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Le Fondazioni di Impresa hanno una strategia condivisa: investire sui giovani e contribuire allo sviluppo del secondo welfare.

  • Pubblicato il: 16/11/2015 - 00:22
Autore/i: 
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Sendy Ghirardi

Per la prima volta una ricerca indaga l’impatto degli investimenti operati sui  giovani da parte delle fondazioni di impresa e di famiglia, chiarendo il loro ruolo nella società. Dallo studio emerge come le attività filantropiche delle imprese contribuiscano fattivamente alla formazione giovanile generando effetti indiretti socio-economici.  Dal 2011 al 2014 sono stati erogati dalle fondazioni d’impresa 49 milioni di euro a beneficio di 56 mila giovani
 

Milano. Presentata in chiusura di Expo la ricerca Fondazioni d’Impresa per i giovani: come far crescere il vivaio, con la quale per la prima volta sono analizzati il ruolo e le mansioni delle corporate foundations italiane nei confronti dei giovani.
Il progetto nasce da un’idea di Fondazione Bracco con l’obiettivo di fare luce sulle possibilità create dalle attività umanitarie operate dalle aziende.
Nel 2013 Fondazione Italiana Accenture, Fondazione Adecco per le Pari Opportunità, Fondazione De Agostini, Enel Cuore Onlus, Fondazione Allianz UMANA MENTE, UniCredit Foundation e Fondazione Vodafone Italia, con Assifero, l’associazione italiana dei grandi enti filantropici, coordinate da Fondazione Bracco,  hanno deciso di collaborare per mettere a sistema e dare visibilità alle concrete opportunità di inserimento giovanile nel mondo del lavoro, di cui sono promotrici.
 
Quale scenario emerge dall’indagine condotta dall’Istituto di Ricerca Sociale?
Tra il 2011 e il 2014 sono stati investiti da parte di 49 fondazioni di impresa (il 37% delle fondazioni di impresa italiane) 49 milioni di euro che hanno coinvolto 56 mila giovani in 184 progetti censiti. Fondazioni che  negli anni di crisi sono state in prima linea a sostegno del paese: se nel 2012 le erogazioni raggiungevano quota 11 milioni di euro, nel 2014 gli stanziamenti sono saliti a 12,6.
 
Gli interventi delle 49 fondazioni intervistate riguardano diversi ambiti. Ben 16 intervengono nel settore dell’arte e della cultura, investendo a favore dei giovani artisti e professionisti creativi, incentivando la nascita di centri culturali e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico e utilizzando l’arte come strumento di formazione per favorire processi innovativi,  lo sviluppo del pensiero laterale e il team building nelle aziende.
Altre 16 si orientano su progetti di solidarietà e coesione sociale e cinque su progetti di assistenza sociosanitaria. 11 Fondazioni sono attive nell’istruzione, formazione e inserimento lavorativo, quattro nella ricerca tecnico-scientifica e altre quattro nella valorizzazione e tutela dell’ambiente.
 
Accanto ai dati quantitativi, dalla ricerca emerge una sorprendente ricchezza di nuove idee, prospettive e strategie d’intervento.
I progetti, calibrati su bisogni specifici grazie al coinvolgimento attivo dei destinatari, sono rivolti in prevalenza a gruppi generalmente poco considerati dalle politiche pubbliche: i giovani altamente qualificati in diversi campi come quello scientifico, artistico-culturale, artigianale e anche i giovani esposti a un forte rischio di esclusione sociale.
 
La gamma di azioni vasta e composita riflette nuove modalità e settori d’intervento privato nel mondo del lavoro: borse di studio e concorsi internazionali a sostegno della ricerca scientifica e artistica; contributi per i tirocini; voucher per progetti di innovazione culturale; creazione di spazi aggregativi in aree degradate; sostegno alle start-up, alla creazione di imprese sociali e alle cooperative attraverso finanziamenti e servizi di consulenza e mentoring.
 
Questi progetti hanno sviluppato oltre ad un forte radicamento territoriale, grazie al coinvolgimento dei soggetti locali, anche l’attivazione e il consolidamento di nuove reti di attori, sia nazionali che internazionali.
 
Accanto alle erogazioni dirette, nel periodo considerato le fondazioni hanno generato attraverso il crowdfunding nuove forme di finanziamento, con un potenziale effetto leva sull’attivazione di ulteriori risorse, su  progetti per lo più pluriennali, che sono destinati ad autosostenersi. Si assiste quindi alla realizzazione di interventi consolidati e largamente sostenibili con buoni esiti occupazionali e potenziali effetti indiretti positivi sul territorio di riferimento, in termini di sviluppo economico, coesione sociale e rafforzamento delle competenze degli attori e delle istituzioni territoriali.
 
L’analisi infatti ha considerato oltre agli esiti occupazionali, anche gli spillover generati dalle iniziative.
In particolare, sono stati presi ad esempio otto casi studio attraverso cui è stato possibile indagare nel dettaglio i risultati dei progetti e le percezioni dei principali stakeholders riguardo ai punti di forza e agli elementi critici con la finalità di migliorare la capacità d’opera: il Progetto Diventerò di Fondazione Bracco, Cooperativa Pane e Signore di Fondazione De Agostini, Laboratorio Mani in Pasta di Unicredit Foundation, Trame di Lunigiana – Vivi la terra dei cento castelli di Fondazione Italiana Accenture, Progetto Active for Youth di Fondazione Adecco per le Pari Opportunità, Chiosco/Bar Piada 52 di Enel nel Cuore Onlus , Made in Goel – Cangiari di Fondazione Vodafone Italia, Impariamo dall’eccellenza di Fondazione Allianz UMANA MENTE.
 
Dall’indagine emerge come la ricca esperienza sperimentale delle fondazioni abbia segnato la loro capacità di incidere nel concreto con agilità, creatività e lungimiranza, attraverso lo sviluppo di nuovi modelli di intervento e di coinvolgimento di diversi soggetti.
Le modalità e gli strumenti presentati in questo rapporto offrono indicazioni utili per l’attuazione delle politiche giovanili, suggerendo una riflessione sulle strategie efficaci per sostenere l’investimento nella formazione dei giovani e i percorsi occupazionali che valorizzino le loro competenze.  Le fondazioni dimostrano essere,infatti, un attore importante nel campo delle politiche, ponendosi come sussidiari, sostenitori e complementari all’azione pubblica. In questo senso sono a tutti gli effetti uno dei soggetti su cui si basa il cosiddetto secondo welfare che risponde all’emergere di nuovi bisogni attraverso la mobilitazione di risorse innovative, nel contesto in cui quelle pubbliche sono fortemente ridimensionate e vincolate.  Il loro contributo potrebbe essere ulteriormente valorizzato, sopperendo alle criticità riscontrate che derivano dalla mancanza di sistemi consolidati di monitoraggio e dalla difficoltà di creare una rete sia tra le stesse fondazioni d’impresa che con altri soggetti pubblicie privati che operano negli ambiti di riferimento.
 
«Questo lavoro - spiega Gaela Bernini, responsabile progetti Scientifici e Sociali di Fondazione Bracco - ha posto le basi per creare un sistema sempre più forte per il futuro».
Da qui, infatti, nascono le intenzioni prossime da parte delle fondazioni di  voler sviluppare progetti efficaci in sinergia con quelli già in atto, per non sovrapporsi o duplicarli.
 In secondo luogo emergono la necessità e la volontà di valutare i risultati delle attività.
Con questa indagine, le fondazioni,  non solo confrontano le proprie iniziative, ma cercano di capire come migliorarne l’efficienza. In ultimo, attraverso ciò, è evidente l’affiorare di una precisa predisposizione in un’ottica di maggiore collaborazione tra le diverse Fondazioni, volta a favorire l’organizzazione di progetti coordinati per rafforzare e valorizzare il proprio contributo alle politiche pubbliche.
 
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Link alla Ricerca: Fondazioni d’Impresa per i giovani: come far crescere il vivaio