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A Lampedusa si aprono le porte del Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo

  • Pubblicato il: 14/06/2016 - 06:02
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Articolo a cura di: 
Elena Lombardo

Inaugurato il 3 giugno alla presenza del Presidente della Repubblica e ospitato nel Museo Archeologico delle Pelagie, il progetto nasce dall’iniziativa congiunta del Comune di Lampedusa e Linosa, First Social Life ed dal Comitato 3 ottobre, in collaborazione con numerose istituzioni Italiane e tunisine e la partecipazione di nomi importanti come le Galleria degli Uffizi, il Mucem di Marsiglia, il Museo Correr di Venezia, il Museo del Bardo di Tunisi

 

Fisicamente abitiamo uno spazio ma sentimentalmente siamo abitati da una memoria.
Memoria che è quella di uno spazio e di un tempo, memoria dentro la quale viviamo,
come un’isola tra due mari: uno che chiamiamo passato, l’altro che chiamiamo futuro.”

J. Saramago

 

Visitabile fino al 3 di Ottobre, giorno del tragico naufragio dell’isola dei conigli a largo di Lampedusa in cui morirono 368 migranti, il Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo nasce come progetto temporaneo, umile, ma di grande valore simbolico.
Lampedusa è un’isola di poche migliaia di abitanti, uno spazio fisico ridotto, ma sentimentalmente e simbolicamente abitato da grandi significati. Contesa tra due mondi e frontiera d’Europa, luogo di salvezza e perdita, di solidarietà e fatica, Lampedusa è da molti anni al centro dell’attualità geopolitica, simbolo delle fragilità europee e delle instabili dinamiche internazionali.
Il Museo, curato da Alessandro De Lisi, Direttore culturale dell’associazione First Social Life, insieme al presidente Giacinto Palladino e al giornalista Valerio Cataldi, promotore comitato 3 Ottobre, in accordo con il Sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, il Mibact e la Regione Siciliana, è stato allestito in diversi luoghi dell’isola, anche se il nucleo centrale si trova nel Museo Archeologico delle Pelagie, inaugurato anch’esso il 3 Giugno.
First Social Life associazione di derivazione sindacale (FirstCisl) oggi aperta alla società civile con con un importante numero di soci anche al di fuori delle reti sindacali si occupa di progettazione sociale dal 2012 ed ha iniziato a lavorare ad iniziative culturali a partire dalla fine del 2014.
Il Presidente, Giacinto Palladino ci parla della scelta del nome del Museo: «la fiducia è un sentimento e un valore importantissimo alla base di ogni rapporto umano, nel nostro caso questo termine va oltre perché intorno ad esso costruiamo i rapporti cooperativi tra i partner di progetto, prime fra tutte le Istituzioni. Non abbiamo ricevuto soldi pubblici ma sicuramente cè stato un contributo importante al progetto da parte dello Stato in termini di accessibilità al patrimonio culturale e supporto alla logistica. Mi riferisco all’Arma dei Carabinieri (comando per la tutela dei beni culturali), alla Marina Militare e dell’Areonautica, istituzioni che ci hanno accompagnato con un occhio vigile. C’è poi la fiducia di partner economici, non solo sponsor ma veri e propri consiglieri amministratori di progetto. Quello della fiducia è un modello legato al rapporto tra le persone, tra le organizzazioni, tra le imprese che sposa perfettamente con il tema del dialogo.»
Per questa iniziativa, la Galleria degli Uffizi, istituzione museale capofila del progetto, ha prestato un Amorino dormiente di Caravaggio, in ricordo del piccolo Aylan, esposto nella wunderkammer accanto alla testa di Ade, capolavoro archeologico illegalmente trafugato e solo recentemente tornato in Sicilia proprio grazie al lavoro dell’Arma dei Carabinieri. Ma fanno parte della mostra fotografie di Federico Patellani, dipinti di Mario Schifano accostati a reperti originali del naufragio del 3 ottobre, lo stesso ripreso da Gianfranco Rosi nella pellicola vincitrice dell’Orso d’oro, Fuocoammare. C’è anche un libro – Siddhartha – ed un origami indirizzato dall’Egitto alla madre con una scritta araba appartenenti a Giulio Regeni, un contributo spiega Palladino: «che è stato voluto fortemente dalla famiglia e che noi abbiamo ritenuto molto significativo in questo contesto. Le parole verità e giustizia legano fortemente con il senso della nostra mostra.»
Anche la Rai ha scelto di abbracciare il progetto, contribuendo in modo importante con le immagini raccolte da i suoi inviati nei luoghi di grandi tragedie e migrazioni, tracciando le storie di rifugiati, storie di speranza e di paura, di salvezza e ingiustizia.
Dove le speranze di un futuro migliore sembrano finire, il museo della Fiducia e del Dialogo riflette sulla capacità umana di rispondere con amore, altruismo ed empatia alla tragedia della morte ingiusta celebrando la grande solidarietà della comunità locale che racconta Palladino: «Ha risposto con molta partecipazione ed entusiasmo. Anche se l’elemento più bello è quello di poter accogliere i migranti, giovanissimi, che escono dall’hotspot di Lampedusa per alcune ore di libertà completa e vengono a visitare il nostro museo con un interesse fortissimo. A tal proposito speriamo in futuro di poter coinvolgere migranti, abitanti e turisti con la creazione di workshop collaborativi»
Non solo dunque un luogo per ricordare, ma per costruire e celebrare la solidarietà umana, la necessità di ripartire dalle fragilità per ricostruire identità e valori comuni, quella nuova ecologia integrale richiamata più anche da Papa Francesco perché «Tutto è in relazione, tutto è collegato, tutto è connesso».
L’obiettivo è quello di costruire ponti culturali che sappiano mettere in dialogo le due sponde del mediterraneo, far comprendere il dramma vissuto e sensibilizzare le istituzioni ad alto livello rispetto alle azioni future e all’importanza di sostenere un patto del mediterraneo dove interlocutori diversi possano lavorare insieme nella stessa direzione.
Un progetto che crede nel valore sociale dell’arte e che si allinea ad un altro intervento di successo promosso da First Social Life nella Terra dei Fuochi: il Museo di Casa di Principe, dove la mostra temporanea: “La luce vince l’ombra. Gli Uffizi a Casal di Principe” ha ospitato otto dipinti provenienti dalla Galleria degli Uffizi e altrettante opera appartenenti ai musei di Capodimonte, Capua e Caserta. Un’esposizione che, come il Museo della Fiducia e del Dialogo di Lampedusa, vuole riscattare storie e territori, ponendosi come punto di riferimento e alternativa sociale alle problematiche esistenti, stimolando una riflessione sulla condizione contemporanea e sul contributo essenziale che ciascuno può dare per il cambiamento radicale.

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