La svolta di Modena parte dall’integrazione delle Istituzioni culturali
Nasce la Fondazione Modena Arti Vive, con la messa in campo da una partnership pubblico-privato, il Comune e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Un processo di fusione, semplificazione e razionalizzazione tra istituzioni culturali volta a rafforzarne capacità e potenzialità di offerta. E’ questa l’operazione che Modena ha realizzato e presentato nei giorni scorsi (questo Giornale ne ha già dato notizia) messa in campo dal Comune e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Matrimonio dei musei pubblici -Galleria Civica e Museo della Figurina-, con Fondazione Fotografia emanazione della Fondazione bancaria modenese.
Modena. Nuovi modelli gestionali per i musei del territorio, pubblici e privati. Nasce la Fondazione Modena Arti Visive dalla integrazione di due musei pubblici, Galleria Civica e Museo della Figurina, con Fondazione Fotografia emanazione della Fondazione bancaria modenese, un budget di circa 2 milioni di euro (non sono stati forniti ulteriori dati disaggregati) e attualmente 27 dipendenti. Nel 2016 la Fondazione bancaria aveva garantito un apporto di 800.000 euro alla Fondazione Fotografia, di 300.000 alla Galleria Civica e 30.000 al Museo della Figurina. Entrambi i partners nella scelta del nuovo Consiglio d’Amministrazione (Martina Bagnoli, Luigi Benedetti, Paolo Credi, Daniela Goldoni) e in particolare del Presidente e del Direttore hanno voluto dare il segno di una svolta manageriale.
Il primo è infatti Gino Lugli, già Amministratore Delegato della multinazionale Ferrero spa di Alba (dopo un ricco curriculum di esperienze professionali al Credito Romagnolo, al Gruppo Cremonini Inalca, alla Parmalat) mentre la Direzione Generale è stata affidata a Diana Baldon, critica d’arte e curatrice con vasta esperienza internazionale, già direttrice del Malmö Konsthall in Svezia che alcuni mesi fa era stata chiamata a dirigere la Fondazione Fotografia Modena.
Abbiamo conversato con loro in tema.
Presidente Lugli, nel presentarla il Sindaco di Modena ha sottolineato che la sua scelta come presidente della nuova Fondazione Arti Visive rappresenta la sfida di una guida manageriale ad un progetto culturale per un sistema che dia risultati superiori alla somma delle sue parti. Quale sarà in questa prospettiva il segno distintivo della sua gestione?
Disporre di tre importanti realtà e poterne unificare la governance è una grande opportunità quando si vuole allargare il proprio orizzonte e misurarsi con un panorama internazionale. Credo che sentirsi parte di un progetto ambizioso possa aggiungere il necessario entusiasmo alle competenze e alle capacità già presenti e richiamarne di nuove per sviluppare un risultato comune superiore alla somma di quelli parziali. Sono lusingato di essere stato scelto per dare un contributo.
Come vede lo stato attuale e le potenzialità del rapporto pubblico/privato nei progetti e nelle Istituzioni culturali in Italia?
Il tema è assai rilevante per il futuro del Paese dato che la cultura viene ormai unanimemente riconosciuta come fattore strategico di sviluppo economico. Abbiamo da una parte la forte contrazione delle risorse delle amministrazioni locali, sulle quali pesa la scure dei tagli e dei vincoli di bilancio; dall’altra il crescente bisogno di valorizzare il patrimonio culturale anche con modalità nuove, coerenti con le moderne esigenze di fruizione del pubblico. Credo che la soluzione a questi problemi vada sempre più ricercata in forme di collaborazione tra pubblico e privato. Nel nostro caso, oltretutto, la partnership è agevolata dal fatto che uno dei soggetti, Fondazione Fotografia, pur essendo un ente di diritto privato, agisce con finalità di pubblico interesse, come del resto la Fondazione Cassa di Risparmio di cui è emanazione. Lo dico anche sulla scorta di esperienze positive come il Festival Filosofia di Modena, una manifestazione di grande successo che ha come promotore un Consorzio di cui fanno parte enti pubblici e privati.
Anche lei, come la nuova Direttrice, ha un importante curriculum internazionale. come intende dare una proiezione internazionale a tre istituzioni culturali modenesi di forte identità?
L’obiettivo dell’operazione, promossa dal Comune di Modena e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, è proprio la massima integrazione possibile delle tre istituzioni culturali modenesi senza rinunciare ai loro specifici percorsi storici nonché tutelare e aumentare la visibilità dei loro patrimoni collezionistici. Galleria Civica di Modena, Fondazione Fotografia Modena e Museo della Figurina manterranno le loro identità per le quali sono riconosciuti e apprezzati. L’attività della nuova Fondazione si caratterizzerà quindi nella prospettiva di sviluppare un programma unitario che si puo’ manifestare in modi tradizionali e sorprendenti, affermandosi all’interno di una vasta rete di collaborazioni a livello locale, nazionale e internazionale.
Il Sindaco ha anche accennato che la Fondazione Arti Visive è l’avvio di un progetto culturale ambizioso. Ci può delineare gli sviluppi futuri?
La Fondazione nasce in vista dello sviluppo di un nuovo polo della cultura nell’ex ospedale estense Sant’Agostino. Questo si affaccia sulla stessa piazza nell’area del Palazzo dei Musei, dove già si trovano le Gallerie Estensi, i Musei Civici di Modena, nonché la storica Biblioteca Estense e biblioteca civica d’arte Poletti. Si prevede che le sedi dei tre istituti verranno collocate proprio qui al termine di importanti lavori di restauro e riqualificazione che partiranno il prossimo anno. Fondazione Modena Arti Visive, che nel frattempo continuerà le sue l’attività nelle varie sedi delle singole istituzioni diventerà uno dei soggetti del nuovo Polo influenzando le forme e le modalità, anche sotto il profilo della promozione della città.
Direttrice Baldon, una Fondazione nuova e un percorso da avviare: quali esperienze l’hanno portata fin qui?
Avendo lavorato all’estero per quasi vent’anni, porto con me un vasto spettro di esperienze nel campo dell’arte contemporanea internazionale. Tra il 2011 e 2016 sono stata la direttrice di due centri d’arte contemporanea svedesi, quali la Malmö Konsthall e Index - The Swedish Contemporary Art Foundation, dove ho curato mostre personali di artisti internazionali quali Nina Beier, Cornelius Cardew, Joan Jonas, Goshka Macuga, Ad Reinhardt, Lili Reynaud-Dewar e Heimo Zobernig. Tra il 2007 al 2011 ho lavorato come curatrice e docente dell’Accademia di Belle Arti di Vienna. In parallelo, ho anche curato molte mostre per musei e biennali internazionali tra i quali il MIT List Visual Art Center (Cambridge, MA 2017), il Mudam - Musée d’Art Moderne Grand-Duc Jean (Luxembourg, 2017) e la seconda Biennale di Atene (Grecia, 2009).
Quali i suoi riferimenti e i modelli cui ispirerà questa sua nuova attività? Quale il segno distintivo con cui vorrà caratterizzare i percorsi delle tre istituzioni culturali che la compongono e le sinergie che si potranno sviluppare?
Non c’è un unico modello a cui mi ispiro, ma intendo prendere spunto da modalità e attività molto diverse tra loro, di cui ho avuto esperienza in passato, che naturalmente dovranno essere declinate secondo lo specifico contesto modenese. Tra gli obiettivi della nuova Fondazione vi sono la promozione delle più innovative pratiche artistiche internazionali nel 21mo secolo, privilegiando forme di attivazione e di contaminazione tra discipline e contesti diversi. In particolare, ci saranno proposte educative che s’indirizzeranno a un bacino d’utenza diversificato e sperimenteranno con nuove pratiche e modalità di fruizione, di accessibilità, di comunicazione e di collaborazione.
Come imposterà dialogo e collaborazioni con le altre realtà culturali della città e non solo?
Ho una vasta rete di contatti in tutto il mondo ed è mia intenzione sensibilizzarli e coinvolgerli nelle attività della nuova fondazione. Per quanto riguarda le collaborazioni locali e regionali, ho da poco iniziato la mia fase di conoscenza e ricognizione e devo ancora familiarizzare con questi contesti. Tuttavia, la mia impressione è che la città di Modena offra molte occasioni di collaborazione avendo la fortuna di essere la sede d’iniziative di rilevanza nazionale, basti citare il Festival di Filosofia. Tali opportunità possono creare sinergie importanti per il pubblico locale.
Nella sua prospettiva gestionale a quali pubblici ed ambiti (locali, nazionali, internazionali) si rivolgeranno le iniziative della sua fondazione?
Se si considerano le tipologie d’attività all’interno di un’istituzione culturale è chiaro che, spesso, le mostre e i laboratori pedagogici attraggono pubblici diversi. Tra i denominatori comuni di FMAV ci saranno gli approfondimenti critici e le riflessioni nell’ambito dell’educazione visiva, in particolare la radicale trasformazione che l’arte e l’immagine hanno subito negli ultimi decenni in seguito all’impatto delle nuove tecnologie digitali e ai contesti da loro aperti per la condivisione di informazioni e servizi.
Sulla base delle esperienze internazionali quali sono a suo parere le criticità da superare e i punti di forza da valorizzare per le istituzioni culturali in Italia?
Penso che da diversi anni a questa parte le istituzioni culturali italiane, così come molte altre proposte nel settore arte contemporanea, stiano facendo un lavoro eccezionale. Dal mio punto di vista quello che forse manca è un lavoro di squadra a livello nazionale che riesca a dare più visibilità alle attività delle singole istituzioni sul panorama internazionale, superando il modello dell’associazionismo.
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