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L’occhio non consuma. Riflette

  • Pubblicato il: 20/10/2016 - 17:07
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CS

L’umanità è a un bivio:
si può fare del mondo un giardino o un ammasso di macerie.
Papa Francesco

allora non sapevo nulla del mio estetismo,
né che l’arte pura sulla terra è quella della vita”.
Goffredo Parise

La cultura è tornata ad essere una risorsa per il nostro Paese. Dopo anni di immobilismo, si sono rimessi in moto molti meccanismi – tra riforme, nuovi assetti di governance, dialogo con i privati”. Questo è l’incipit della presentazione del XII Rapporto Annuale di Federcultureillustrato ieri al Maxxi, che commenta con un articolato apparato statistico l’esito delle riforme attuate: dalle maggiori risorse economiche per il settore, all’amplimento dei soggetti che vi operano, alla crescente autonomia operativa ai musei statali. "Cresce del 4% la spesa delle famiglie italiane per cultura e ricreazione, nel 2015 pari a 67,8 miliardi di euro, recuperando buona parte di quanto perso con la crisi nel 2012/2013. In due anni la spesa in cultura, infatti, è aumentata di 4 miliardi, +6% sul 2013”Federculture rileva una controtendenza rispetto alla flessione della partecipazione culturale: “aumentano coloro che visitano i musei e le mostre (+7%), che vanno a teatro (+4%) e ai concerti (+6%)”. Nel 2012 e 2013 la spesa culturale degli italiani diminuiva del 7% e la fruizione segnava un calo a due cifre (teatro -15,5%, mostre -12,8%, concerti -14,4%). Oggi, secondo il rapporto, si è aperta soprattutto una nuova stagione per ”il turismo culturale che, costituito per il 60% da stranieri, cresce del 7% in termini di arrivi e del 5% nelle presenze”. Recuperiamo ben 18 posizioni nella classifica della competitività turistica del World Economic Forum passando dal 26° posto del 2013 all’8° del 2015.

Siamo nell’era della grande distrazione. L’arte contemporanea è definitivamente uscita dalla nicchia per raggiungere una popolarità mai conosciuta. La popolazione di individui che hanno scelto l’arte come professione non è mai stata numerosa come oggi. E’ la stagione della nascita dei 'grandi musei', colossali, spettacolari, firmati e impegnati.
Tutto questo parlare di arte, in tutto il mondo, non sembra aver prodotto il migliore dei mondi possibili. Questa era globalizzata ha lo stesso sfondo sociale e politico del Rinascimento cinquecentesco, con scenari tormentati da conflitti, carestie, malattie, guerre di religione, crescenti tensioni sociali oggi aggravate dalle migrazioni e nei centri urbani, dalla sempre più marcata forbice tra ricchezza e povertà. Si ha la sensazione di vivere una fase di regressione, tra fondamentalismi di ritorno, iconoclastia, neoschiavismo e costruzione, reale o invocata, di nuovi muri. Nella babele di decine di milioni di visitatori di mostre e musei, nelle follie del mercato, in una società contemporanea, complessa e globalizzata, al confine tra le opportunità dei grandi cambiamenti e le fragilità, individuali, sociali, politiche ha commentato al talk di apertura di ArtVerona organizzato dalla nostra testata Anna Somers Cocks, ideatrice e CEO di The Art Newspaper, la più autorevole testata internazionale di settore, nata da un editore italiano, con sedi a Londra, New York, Parigi, Shangai, Atene, Parigi, Mosca e Torino.
Anna ha scelto di festeggiare i 25 anni del TAN con un ciclo di incontri intorno ad una domanda affatto retorica “What’s art for? A cosa serve l’arte oggi?”, tema intorno al quale ruota da due anni la rubrica di apertura del Giornale delle Fondazioni, curata da Stefania Crobe, densa di stimoli. Il tour del Tan, partito dal British Museum di Londra,. approdato all’Hermitage di San Pietroburgo, al MOMA di New York, si è concluso ai Musei Vaticani la scorsa settimana, coinvolgendo in una vera e propria piattaforma cognitiva esperti di diversi settori per uno sguardo interdisciplinare, tra cui matematici come John D. Barrow, docente a Cambridge, Karen Amstrong, storica della religione i cui libri sono stati tradotti in 45 lingue, Ben Okri, scrittore nigeriano, Abdulnasser Gharem, fino a poco tempo fa tenente colonnello dell’esercito saudita, il neuroscienzato e premio Nobel Eric Kandel e figure eminenti del mondo dell’arte come Chris Dercon, già Direttore della Tate Modern, Mikhail Piotrovsky dell’Hermitage, Antonio Paolucci dei Musei Vaticani. L’interdisciplinarietà è già una risposta. “Solo uscendo dalla bolla di iperspecializzazione(talvolta lo specialismo disciplinare può diventare superstizione, come sosteneva Elias Canetti), misurandosi e dialogando con altre forme di conoscenza, l’arte potrà non solo superare l’inerzia nella quale secondo taluni pare sia piombata la produzione attuale”. Anna Ottavi Cavina, intervistata recentemente dal Giornale delle Fondazioni sintetizzava “dobbiamo tornare al valore sociale dell’Arte”.
Ora più che mai si avverte la necessità di nuove spinte e proposte, pena la decadenza intellettuale, morale ed umana del nostro paese” commenta Bertram Niessen nel libro in uscita “La Cultura in trasformazione”, che legge lo scenario e i processi dell’innovazione a base culturale monitorati dal 2012 da Che Fare. “Oggi il sapere è sempre più reticolare e diffuso (..) per questo c’è bisogno di immaginare nuove forme di progettazione, distribuzione (…)”, pena un ampliamento della sperequazione sociale.

In Italia un quinto della popolazione non legge, non partecipa in alcun modo alla vita culturale e la percentuale è maggiore al Sud, secondo Istat. Nel 2015, il 58% (over 6 anni) non ha letto neppure un libro. I giovani colpiti dalla crisi superano gli anziani: sono - nel 2015 , sempre secondo Istat- 4,6 milioni le persone in assoluta povertà, che non hanno le condizioni per una vita dignitosa: il 7,6% della popolazione italiana; un dato raddoppiato rispetto all’anno precedente la crisi. Il Rapporto Caritas 2016 dà un pugno allo stomaco: nel Sud gli italiani che si rivolgono ai servizi sono superiori agli immigrati, prevalentemente famiglie monoreddito e lavoratori precari, con un’età media di 44 anni. La povertà esperienziale ed educativa si associa e spesso genera la povertà economica ed è transgenerazionale.

Le istituzioni culturali “non possono sottacere il ruolo della crescita culturale, premessa necessaria, per rendere il nostro Paese più aperto alla conoscenza, più curioso del futuro, più consapevole dei propri mezzi.” afferma Andrea Cancellato, Presidente di Federculture, concludendo la sua analisi con proposte su alcuni nodi cruciali per favorire il sostegno alla partecipazione culturale, tra le quali l’estensione dell'Art bonus a tutti i soggetti che praticano la cultura, la defiscalizzazione del consumo culturale, la promozione dell’applicazione del bonus giovani e l’estensione alla popolazione anziana in crescita.

Proposte di welfare culturale, termine che inizia ad essere usato sempre più frequentemente nel ripensamento delle strategie e delle politiche culturali. Per seguirne le evoluzioni e favorire il dibattito e la disseminazione delle riflessioni, il Giornale delle Fondazioni ha stretto partnership con i grandi appuntamenti sulle politiche culturali, tra i quali Artlab che si è svolto a Mantova, LuBec a Lucca, Ravello Lab, in corso questo week end, e restituisce su queste colonne una selezione di riflessioni.

Nel ricco numero che vi proponiamo, su questo tema evidenziamo la convergenza tra Economia della Cultura ed Economia Civile nell’intervista con il Presidente dell’Associazione degli Economisti della Cultura, Arjo Klamer, in occasione dell’uscita del suo nuovo libro “Doing the right thing. A value based economy”, che punta l’attenzione a politiche e pratiche di sviluppo del capitale sociale, attraverso istituzioni culturali “edificanti, che forniscano alle persone gli strumenti per aumentare la propria resilienza e far fronte alle incertezze del nostro tempo”. La Filantropia istituzionale, come rileva Ariadne, il network di 500 finanziatori, in un clima di paura ed austerità, è sempre più focalizzata su Social Change e Human Right. Se la Cultura saprà rispondere a queste sfide, avrà “progetti lunghi” (Castelnovi), lavorerà su piani strategici (Sollima), probabilmente sarà un porto per i crescenti patrimoni che non hanno futuro e cercano una buona causa: parliamo di testamento solidale, un’opportunità tutta da esplorare.

ph | Icona ArtVerona 2015 | Robert Montgomery In the silence of your bones LED, struttura in legno verniciata cm 280 x 315 x 180 Analix Forever, Ginevra