Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

L'innovazione sociale viene dal Sud

  • Pubblicato il: 16/03/2015 - 10:30
Autore/i: 
Rubrica: 
CONSIGLI DI LETTURA
Articolo a cura di: 
Francesca Sereno

Turismo sostenibile, green economy, valorizzazione del patrimonio paesaggistico e culturale e innovazione sociale trovano casa nel Meridione d'Italia. Un territorio che, sfidando i luoghi comuni, diventa terreno di sperimentazione di nuove forme di sviluppo locale.
Le risorse naturali e culturali di quest'area costituiscono un felice punto di partenza per attivare nuove esperienze: nelle regioni meridionali sono presenti siti culturali pari al 48% del patrimonio nazionale, il 30% dei 49 siti Unesco italiani, 14 parchi nazionali su un totale di 24, il 39,7% della superficie delle aree protette (Dati Ministero dell'Ambiente).
Tuttavia la ricchezza del patrimonio paesaggistico e culturale, come sottolineano gli autori, non sempre costituisce un fattore positivo, soprattutto se si ragiona con un approccio economico, ponendo il problema su cosa investire e su quale impatto monetario si può generare. Diverso è, invece, se il patrimonio culturale viene considerato come un valore identitario, il cui recupero corrisponde ad un bisogno sociale.
Ed è proprio su questi presupposti che sono nate le 11 esperienze presentate, raccontate con uno stile narrativo incalzante che ne evidenzia le passioni e la creatività di chi le ha fatte nascere e crescere.
Sicilia, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia e Sardegna sono teatri di progetti che hanno avuto non pochi problemi di gestazione e di realizzazione, ma che la tenacia e lo spirito dei promotori sono riusciti a far decollare e a innestare dei meccanismi di innovazione sociale nel loro territorio.
In Sicilia, tre iniziative nascono per proporre un'immagine diversa dell'isola, che si fonda sul coinvolgimento di quella parte di abitanti – residenti e migranti - la cui voce spesso viene trascurata. Addiopizzo a Palermo, con lo scopo di formare un movimento antimafia, crea un'economia virtuosa in cui i cittadini scelgono di rivolgersi soltanto ad una lista di commercianti, imprenditori, artigiani che dichiarano di «non pagare il pizzo». L'associazione diventa poi cooperativa ed estende la propria attività al settore turistico con Addiopizzo Travel. Sempre a Palermo, Mare Memoria Viva* è un progetto di valorizzazione del territorio che comprende un ecomuseo urbano multimediale diffuso in più sedi, un geoblog che si arricchisce delle storie e delle immagini di mare degli utenti, un’offerta turistica e culturale innovativa. Il Museo delle Migrazioni a Lampedusa è ideato dall'associazione Askavusa per realizzare una mostra permanente degli oggetti dei migranti ed uno spazio informativo sull'evoluzione dell'isola come luogo di approdo.
In Campania nascono progetti che mirano a sviluppare il proprio territorio partendo dalle risorse naturali  e culturali esistenti. Il Centro Studi Interdisciplinari Gaiola di Napoli è gestito da un gruppo di laureati in scienze ambientali che, coinvolgendo persone e raccogliendo risorse, ha creato un'attività per finanziare la ricerca e la valorizzazione della costa di Posillipo: visite guidate per adulti e bambini, attività didattiche e di ricerca scientifica.
La Cooperativa La Paranza* di Napoli si attiva per riqualificare e valorizzare tutta l'area storica artistica del Rione Sanità – in particolare le catacombe di San Gennaro e San Gaudioso - con l'obiettivo di favorire la nascita di attività turistiche e commerciali anche per generare occupazione per i giovani del quartiere.
Rural Hub nel Cilento nasce dalla necessità di mettere a sistema le esperienze di innovazione rurale già esistenti sul territorio, renderle economicamente sostenibili nel tempo, incentivare nuove sperimentazioni e portare avanti di pari passo un percorso di ricerca tanto teorico quanto pratico e di divulgazione.
Altre iniziative riguardano la valorizzazione di spazi come l'ex Ex Fadda a San Vito dei Normanni e Farm Cultural Park a Favara, a pochi chilometri da Agrigento. Il primo è  un ex stabilimento enologico diventato uno «spazio delle opportunità» per circa una trentina di organizzazioni con un'offerta diversificata che comprende  attività culturali, servizi per la comunità, spazi per tempo libero e ristorazione, co-working; il secondo è un complesso immobiliare del centro storico destinato ad attività culturale e a servizi turistico-ricettivi e commerciali, improntato su tutto ciò che riguarda l’innovazione a 360 gradi.
Esistono poi casi nati per fare rete e creare community come Fondazione CRESCO* in Basilicata, il cui intento è incentivare la partecipazione dei cittadini allo sviluppo locale; Liberos a Sassari, una rete virtuale e fisica tramite la quale i diversi soggetti della filiera del libro interagiscono dentro e fuori dal sito, condividendone i contenuti e utilizzando questo spazio come luogo di scambio e d’incontro; Calabresi Creativi Smart DMO, una piattaforma pensata come spazio collaborativo digitale tramite la quale gli attori privati e pubblici della filiera turistica possono fare sistema e creare un’offerta turistica integrata.
Che cos'hanno in comune queste esperienze?
Le risposte sono diverse, prima fra tutte il fatto che queste storie sono cresciute in territori «marginali per posizione geografica, per qualità della vita, per rilevanza nella produzione dell’indotto economico del paese». Territori dove sembra che nulla sia possibile, ma che diventano terreni fertili di sperimentazione per varie ragioni: l’attenzione mediatica più facile, la possibilità di sbagliare senza fare troppo rumore, il senso di comunità più forte.
Se inizialmente queste realtà sono nate basandosi sul lavoro volontario, in una logica di vero e proprio attivismo, nel tempo sono state capaci di porre le condizioni per generare lavoro retribuito. E gli spazi fisici vengono recuperati a partire (e non a prescindere) da esigenze locali; in altre parole è il contenuto che genera il contenitore e non viceversa.
Il cittadino non è più considerato come utente/consumatore ma diventa parte attiva, è coinvolto nella partecipazione e nella co-progettazione.
Ed è a partire da questa considerazione che gli autori definiscono il vero valore, il tratto distintivo dell'innovazione sociale: la capacità di allargare la civitas, partendo dal basso. Il cittadino così non è più soltanto quel soggetto sottoposto a burocrazia o che gode del diritto di voto, ma diventa soggetto fondante la vita sociale, di cui è responsabile.
L'altra riflessione che emerge da queste esperienze è che il patrimonio artistico italiano costituisce una risorsa per il rilancio dei territori quando non viene considerato come «una somma di quadri, statue, reperti e musei» ma come un insieme di elementi materiali e immateriali che «ci dà forma come comunità». Questi progetti dimostrano proprio che non esistono patrimoni se non ci sono delle comunità che, collettivamente, li riconoscono come tali.
La sfida dunque è uscire dal consueto modello di valorizzazione del patrimonio culturale, dove prevale l'attenzione agli effetti economici che esso è in grado di generare, legati alla capacità di attrazione e alla dimensione di spesa dei visitatori, appannaggio delle grandi istituzioni culturali di tipo tradizionale.
Le politiche pubbliche oggi sono ancora molto orientate ai «grandi attrattori culturali»; nei casi raccontati la pubblica amministrazione, pur non avendo ostacolato le iniziative, ha giocato un ruolo passivo. La strada sembra invece cominciare a riconoscere che le soluzioni per il rilancio dei territori devono partire dal basso, ossia dall'ascolto e dal coinvolgimento degli utenti. E gli ingredienti della ricetta per la pubblica amministrazione in tema di innovazione sociale sono: trasparenza, comunicazione, partecipazione.

 
«Sud innovation. Patrimonio culturale, innovazione sociale e nuova cittadinanza»
Stefano Consiglio, Agostino Riitano
Contributi di: Alessia Zabatino, Tomaso Montanari, Alessandro Hinna, Marcello Minuti, Roberto Ferrari, Alessandro Bollo, Alessandra Gariboldi, Carlo Borgomeo e Fabrizio Cobis 
Franco Angeli, Milano, pp. 208,1a edizione 2015, 27€
 
* queste iniziative hanno ottenuto un contributo della Fondazione con il Sud

Articoli correlati: Il bene torna comune. Fondazione CON IL SUD valorizza il patrimonio culturale capace di generare innovazione sociale