Le Fondazioni private sono i nuovi attori di riferimento? Ne parliamo al primo Forum dell'arte contemporanea di Prato
La grande chiamata alle arti della Fondazione Pecci di Prato, che andrà in scena dal 25 al 27 settembre, sta registrando un record di iscrizioni: oltre 300 operatori attivi nel settore dell’arte contemporanea e circa 700 partecipanti del pubblico. Una sessione, moderata dal Giornale delle Fondazioni, sarà dedicata al confronto tra le Fondazioni private scese in campo. Dall’analisi dei problemi alla ricerca delle soluzioni, questi gli obiettivi
PRATO. Al Forum dell'Arte contemporanea di Prato, che va in scena dal 25 al 27 settembre, moltissimi operatori del sistema (sono ad oggi 300!) sono stati chiamati per percorrere un lavoro di auto-analisi cercando le ragioni interne per le quali l'Italia rimane sempre in ombra rispetto ad altre nazioni, pur essendo un Paese vivo in termini di produzione culturale. Il tema verrà esaminato in quasi 42 tavoli paralleli, divisi in 6 macro-aree, con la formula del workshop operativo dove i relatori sono invitati a formulare proposte concrete di azione.
E’ noto come in questi ultimi anni abbiamo assistito a una contrazione dei fondi pubblici alla Cultura sia a livello centrale che locale. Dal 2004 ad oggi la spesa stanziata per il Mibact è stata ridotta del 27,4%, passando da 2.197 milioni di euro del 2004 a 1.595 nel 2014. Nella legge di stabilità per il triennio 2014-2016 si prevede uno stanziamento pari a 1.527 milioni di euro, con un calo ulteriore del 3,1%.
In generale la spesa per il settore culturale in Italia continua a rappresentare il 0,2% del bilancio statale (fonte Rapporto ACRI, 2014).
Inoltre bisogna sottolineare che, laddove le risorse pubbliche vengono meno, enormi possibilità ci sono state date dalla Commissione Europea con un programma di fondi strutturali per il periodo del 2007-2013, dei quali sono il 46% sono stati spesi, facendoci registrare il quart’ultimo posto nella classifica dei migliori beneficiari nell’UE-27, alla pari con la Grecia e appena sopra Bulgaria e Romania.
L’ ex-Ministro Fabrizio Barca attraverso il PAC “Piano di Azione di Coesione” del 2011 ha cercato di fissare degli obiettivi di spesa per le Regioni obiettivo, facendo almeno salire la fruizione dei fondi dal 50% al 75%. Eppure fondi strutturali non sono stati spesi e sono stati restituiti all’Europa.
Questo fenomeno si accompagna all'evidenza che c’è una reale necessità di riformulare una strategia generale per la Cultura nel nostro Paese, per ottimizzare e creare sistema in modo da non perdere risorse, non sono le risorse mancanti il vero problema. Quello che manca in verità sono le visioni, i contenuti, il dialogo tra gli attori e forse il coraggio.
Secondo una ricerca Eurostat del 2013, che compara i dati della spesa pubblica nei Paesi dell'Unione fino al 2011, l'Italia destina l' 1,1% alla cultura, venendo superata dalla Grecia (1,2%) e da tutti gli altri Paesi dell'Ue, con la Germania all'1,8%, la Francia al 2,5% e il Regno Unito al 2,1%. Eppure secondo l'ultimoRapporto Symbola-Unioncamere, il sistema produttivo culturale conta in Italia ben 443.208 imprese (7,3% delle imprese italiane), dà lavoro a 1.450.836 persone (6,3% degli occupati) e produce 15,6% del valore aggiunto nazionale pari a 227 miliardi di euro.
Di fronte a questo enorme potenziale e risultato, nuovi attori si sono affiancati e in alcuni casi sostituiti alla funzione pubblica della governance del patrimonio culturale, per provare a risolvere problemi o perlomeno non interrompere l'energia della produzione culturale. Si tratta delle Fondazioni Private, un ecosistema molto ampio, che abbraccia Fondazioni di origine bancaria, Fondazioni d'impresa e numerose Fondazioni legate a iniziativa della società civile. Un sistema pulsante che sperimenta, realizza, stimola energie e risorse e sempre più sta cominciando a trasformare anche i connotati dei territori, agendo su più livelli, sempre più in regime di sussidiarietà con altri attori locali, in primis gli enti pubblici: dall’erogazione delle risorse, alla produzione diretta di contenuti, alla sperimentazione di progettualità di innovazione sociale a vocazione culturale che porta alla rigenerazione di aree urbane, come al rafforzamento delle imprese creative.
Quello che impressiona è lo scatto in avanti in termini di consapevolezza e forza delle azioni. Non si tratta solo di risposte di qualche illuminato imprenditore, ma di interventi di profilo strategico con profonde visioni di lungo periodo, tutte votate all'INNOVAZIONE. Sono i privati a sperimentare nuove piste.
Facciamo qualche esempio.
Per quanto riguarda le Fondazioni di origine bancaria, l’evoluzione della loro mission èchiara ed esplicita, come emerge dall’ultimo rapporto Acri: “Diverse fonti affermano che per superare la crisi occorre operare con urgenza un cambiamento di mentalità, soprattutto per ciò che riguarda le strategie di intervento nel settore dei beni culturali: realizzare investimenti nella cultura significa infatti non solo sostenere il rilancio della crescita intellettuale individuale e collettiva della comunità, ma altresì progettare e studiare una molteplicità di strumenti che portano al sostegno dello sviluppo civile ma anche economico della comunità, puntando sui giovani, sulla scuola, sulla formazione. [...]La cultura non dovrebbe pertanto essere intesa come corredo del tempo libero, ma essere riconosciuta quale fattore indispensabile per la produzione di innovazione di sviluppo, indirizzando le risorse soprattutto sul tessuto culturale delle città e dei territori, mettendo in moto attrattori competitivi, accessibili a tutti, garantendo la sostenibilità delle azioni”[1].
Giuliano Segre, già presidente della Fondazione di Venezia, dalle colonne del Rapporto Annuale delle Fondazioni 2013-2014 del Giornale dell'Arte, dichiarava chiarendo: “Cerchiamo di sviluppare effetti virtuosi, innescando processi di crescita non solo economica, ma anche culturale nelle collettività nella quale interveniamo, creando reti territoriali, con opportunità di formazione. Questi investimenti in campo sociale che senza perdere la redditività del capitale investito, producono effetti misurabili in campo sociale”.[2]
Il Mast, Manifattura di Arti e Sperimentazione e Tecnologia, voluta dall'imprenditrice Isabella Seragnoli e Open Mind, il centro di divulgazione della scienza realizzato negli spazi dell'ex Sabiem (circa 9000mq) dalla Fondazione Golinelli, entrambi a Bologna, nel quartiere periferico Viola, sono progetti di trasformazione a vocazione culturale concepiti da privati con la solidità e la prospettiva di una visione culturale ed economica “illuminata”.
Come del resto la Fondazione Prada che ha aperto la sua nuova sede a Milano in Viale Isarco, riqualificando un'area vicino alla scalo ferroviario di Porta Romana di quasi 19.000 mq. Nella missione di quest’ultima, ci sono parole programmatiche: “A che cosa serve un’istituzione culturale?” È questa la domanda fondamentale da cui vogliamo muovere. Siamo convinti che la cultura sia profondamente utile e necessaria, oltre che coinvolgente e attrattiva. Deve arricchire la nostra vita quotidiana, aiutarci a capire i cambiamenti che avvengono in noi e nel mondo. Sarà questa convinzione la base delle attività future della Fondazione.”
Chi sono e quanti sono questi attori? Come si relazionano con le Pubbliche Amministrazioni? Quali difficoltà' normative incontrano? Quali obiettivi si pongono? Sono consapevoli di far parte di un sistema attivo sulle Politiche Culturali? Quanta economia producono e con quali impatti? Sono le nuove istituzioni con la responsabilità della Governance del patrimonio materiale e immateriale culturale?
Nell'ultimo RA Fondazioni 2013-2014 abbiamo cercato di restituire una tassonomia dell'ecosistema delle fondazioni private, categorizzandole per qualità e tipologia delle azioni. Difficile dare una panoramica chiara ed esaustiva del mondo di tutte le Fondazioni nate per iniziativa privata. La loro natura è molto disomogenea e in divenire. Molte sono le realtà che nascono dalla privatizzazione di gestioni pubbliche che, con modelli giuridici partecipati, coinvolgono i privati.
Il paesaggio non è immediatamente leggibile. Inoltre, se sono molto solerti nel testimoniare le proprie azioni, meno disponibili nel condividere dati sensibili, come bilanci e destinazioni di spesa.
Siamo di fronte a un sistema che ha ancora molte fragilità: la prima proprio la capacità di monitorarsi in termini di impatti economici e sociali, nonché la mancanza di strutturazione che spesso inficia la capacità di fare sintesi delle proprie pratiche in modo efficace. Sono soggetti molto diversi anche nel raggio di azione a favore della cultura, fra coloro che valorizzano collezioni permanenti con apertura di spazi espositivi, centri di ricerca per l'arte e la curatela, residenze d'artista, centri espositivi di produzione site specific, parchi d'arte, ideatori di concept che scoprono luoghi restituendoli alla fruizione pubblica. Ma inizia ad emergere la volonta' di fare sistema e convergere verso una comune missione.
In questo senso l'iniziativa della costituzione del Comitato promotore per le Fondazioni italiane per l'arte contemporanea, promossa da una rete di fondazioni private, su iniziativa di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo indica una nuova via da percorrere. Il Comitato si propone di contribuire alla valorizzazione ed alla promozione del patrimonio artistico e culturale in Italia – con particolare riferimento al mondo dell’arte contemporanea – aggregando i soggetti che operano in questo ambito, promuovendo la creazione di una rete fra fondazioni, musei e centri d’arte contemporanea, privati, che hanno dato vita a spazi pubblici per la promozione dell’arte contemporanea; coordinando e valorizzando, in un’ottica di sistema, le esperienze e le attività poste in essere dai propri aderenti sviluppando progettualità comuni, innovative e sostenibili; realizzando un network come punto di riferimento, di confronto e di interlocuzione – in Italia ed all’estero – nell’ambito della valorizzazione e della promozione del patrimonio artistico e culturale.
Le Fondazioni che hanno aderito sono: Fondazione Brodbeck (Catania), Cittàdell’arte-Fondazione Pistoletto (Biella, Torino), Fondazione Giuliani (Roma), Fondazione Memmo – Arte Contemporanea (Roma), Fondazione Merz (Torino), Fondazione Antonio Morra Greco (Napoli), Nomas Foundation (Roma), Fondazione Pastificio Cerere (Roma), Palazzo Grassi – Punta della Dogana – Pinault Collection (Venezia) Fondazione Antonio Ratti (Como), Fondazione Remotti (Camogli, Genova), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), Fondazione Spinola-Banna (Poirino, Torino), Fondazione Nicola Trussardi (Milano), Fondazione VOLUME! (Roma).
I presupposti per la nascita di un sistema coerente sembrano avviati, in particolare il dialogo con il Mibact.
Un esempio virtuoso nella gestione di un bene pubblico, statale, con una compagine mista pubblico-privato e' il Museo Egizio di Torino, tra i primi 10 musei piùvisitati d'Italia. Di natura giuridica fondazionale, accanto agli enti pubblici locali e al Mibact, partecipano le due fondazioni di origine bancaria cittadine (Compagnia di San Paolo e CRT), la prima delle quali ha coperto metà del costo complessivo di 50 milioni di euro per il riallestimento con cui il museo ha ampliato l'esposizione su 4 piani.
Questa esperienza ha ispirato senz’altro la recente Riforma del Mibact di Franceschini. Uno dei punti di maggiore impatto è la creazione dei poli regionali, che puntano a ridefinire in ogni Regione le articolazioni periferiche della Direzione generale musei, con autonomia negli accordi di valorizzazione previsti dal Codice e favorire il dialogo fra i vari attori inter-istituzionali attivi nella valorizzazione del patrimonio.
Inoltre le nomine dei Direttori dei maggiori 20 Musei Nazionali con autonomia, su bando aperto e internazionale, ha segnato una svolta nel sistema precedente legato alle nomine all’interno delle Soprintendenze. Sebbene alcuni commentatori abbiano sottolineato che la riforma agisce sui sistemi gestionali, ma non sulla missione primaria dei Musei, che rimane ancora legata alla conservazione, alla tutela, più che all’esposizione, all’allargamento dei pubblici.
Dai grandi musei, il prossimo passo è verso i piccoli, traguardo che davvero puo' dare una sensibile svolta al settore culturale italiano, verso un'integrazione di offerta e efficientamento di risorse, per fare sistema comune.
Tutti questi temi saranno approfonditi fra gli ospiti confermati del tavolo delle Fondazioni: Fondazione Pinault, Fondazione Ermanno Casoli, Fondazione Piero Manzoni, Fondazione Lettera 27, Fondazione Brescia Musei, Fondazione Bonotto, Cittadellarte-Fondazione Pistoletto.
La programmazione completa è consultabile a questo link http://www.forumartecontemporanea.it/chi-siamo/centro-pecci.
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[1] XX Rapporto ACRI, 2014, pag.114. Scaricabile a questo link: https://www.acri.it/Article/PublicArticle/337/2923/ventesimo-rapporto-sulle-fondazioni-di-origine-bancaria---anno-2014
[2] Catterina Seia Marocco, “Si può cambiare la strategia sui beni culturali, tra pubblico e privato”RA Fondazioni il Rapporto 2013-2014, pag.12