L’Umanesimo di Gravity: Arte e Scienza si fondono nella mostra del MAXXI
Con la conferenza sul bosone di Higgs prosegue il ciclo di iniziative collaterali alla mostra Gravity, supportate da Enel: arte e scienza riunite attorno alla teoria della relatività di Einstein
Rubrica di ricerca in collaborazione con il Museo Marino Marini
Le domande dal pubblico a conclusione della conferenza Il bosone di Higgs e le nuove frontiere della fisica hanno rivelato l’eterogeneità dei numerosi spettatori che hanno assistito al dialogo tra Fabiola Gianotti, Direttore generale del CERN e Fernando Ferroni, Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare: dal bambino curioso di sapere se nello spazio esista un sotto e un sopra al giovane studente di fisica attratto dalle possibilità offerte dalle nuove forme di energia alla casalinga 80enne appassionata della teoria delle stringhe.
La scienza supera le differenze e abbatte i confini, come ha raccontato Fabiola Gianotti; ogni giorno al CERN centinaia di scienziati provenienti da tutto il mondo, spesso da paesi in guerra o che non riconoscono l’esistenza l’uno dell’altro, collaborano fianco a fianco in vista di un obiettivo che va oltre i conflitti terreni: capire l’universo.
La capacità di superare le differenze culturali, geografiche, politiche per cercare insieme il senso del mondo non è l’unico aspetto che avvicina la scienza all’arte. Nell’introdurre la conferenza la Presidente della Fondazione MAXXI Giovanna Melandri ha sottolineato che uno degli obiettivi della mostra Gravity. Immaginare l’universo dopo Einstein sia “ricomporre l’umanesimo”, riunendo nello stesso spazio installazioni scientifiche e artistiche accomunate dalla medesima matrice: la visione dell’universo che ci ha restituito Einstein con la teoria della relatività.
In uno spazio buio a guidare il visitatore sono le stesse opere, prodotti della visionarietà di scienziati e artisti suggestionati dal concetto di spaziotempo di Einstein: l’interferometro diventa così sia lo strumento che ha permesso agli scienziati di confermare l’esistenza delle onde gravitazionali sia il dispositivo utilizzato dall’artista Tomas Saraceno per rendere visibile l’invisibile, mostrando le vibrazioni prodotte da un ragno sulla tela e dagli stessi visitatori.
Scienza e Arte si fondono quindi in un unico campo di ricerca che si pone l’obiettivo di aiutarci a penetrare l’invisibile, che sia quello delle particelle elementari, come per il bosone di Higgs, o quello dell’animo umano, come nell’opera 3 Stopagges étalon, in cui Marcel Duchamp riflette sul concetto di relatività applicato all’uomo, creando una nuova unità di misura, arbitraria e personale.
Fino al 10 aprile le iniziative collaterali alla mostra, gratuite grazie al supporto di Enel, continueranno a proporre dialoghi tra scienziati, artisti e filosofi chiamati a porsi domande insieme, in un nuovo umanesimo che abbatte un ulteriore confine, quello che separerebbe la “freddezza della scienza” dalla “poeticità dell’arte”. A chi pensa che la scienza sia necessariamente sinonimo di perfezione Fabiola Gianotti risponde infatti che è grazie all’asimmetria tra materia e antimateria che si è formato l’universo; è l’imperfezione dell’universo a permetterci di esistere, e in questa imperfezione risiedono la sua poesia e la sua bellezza.
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