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Marco Parini: nella mia agenda anche il grattacielo di Venezia

  • Pubblicato il: 12/10/2012 - 01:27
Rubrica: 
NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Anna Saba Didonato
Marco Parini

Milano. Marco Parini è da meno di un mese il nuovo Presidente nazionale di Italia Nostra, incarico nel quale è succeduto ad Alessandra Mottola Molfino. Cinquantotto anni, avvocato, è docente di Legislazione dei Beni culturali presso l'Università Cattolica di Milano, ma anche storico dell'arte e vicedirettore del Museo Bagatti Valsecchi.
Quando è iniziata la sua «militanza» in Italia Nostra?
Nel 1973, con il gruppo giovani della sezione di Milano. Nel tempo ho ricoperto le varie cariche territoriali, da responsabile regionale a presidente della sezione stessa, la più grande d’Italia. In seguito sono entrato a far parte del Consiglio Nazionale: ho ricoperto per molti anni la carica di vicepresidente e ora di presidente. Un impegno gravoso, possibile solo con l’aiuto di tutti, dirigenti e soci dell’Associazione.
Come nasce questo suo interesse per l’arte?
La passione per l’arte e la storia risale alle scuole medie. Per tanti anni sono stato uno schedatore del Ministero, mi sono laureato in Giurisprudenza e ho frequentato la Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte. Negli anni Novanta, poi, l’esperienza al Comune di Milano quale assessore alla Cultura mi ha consentito di avere un approccio ai problemi al di là del «tavolo». L’impegno è poi continuato con l’adesione all’Aipai [l'Associazione per il patrimonio archeologico industriale,Ndre la partecipazione a Icom Italia [la sezione italiana dell'International Council of Museums,Ndr].
In un periodo difficile come questo, il turismo e i beni culturali costituiscono più che mai una risorsa per il nostro Paese. Quale sarà la sua linea politica?
La valorizzazione, doverosa nei confronti del nostro patrimonio storico-artistico, può e potrà sviluppare l’economia nazionale con l’apporto valutario che ne consegue, l’economia locale con lo sviluppo dell’indotto ricettivo alberghiero, commerciale e soprattutto occupazionale. Tutto ciò deve, però, avvenire in modo compatibile con la conservazione e la tutela dei beni, siano essi centri storici, raccolte e musei, singole opere. La promozione non può snaturare né logorare il patrimonio culturale che tutto il mondo ci invidia.
Quali sono le questioni più urgenti della sua agenda di Presidente?
Oltre all’organizzazione e allo sviluppo dell’Associazione, saranno i temi nazionali a impegnarci, come sempre. Problemi generali, come il riassetto del territorio, la tutela dei centri storici e del paesaggio, e fatti specifici come la Camera degli Sposi «chiusa per terremoto» e il progettato grattacielo a Venezia. Il lavoro non manca, ma neanche l’impegno.
In base alla sua esperienza di docente, quanto conta oggi la formazione nell'ambito delle professioni legate al patrimonio storico-artistico?
La formazione nell’ambito delle professioni legate ai beni culturali è fondamentale. La complessità dei temi presuppone un approccio che tenga conto dei contenuti e delle norme che ne disciplinano i processi di tutela e valorizzazione. La formazione non può, però, prescindere da un apprendistato sul campo che segua la formazione teorica peraltro da aggiornare continuamente.

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