale School of Art, la scuola d’arte più importante degli Stati Uniti".
Rubrica di ricerca in collaborazione con il Museo Marino Marini

Il prof. bocconiano, storico dell’economia,  Stefano Baia Curioni, all’insediamento nel 2016 alla Presidenza della Fondazione Palazzo Te aveva promesso scintille in una Mantova sazia del suo passato,  toccata dalla crisi industriale e in rallentamento economico,  ma sorprendente e nelle potenzialità, pronta a diventare capitale della cultura italiana. “Mantova città d’arte necessita di un progetto di rinnovamento, un profondo lancio dell’immaginario, nell’imprenditorialità, nel lavoro. Il tema non è tanto quello di avere turismo culturale, ma di farne un mezzo per generare opportunità accessibili ai giovani” dichiarava alle nostre colonne “L’attrattività dei grandi centri urbani porrà seri problemi di brain drain per le piccole e medie realtà. E’ un processo irreversibile e dagli esiti problematici, a meno di non contrapporgli processi organici  e condivisi di sviluppo a base culturale capaci di accompagnare interventi infrastrutturali”.
 
Baia Curioni sta lavorando sulla sfida del ri-posizionamento internazionale, che riguarda non solo il ruolo del Centro, ma tutta la città. Meno grandi mostre, più coinvolgimento. Dopo aver prodotto mostre di ricerca - tra le quali il percorso sul rapporto tra cultura d’impresa e umanesimo, attraverso le grandi figure imprenditoriali che con l’arte hanno nutrito la loro visione, il loro successo, nel rispetto delle comunità di azione -, ora Palazzo Te, che in passato ha avuto alterne strategie, ma si era connotato come contenitore espositivo, vara  una Scuola di pensiero attraverso le Arti  dalla quale, con  la città di  Mantova, attende  spunti di riflessione sul futuro.
 
Il progetto si apre con “Fare Arte”, il workshop residenziale condotto a luglio dall’artista visivo Stefano Arienti, la poetessa e drammaturga Mariangela Gualtieri, il ballerino e coreografo Virgilio Sieni  nella villa giuliesca. Un appuntamento che ha fatto boom di richieste, ma solo quaranta sono stati i posti  disponibili.  Il percorso di apprendimento ha avuto a fianco lo stesso Baia Curioni,  che dirige la scuola,  affiancato dai  ricercatori Simone Autera, Marta Equi Perazzini e Stefania Gerevini. “Stiamo cercando di essere inclusivi”, afferma Baia Curioni.  “Impressiona soprattutto la qualità delle persone che hanno chiesto di partecipare: assessori alla cultura, attori, allievi del conservatorio, insegnanti, ricercatori, mediatori, rappresentanti di imprese e associazioni. Un terzo è mantovano, il resto è arrivato da fuori. Non solo: tre partecipanti sono arrivati grazie a borse di studio della Yale School of Art, la scuola d’arte più importante degli Stati Uniti. Due post laurea e un ricercatore».

Per il primo anno si tratta di una scuola di progetto con  momenti di riflessione sull’uso del palazzo . “I partecipanti sono  progettisti, ricchi di idee e creatività. Saranno sorgenti interessanti soprattutto per pensare le attività dei giardini, dell’esedra, della parte che sarà aperta alla città”.
 
Workshop a porte chiuse e due momenti di contributi, di  apertura alla città. Una serata a Lunetta sul progetto di arte pubblica, l’altro sul progetto Mantova Hub di cultura scientifico-botanica.

Quali gli obiettivi di una Scuola di Palazzo Te?
«La scuola vuole essere un luogo di riflessione sulla cultura, sulle sue pratiche e il suo senso individuale e sociale - sottolinea Baia Curioni - L’attività educativa sarà il cuore pulsante di ciò che poi le mostre, le sale, le attività per i bambini, sviluppano in altro modo, ma si tratta sempre di un’operazione creativa” afferma Baia Curioni. «Credo sia una bella operazione che crea un ponte con una delle più grandi scuole d’arte del mondo. I maestri, ciascuno nel proprio campo, hanno grandi progetti, con intorno persone di grande qualità. Sarà un percorso molto sperimentale, con l’attività di documentazione che sarà svolta proprio a partire da un vero e proprio documentario. Ci saranno poi tre persone con un ruolo di mediazione tra i maestri e gli allievi. Terranno anche una sorta di diario di ciò che succede. Vedremo che processi si innescheranno».
 
Quale futuro?
 “Una scuola che abbia «la capacità di avere visioni: penso all’artigianato, a mettere in collegamento i grandi maestri artigiani e i loro allievi, in particolare sul fronte del restauro. Ma questo  quando le Fruttiere saranno più agibili.
Mi piacerebbe che questa scuola potesse avere un futuro. E in futuro persegua altre linee di lavoro, sempre seguendo il flusso segnato da quattro parole: “scuola, ricerca, produzioni, relazioni”.