LA RICOSTRUZIONE POST TERREMOTO IN EMILIA ROMAGNA
Dalle Fondazioni bancarie finanziamenti per 24 milioni di euro
Nei territori dell’Emilia Romagna colpiti dal sisma nel 2012 ben 41 progetti per 24 milioni di euro sono stati finanziati dalle Fondazioni bancarie. Questo straordinario impegno è stato illustrato in una conferenza svoltasi a Bologna, cui hanno partecipato Andrea Landi Presidente dell’Associazione Casse e Monti Emilia Romagna, Elisabetta Gualmini VicePresidente della Regione Emilia Romagna e Assessore alle politiche di welfare e abitative, Giuseppe Guzzetti Presidente dell’ACRI, Claudio Broglia Sindaco del Comune di Crevalcore, Sofia Maroudia Chief of Operations di ActionAid Italia. I progetti hanno riguardato interventi nei territori delle quattro province colpite: 18 interventi a Modena, 10 a Reggio Emilia, 9 a Ferrara, 4 a Bologna.
Le 9 Fondazioni di questi territori si sono impegnate per 18 milioni, mentre per 13 dei 41 interventi l’impegno di circa 6 milioni è stato frutto di una raccolta promossa dall’ACRI fra Fondazioni nazionali e regionali, per sostenere ed avviare, attraverso l’Associazione regionale delle Fondazioni, progetti su strutture in prevalenza educative. Di questi alcuni sono terminati e già operativi, altri sono in via di completamento mentre per altri ancora sono in via di ultimazione le progettazioni e gli atti per l’indizione dei bandi.
Su 12 di questi progetti, dato il loro particolare rilievo per quei territori, l’Associazione delle Fondazioni dell’Emilia Romagna ha incaricato l’organizzazione internazionale ActionAid di effettuare un monitoraggio capillare sulle procedure di attuazione, coinvolgendo i cittadini, raccogliendo documentazioni e testimonianze delle comunità, con report periodici a committenti e sostenitori.
I maggiori apporti sono ovviamente venuti dalle Fondazioni operanti nei territori più colpiti dal sisma. E vediamo che la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena ha destinato alla ricostruzione 6 milioni 125 mila euro finalizzati alla costruzione di nuove scuole, alle tende di prima emergenza e al restauro delle opere d’arte. Nella stessa provincia la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi ha impegnato 3 milioni 500 mila euro per le scuole, l’ospedale e la messa in sicurezza della Chiesa di San Francesco mentre la Fondazione di Mirandola ha destinato 2 milioni ai container e alle scuole. In provincia di Bologna la Fondazione Cassa di Risparmio di Cento ha destinato 3 milioni 500 mila euro per la nuova struttura del Pronto Soccorso e incentivi alle attività produttive e all’Ass. Sant’Agostino.
In provincia di Bologna le due Fondazioni bolognesi (Carisbo e Monte) hanno impegnato un milione per la ricostruzione di due scuole elementari a Pieve di Cento e a Crevalcore mentre quella di Imola ha contribuito con 110 mila euro alla ricostruzione di San Possidonio e ad interventi su strutture educative. Con 500mila euro la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara ha sostenuto nella sua provincia il restauro di beni artistici e la promozione del turismo culturale, mentre la Fondazione Manodori di Reggio Emilia ha destinato analogo contributo per scuole e centri culturali del suo territorio.
«La scelta – ha osservato Giuseppe Guzzetti - è stata quella di destinare notevoli risorse dell’ACRI e delle Fondazioni all’Emilia Romagna per il ripristino del patrimonio scolastico, dando priorità ai giovani, alla formazione, al capitale umano, per non compromettere la continuità delle strutture educative e formative in un Paese che deve affrontare un fenomeno sociale così grave come il 44% di disoccupazione giovanile. Le risorse raccolte hanno consentito di intervenire anche su altre strutture su patrimonio storico artistico, testimoniando la solidarietà delle Fondazioni di origine bancaria nei territori che rappresentano la loro storia e il loro riferimento con le popolazioni, le donne e gli uomini, i lavoratori e gli imprenditori, le associazioni di volontariato per accompagnare la loro reazione ad un evento drammatico».
Garantendo trasparenza e partecipazione – è la sottolineatura di Sofia Maroudia – perché le risorse siano destinate con un dialogo tra cittadini e istituzioni e anche perché troppe volte si sono ricostruiti luoghi senza prendere in considerazione le priorità delle persone.
Ai territori colpiti dal sisma ha dato voce Claudio Broglia, Sindaco del Comune di Crevalcore che ha ringraziato ACRI e le Fondazioni per i contributi determinanti e la certezza delle risorse per la ricostruzione e richiamato l’assunzione di responsabilità per le decisioni urgenti che l’emergenza ha reso necessarie e che deve essere il parametro di valutazione dell’azione delle amministrazioni locali.
Il forte coinvolgimento della Regione e dell’attività del precedente Commissario Vasco Errani è stato a sua volta ricordato dalla VicePresidente Gualmini, che ha anche informato delle richieste avanzate al Governo dal nuovo Commissario Bonaccini assieme ai sindaci dei Comuni colpiti: la proroga al 2017 dello stato di emergenza, le proroghe fiscali, l'istituzione delle cosiddette zone franche urbane con un fondo ad hoc di 50 milioni di euro, lo stanziamento delle risorse (circa 800 milioni) ancora necessarie per completare la ricostruzione delle opere pubbliche e dei beni culturali.
L’incontro è stato così anche l’occasione per riprendere alcuni dati della Regione Emilia Romagna sugli interventi post-sisma. Alla ricostruzione di abitazioni ed imprese sono stati destinati fondi per 1,770 miliardi di euro di cui già liquidati 800 milioni. In particolare, 1 miliardo e 89mila euro sono i contributi per la ricostruzione delle abitazioni di cui erogato oltre il 50 per cento. Per le imprese sono stati stanziati 682 milioni di euro, un terzo già liquidato. Le risorse sono rimaste in larga parte sul territorio: nella ricostruzione degli edifici produttivi sono state impegnate più di 3.300 imprese edili, il 70 per cento delle quali emiliano-romagnole. Una percentuale che sale all'80 per cento nel caso della ricostruzione di abitazioni ed esercizi commerciali.
Le aziende multinazionali non hanno abbandonato l’Emilia-Romagna, hanno al contrario aumentato le proprie unità produttive, dalle 38 prima del terremoto alle 42 di oggi. Nessuna cassa integrazione causa sisma è ancora attiva.
E impegno comune è che il territorio dove si produce oltre il 2% del PIL nazionale sia ricostruito più bello, più forte e più sicuro di prima.
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