Mai come ora
Trend. Siamo nella grande trasformazione, possiamo essere la grande trasformazione. Il numero corale che vi offriamo è denso di nuove piste progettuali e realizzazioni attivate da fondazioni che segnano la via per affrontare le sfide sociali, con nuovi schemi, capitalizzando il passato: in campo nella moderna filantropia enti di origine bancaria, corporate (con un focus dedicato in questo numero che legge la grande vitalità di Bologna firmata Golinelli e Seragnoli), di comunità, di famiglia, nate da individui.
“In dieci anni le fondazioni italiane, oggi 6200, sono quasi raddoppiate. Ma ciò che segna la differenza è l’emergere di approcci strategici con modelli più efficaci ed efficienti di allocazione delle risorse. Secondo le stime di Ernop - European Research Network on Philanthropy, nel nostro Paese, muovono 9,1 miliardi annui (1 mld dalle Fondazioni di origine bancaria) in attività socialmente utili. L’Italia sale al terzo posto in Europa, dopo la Germania (23,8 mld). In testa il Regno Unito con 25,3 miliardi. Centrale il ruolo di queste infrastrutture sociali, che aprono sperimentazioni di nuovi approcci sui social challenge: Oxford Economics stima che in Italia, entro il 2025, il divario tra risorse pubbliche e domanda di servizi sociali arriverà a 70 miliardi”. In questo numero parliamo anche di nuove fondazioni. Tra queste, post Brexit, la grande Nesta UK sbarca in Italia con una newco realizzata con Compagnia di S. Paolo per l’innovazione sociale su educazione, patrimonio e produzione artistica, salute, misurandone l’impatto che, come dice Francesco Profumo “parte dalla qualità della vita, dal far star bene le persone”.
Un trend che pare inarrestabile nell ripensamento della filantropia strategica, che sarà tra l’altro al centro del quinto Lang Philanthropy Day, in calendario a Palazzo Clerici a Milano il 24 ottobre (Fondazione Lang Italia, agenda online), ed esattamente dopo un mese, la prima conferenza italiana delle Fondazioni (la filantropia) di Comunità, grandi infrastrutture del dono (1800 nel mondo, 660 in Europa) voluto da Assifero con Acri. Un cambiamento che ha avuto un’accelerazione negli ultimi anni e che trova faticoso approdo della Riforma del Terzo Settore, ora alla prova dei decreti attuativi, verso l’innovazione sociale che è innovazione culturale. Un cambiamento che interessa profondamente le istituzioni culturali, come si sta leggendo dal percorso autunnale dei grandi confronti tra esperti e operatori, da Artlab a Mantova promosso da Fondazione Fitzcarraldo, a LuBec di Fondazione Promo PA e al Ravello Lab di Federculture. Appuntamenti dai quali ha preso il via il dibattito sull’Anno Europeo del Patrimonio, molto più di un evento, un’opportunità di cambio di passo, affrontando in rete le complessità. “E’ l’anno decisivo per mostrare sulla scena globale il ruolo della cultura nell’indifferibile processo di ricostruzione di una identità europea veramente condivisa (…). E per cogliere una svolta storica, la spinta alla trasformazione, dalla produzione culturale diffusa, che non si riprensenterà”, come ha afferma Pier Luigi Sacco. Guardando in tempi ibridi a modelli ibridi, nella governance, come nella sostenibilità, nella responsabilità. Da questi incontri “Parole come patrimonio, impresa, comunità e welfare, stanno assumendo una consistenza tale da inquadrare la cultura come elemento fondativo per lo sviluppo di una architettura civile” come restituisce Massimilano Zane, considerando che, come ci indica Rosaria Mencarelli, “il patrimonio che non pensa al welfare diventa un costo”.
Buona lettura da:
Benedetta Bodo, Roberta Bolelli, Ivana Bosso, Paola Bracke, Paolo Castelnovi, Cristina Casoli, Luca Dal Pozzolo, Elena Lombardo, Chiara Galloni, Emanuela Gasca, Sendy Ghirardi, Neve Mazzoleni, Antonio Lampis, Chiara Paolino, Francesca Panzarin, Giangavino Pazzolla, Pierluigi Sacco, Elena Santagati, Erminia Sciacchitano, Catterina Seia, Francesca Sereno, Michele Trimarchi, Massimiliano Zane, Lucia Zanetta, Alessia Zorloni
In partnership con: Fondazione CRC, Fondazione Exclusiva, Fondazione Marino Marini, Fondazione Sardi, Classis.