Le Fondazioni al tempo della crisi
Viviamo inseguiti dalla crisi, come il Road Runner di Chuck Jones da Wile Coyote, sempre all’orlo del baratro nel Grand Canyon. Siamo nel mezzo di quelli che gli economisti definiscono «la tempesta perfetta», una situazione in cui le avversità che possono essere normalmente affrontate singolarmente, si presentano come un muro, tutte insieme. Spending review.
Ecco la prima risposta. Un altro termine anglosassone si insinua nel nostro vocabolario. Risparmiamo, cerchiamo efficienza, riduciamo. Ma non ne usciamo nascondendoci. Dalle colonne del Sole 24 Ore Marco Carminati dice: «si tira la cinghia. Che tristezza: significa che vedremo solo mostre scialbe? L’esempio ci viene da Milano, con una mostra dedicata a Bartolomeo Suardi, detto il Bramantino, curata, tra gli altri, da Giovanni Agosti (…) Quale la ricetta? Semplice: i capolavori esposti sono tutti a Km zero e un filmato documenterà ciò che è inamovibile(…).
Curatori, schedatori, architetti, grafici, uffici stampa e perfino la ditta che ha fornito le vernici hanno generosamente rinunciato ai compensi.
Risultato: una mostra austera quanto stupenda. Con ingresso gratuito, naturalmente». Molte le realtà che traducono le parole in fatti nella ricerca di nuove soluzioni.
Ne abbiamo scelte alcune, come risposta a temi che le toccano tutte: governance, patrimonializzazione, competenze, struttura organizzativa, offerta, sostenibilità, generazione di valore economico, sistema di relazioni.
Possono ispirare o forse solo confortare, quanti stanno valutando le vie di uscita.
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(dal XII Rapporto Annuale Fondazioni)