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Nel corpo delle città per iniettare il cambiamento

  • Pubblicato il: 15/03/2016 - 18:45
Rubrica: 
BANDI E CONCORSI
Articolo a cura di: 
Francesca Vittori

In occasione della presentazione della terza edizione del bando Culturability di Fondazione Unipolis a Torino è emersa una serie di riflessioni sulla capacità dei bandi di stimolare la diversità culturale dei territori, secondo una visione che trasforma la cultura in uno strumento di welfare
 

Sono le «comunità del cambiamento» quelle che si sono incontrate al Cecchi Point di Torino il 7 marzo 2016 per l'incontro di presentazione del bando culturability. Così le ha definite Ilda Curtiassessore Progetti di Rigenerazione Urbana e Politiche Giovanili del Comune di Torino che insieme a Roberta Franceschinelli, responsabile culturability Fondazione Unipolis, Ugo Bacchella, presidente Fondazione Fitzcarraldo e Davide Paglia, presidente dell’associazione Il Campanile che gestisce il Cecchi Point-l’hub interculturale che ha appena compiuto 5 anni- hanno animato un incontro in cui, a corollario delle informazioni tecniche sul bando, si è parlato di città, periferie, cultura e processi enzimatici di rigenerazione.
 
Quello delle comunità del cambiamento è un soggetto liquido, complesso da indagare ricorrendo a demarcazioni di carattere generazionale. Non sono solo i "giovani under 35" a voler cambiare, costruire e rigenerare; testimonianza ne è il fatto che riuniti al Cecchi Point c'erano operatori culturali brizzolati, teatranti sulla quarantina come anche giovani studenti universitari ancora alla ricerca di una definizione di futuro. Tutti accomunati dalla voglia di dare vita a un tessuto urbano diverso, ripensando gli spazi delle città.
 
Fulcro della discussione è stato il bando culturability che, ormai alla terza edizione, ha consolidato la propria posizione di catalizzatore di idee e progettualità innovative a livello nazionale. Un bando che nelle precedenti edizioni ha raccolto oltre 1820 proposte e che ha scelto di presentarsi in un lungo tour dal Nord al Sud Italia per ribadire e far percepire la propria volontà di essere presente sui territori. Perché, in maniera indiretta, saranno proprio questi a trarre beneficio dai processi di rigenerazione che il bando vuole attivare.
 
Con questa iniziativa la Fondazione Unipolis mette a disposizione complessivamente 400 mila euro per supportare quei progetti culturali innovativi che rigenerano e danno nuova vita a spazi, edifici, ex siti industriali abbandonati o in fase di transizione. Fra le proposte pervenute, ne saranno selezionate 15 che avranno l’opportunità di partecipare a un percorso di formazione per poi decretare i 5 progetti finalisti che riceveranno 50 mila euro ciascuno e continueranno l’attività di mentoring. Le attività di formazione e accompagnamento per l’empowerment dei team, sono sviluppate in partnership con Fondazione Fitzcarraldo e Avanzi/Make a Cube³, che coadiuveranno Unipolis nel percorso di accompagnamento ai team.
 
«Questo bando ha una caratteristica importante: la connessione tra la valorizzazione del patrimonio pubblico e la produzione di attività e di servizi». Un processo che alimenta la biodiversità delle città ma che, secondo Ugo Bacchella, denota ancora un problema: la mancanza di un rapporto tra le istituzioni, le politiche e l'ecosistema di nuove iniziative legate all'innovazione culturale. "Non c'è ancora una filiera né una relazione tra ciò che fanno le istituzioni culturali mainstream e il resto. Si fanno delle cose bellissime ma non hanno ancora alcun impatto sulle politiche culturali».  Un tema questo ripreso anche da Ilda Curti: «Abbiamo avuto e abbiamo tuttora la capacità di avviare moltissime buone pratiche ma facciamo una fatica immensa a costruire buone politiche. Questo magma di idee che si affaccia sulla scena urbana in un momento di risorse scarse, fatica a divenire una politica mainstream, un modo e uno sguardo condiviso e collettivo di ripensare alla città». Un problema molto spesso legato alla tendenza delle amministrazioni a concentrarsi sugli spazi prima che sui progetti. «C'è ancora grande confusione di terminologie. La rigenerazione viene spesso usata come sinonimo di riqualificazione, parola che rimanda a un insieme di competenze che stanno all'hardware - i muri, le strutture. La rigenerazione invece considera la città come un tessuto vivo, un organismo vivente, un ecosistema in cui i luoghi sono importanti ma dove è ancora più importante investire in chi questi luoghi li popola».
Proprio la nuova generazione di bandi dedicati a imprese e organizzazioni culturali - tra i quali oltre a culturability è possibile annoverare che-Fare, IC Innovazione Culturale di Fondazione Cariplo e Funder 35 di ACRI - pone maggiore attenzione sulle competenze, le capacità e le energie di chi può riempire e vivificare questi luoghi. Una tendenza che ha per protagoniste le fondazioni bancarie e d'impresa, che stanno cambiando le prassi di erogazione a pioggia per introdurre nei bandi servizi di accompagnamento e mentoring finalizzati a rafforzare le competenze dei progettisti. Perché sono proprio le "capabilities" a dover essere costruite prima dei luoghi.
«Questo è un passo in avanti enorme» continua Ilda Curti «La nuova modalità di agire delle fondazioni di impresa sta inducendo a cambiare anche la cultura delle amministrazioni locali con i suoi bandi pubblici, che tendono a focalizzarsi meno sul tema della sostenibilità economica e della valorizzazione del patrimonio e stanno cominciando a riflettere sulle progettualità. I luoghi non possono più essere pensati senza tenere conto di ciò che il territorio e i cittadini hanno bisogno. Abbiamo tantissime cattedrali nel deserto, che sono state infrastrutturate per ospitare industria creativa, ma una volta finite le risorse straordinarie rimanevano vuote perché nel frattempo non si era investito sul territorio. Oggi, è arrivato il momento di pensare prima a cosa fare, poi a dove farlo».
 
Sempre più nei contesti urbani si pone la necessità di superare la distinzione tra centro e periferia: ogni territorio è un ecosistema e la sua biodiversità va coltivata poiché costituisce il tessuto privilegiato dove si sperimenta e si fa cultura. I bandi possono iniettare dosi di cambiamento all'interno del corpo delle città e dei territori stimolando quella produzione culturale che rafforza le comunità e le fa vivere meglio. Poiché la cultura può essere anche uno strumento di welfare.
 
La call “culturability – rigenerare spazi da condividere” è aperta dal 15 febbraio al 15 aprile 2016. Al bando possono partecipare organizzazioni no profit, imprese private che operano in campo culturale ricercando un impatto sociale e team informali con prevalenza di under 35. I progetti dovranno essere inviati online tramite il sito www.culturability.org.
 
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