Museo Madre: l’irrisolta depressione post partum
Napoli. Tra repliche, illazioni, precisazioni, chiusure di sale (murate, a dire il vero), opere che lasciano il museo, indebitamenti e annunci di nuovi stanziamenti di fondi, il Madre ancora in queste ore sta offrendo il suo malsano contributo ad annebbiare la già oscura e claudicante politica culturale cittadina e con essa chi per vizio o per virtù desidererebbe poterne beneficiare.
In questa vicenda, dove il «buono», non si sa perché, si confonde col «malamente», puntuali emergono contraddizioni e colpi di scena, che congelano le possibilità di discernimento.
Da un lato l’assessore alla Cultura della Regione Campania Caterina Miraglia ha annunciato che finalmente sono stati stanziati fondi ordinari per il 2012 (2 milioni e 300mila euro che si vanno ad aggiungere al milione di euro già speso nei soli primi 4 mesi del 2012) ed europei per i prossimi due anni (5 milioni e 650mila euro) e che si è pervenuto a un nuovo accordo con la Scabec, società misto pubblico-privata (51% Regione Campania) che gestisce i servizi museali e la realizzazione delle attività espositive e culturali del museo, che vanta un credito nei confronti della Fondazione Donnaregina di 8 milioni di euro. Anche se, intervenendo sull’argomento, l’ex direttore del MadreEduardo Cicelyn, dimissionato lo scorso maggio, invita alla cautela, avvertendo che in realtà si tratterebbe ancora una volta di «fantomatici fondi europei» («Corriere del Mezzogiorno», 27 giugno 2012), sempre promessi anche sotto la sua direzione, ma mai giunti effettivamente nelle casse del museo. E di qui l’indebitamento.
Dall’altro lato, però, il vero tema di queste ore è il «giallo Pistoletto» svelato dal consulente della Regione Campania Gianni Limone, il quale, incaricato di visionare i conti della Fondazione Donnaregina non solo avrebbe verificato delle incongruenze nei bilanci (consuntivo 2011 e preventivo 2012) ma, in particolare, avrebbe scoperto l’assenza della «documentazione che supporti la decisione di capitalizzare le opere di Pistoletto per 402mila euro» («Corriere del Mezzogiorno», 26 giugno 2012).
Anche su questo punto risponde Cicelyn precisando l’attuale collocazione delle tre opere (Parco Troisi a San Giovanni a Teduccio, Mostra d’Oltremare a Napoli, Ospedale Cardarelli a Napoli), le quali, ancorché prodotte con fondi regionali dal museo nel 2007, non sono di proprietà della Fondazione. La cifra indicata da Limone non corrisponderebbe, dunque, al valore delle opere (ben più alto, chiaramente) ma fa riferimento ai soli costi di produzione e di allestimento. L’ex direttore, però, lancia anche un’amara sfida ai vertici della Fondazione, preoccupati di patrimonializzare le opere rimaste in collezione, invitando loro a motivare allo stesso Michelangelo Pistoletto la bontà delle ragioni per cui il Maestro dovrebbe procedere alla donazione delle sue opere a favore di un museo che è «un corpo ormai privo d’anima, inerte e sconsolato».
Eppure, per questo luogo «destinato a degradarsi e a spegnersi nel disinteresse generale», nuovamente si annuncia, per settembre, il bando di concorso per il nuovo direttore.
Ma se reale è la «morte cerebrale del Madre» di cui scrive Cicelyn, non sarà forse il caso di riflettere, piuttosto, sulla necessità di uno statuto etico a favore dell’eutanasia culturale?
© Riproduzione riservata
da Il Giornale delle Fondazioni, edizione online, 27 giugno 2012