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La Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia: un’istituzione in ottima salute, grazie a un’oculata gestione delle proprie risorse

  • Pubblicato il: 26/07/2013 - 11:01
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SPECIALI
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Redazione

Di recente nominato al vertice della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, il nuovo presidente Gianluigi Chiozza, ex imprenditore del settore dei trasporti e della logistica, classe 1952, eredita dall’avvocato Franco Obizzi, che ha guidato la Fondazione fino ad aprile 2013, un organismo che gode di ottima salute. Con un avanzo di gestione di ben 6 milioni di euro, frutto di politiche lungimiranti, la Fondazione nel 2013 potrà investire nelle sue attività culturali, educative, di sviluppo sociale, di assistenza sanitaria, di ricerca scientifica e di tutela dell’ambiente più di 3 milioni e mezzo di euro.

Presidente, tra questi ambiti la Fondazione ha, fin dalle origini, destinato una percentuale molto alta all’arte e alla cultura. Anche in questo momento di crisi economica in cui le risorse probabilmente vengono veicolate in direzione di settori che necessitano di contributi più urgenti, continua a essere una priorità privilegiare anche la cultura?
Certamente. Crediamo che si debba ancora investire in cultura sul territorio perché è una delle funzioni prioritarie della Fondazione Carigo e in genere delle Fondazioni di origine bancaria.
In effetti, nel tempo, c’è stata una certa riduzione, perché alcuni anni fa più del 40% dei nostri interventi era destinato al settore della cultura. Oggi siamo a poco meno del 30%, che è comunque una fetta rilevante degli investimenti della Fondazione. Crediamo che, soprattutto in momenti di crisi come questo, sia necessario investire nella cultura: sia perché sarà proprio grazie alla cultura, alla formazione e alla ricerca che usciremo da questa crisi, sia perché questo sostegno consente anche iniziative di tipo economico e di tipo occupazionale.
Nel 2012 l’Acri, l’Associazione delle Fondazioni e delle Casse di Risparmio italiane, ha voluto rendere accessibili a tutti le collezioni d’arte delle Fondazioni di origine bancaria realizzando uno straordinario catalogo multimediale, chiamato «r’accolte».

Potrebbe dirci quale situazione ha trovato al suo arrivo? Ritiene che siano necessari dei cambiamenti rispetto alla precedente gestione?
Senz’altro il mio predecessore, l’avvocato Obizzi, lascia un’eredità molto impegnativa perché, in quasi vent’anni di gestione, ci ha consegnato una Fondazione molto sana, molto ben gestita e amministrata, e forte di un’ottima immagine sul territorio. Si deve continuare su questa strada tenendo però in considerazione che il mondo sta cambiando; per cui sarà necessario adeguare in modo progressivo la nostra attività rispetto a questi mutamenti. Siamo un Consiglio di amministrazione completamente nuovo e ci stiamo impegnando nella linea della continuità rispetto alla gestione precedente, senza creare rotture con il passato, rispondendo alle esigenze e alle aspettative dei vari settori di intervento che non possono essere disattese, considerato che sono la ricchezza del nostro territorio. Negli anni è stato creato un fondo di stabilizzazione delle erogazioni che ci consentirà di avere una certa omogeneità in termini quantitativi, anche quando situazioni economico-finanziarie dovessero ridurre le nostre entrate.

L’organizzazione di esposizioni per valorizzare il patrimonio artistico della Fondazione, è uno dei vostri punti di forza. Sulla scia di una tradizione consolidata, anche l’ultima mostra intitolata «Réclame. Manifesti e bozzetti del primo ’900 dal Fondo Passero Chiesa», che rimarrà aperta gratuitamente al pubblico fino al 20 ottobre, è un ottimo esempio. A due mesi dall’apertura, è possibile fare un primo bilancio?
Abbiamo avuto quasi 4mila visitatori fino ad oggi e soprattutto abbiamo recepito un grande entusiasmo da parte di chi viene a visitare la mostra. C’è stato un certo risalto sulla stampa locale, perché è un’iniziativa che riguarda il territorio e parla prevalentemente di aziende della nostra regione: sono esposti i manifesti e bozzetti realizzati dallo Stabilimento Litografico Passero-Chiesa di Udine e molte tabelle in latta realizzate dalle Officine Passero di Monfalcone; non mancano tuttavia anche contatti con la Singer, una multinazionale dell’epoca, con un respiro che va ben oltre l’ambito regionale; ci aspettiamo visitatori oltre che dal nostro tradizionale bacino d’utenza anche dalle regioni confinanti di Carinzia e Slovenia.

L’arte a servizio della pubblicità: si è da poco chiusa a Milano una mostra sui cent’anni del Made in Italy e sul rapporto tra arte e aziende italiane. Anche in questa mostra i bozzetti e i manifesti esposti permettono di leggere, attraverso la pubblicità, la storia di industrie e fabbriche della regione. Cosa ne pensa?
Mentre i mecenati del passato erano il clero e i principi, in tempi più recenti il ruolo di committente è stato assunto dall’industria e dall’imprenditoria. Molti artisti hanno avviato la loro carriera facendo promozione di prodotti: la cartellonistica e la pubblicità sono state infatti una grande occasione sia di sopravvivenza che di notorietà per gli artisti.
La mostra di Milano ha un respiro ovviamente più ampio rispetto alla nostra proposta, in quanto riguarda le pubblicità delle principali aziende italiane, commissionate a diverse stamperie; nel nostro caso si è partiti esclusivamente dal Fondo Chiesa, acquisito negli scorsi anni, restaurato e catalogato in occasione di questa mostra, legato a una attività imprenditoriale prevalentemente locale che ha però avuto un riscontro in campo pubblicitario importantissimo. La pubblicità è un tema che piace; lo si vede ad esempio anche alla mostra «Novecento. Arte e vita in Italia tra le due guerre» che da poco si è conclusa a Forlì, che aveva una sezione dedicata alla grafica e alla cartellonistica pubblicitaria, simbolo di progresso e del processo di modernizzazione del paese.

Oltre alle iniziative interne, la Fondazione offre il suo sostegno economico anche alle proposte culturali fatte dal territorio?
Certamente. La Fondazione si impegna a sostenere anche le proposte delle associazioni culturali locali sia attraverso il sistema dei bandi (per interventi che non superino i 6mila euro), sia per iniziative di maggior importanza. Noi siamo interessati non solo ad avviare direttamente dei progetti ma anche essere di supporto, nel territorio, a chi ha delle buone idee, in modo che, anche con il nostro contributo, considerata l’attuale minore disponibilità finanziaria degli enti pubblici, questi progetti possano essere realizzati. Abbiamo sostenuto, ad esempio, in modo molto significativo alla fine del mese di maggio, la IX edizione di «è Storia», Festival internazionale della storia. Un evento di portata nazionale e sovranazionale che si svolge nel corso di tre giorni a Gorizia, con oltre 60 interventi culturali tra dibattiti, discussioni, conferenze, proiezioni e mostre, quest’anno incentrato sul tema «Banditi», per riflettere sulle problematiche del confine tra legalità e illegalità, e che ha visto una presenza davvero considerevole di pubblico.

La Fondazione ha acquisito, nel corso degli anni un ingente patrimonio di opere d’arte intrinsecamente legato alla storia del territorio. Dipinti dal XVI al XX secolo, opere di maestri attivi a Gorizia nel Sette e Ottocento come Lichtenreiter e Tominz e intere collezioni, dalla raccolta Spazzapan al fondo di manifesti pubblicitari Passero-Chiesa. C’è ancora la possibilità di fare degli acquisti e investire in opere d’arte per evitare la dispersione?
Effettivamente questa è una delle nostre finalità principali: evitare che certi patrimoni artistici possano andare perduti. Quindi, da segnalazioni che possono arrivare da privati o da aste, valutiamo se esiste un rischio di dispersione e se è possibile un nostro intervento. Anche se, negli ultimi tempi riteniamo meno prioritario l’investimento in opere d’arte rispetto al sostegno alle associazioni culturali che organizzano convegni, conferenze, concerti e mostre.
Anche perché ciò che viene acquistato, dovrebbe essere messo a disposizione del pubblico: tenere le opere nel caveau non ha senso. Ecco perché alcune delle nostre opere sono state date in comodato alle istituzioni pubbliche del territorio.

Acquistare opere d’arte, restaurarle e renderle disponibili al pubblico.
Qualche anno fa abbiamo acquisito il Fondo Assirelli, un archivio fotografico appartenuto al notissimo fotografo goriziano Giuseppe Assirelli, composto da oltre ventimila diapositive, molte delle quali aeree, riguardanti la provincia di Gorizia e l’intera regione. Ora stiamo provvedendo alla digitalizzazione e ottimizzazione dell’immagine con la collaborazione del Laboratorio CREA (Centro di Ricerca ed Elaborazione Audiovisivi) dell’Università degli Studi di Udine con sede a Gorizia. Le opere della Collezione Luigi Spazzapan, acquistate nel 1999 dalla raccolta Giletti di Torino sono state date in comodato alla Galleria Regionale d’Arte Contemporanea «L. Spazzapan» di Gradisca d’Isonzo dedicata proprio a questo artista; lo scorso anno tale patrimonio è stato incrementato da ulteriori 28 opere di Spazzapan; è in programma, a breve, una mostra per esporre in particolare quest’ultima collezione, per renderla fruibile a tutti e per valorizzate e promuovere, tramite un evento espositivo, la figura di questo grande artista.

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da Vedere in Friuli Venezia Giulia, n.1 luglio-agosto 2013, Umberto Allemandi &co.