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Imparare dal passato. Quando il pubblico disinveste in Cultura

  • Pubblicato il: 10/10/2016 - 15:52
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SPECIALI
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Redazione

SPECIALE LUBEC 2016. L’accattivante titolo di LUBEC 2016 “Qualcosa è cambiato. La cultura è benessere e crescita” porta a considerare che le lezioni dal passato sono fondamentali per capire il futuro, recuperando il ritardo nel cambiamento.” La cultura è stata tradizionalmente un asse strategico nelle dichiarazioni degli amministratori e dei politici, centrali e locali, e, al tempo stesso, il primo oggetto di taglio di risorse in tutte le fasi di restrizione della finanza pubblica,  generando una totale discrasia tra intenti programmatici e scelte effettivePer il settore culturale la consapevolezza dell’entità e delle ragioni del disinvestimento pubblico che si è generato nel corso degli anni duemila e che ha portato l’Italia agli ultimi posti nelle varie graduatorie europee è il punto di partenza per  impostare al meglio il cambiamento”. Mariella VolpeResponsabile Sistema Conti Pubblici territoriali, Coordinatore NUVEC, Agenzia per la Coesione Territoriale, anticipa al Giornale delle Fondazioni il suo intervento a LuBeC il 14 ottobre

 
 
I risultati di un’ampio lavoro realizzato dal Sistema Conti Pubblici Territoriali mostrano come, nel corso di tutti gli anni duemila, la cultura è stata tradizionalmente un asse strategico nelle dichiarazioni degli amministratori e dei politici, centrali e locali, e, al tempo stesso, il primo oggetto di taglio di risorse in tutte le fasi di restrizione della finanza pubblica,  generando una totale discrasia tra intenti programmatici e scelte effettive.
 
In particolare, negli anni che vanno dal 2000 al 2014, la spesa totale per cultura e servizi ricreativi in Italia si è ridotta pesantemente, passando dall’1,5% allo 0,9 % del totale della spesa del settore pubblico allargato. Tale riduzione risulta certamente influenzata anche da politiche di contrazione della spesa pubblica, che, tuttavia, nella cultura hanno pesato più che in tutti gli altri comparti: pochi altri settori vedono, infatti, una riduzione del proprio peso relativo sul totale della spesa del settore pubblico allargato paragonabile a quello della cultura.
 
A fronte di una dinamica sostanzialmente stabile della spesa corrente, la spesa per investimenti risulta la componente più penalizzata: era pari a 57 euro pro capite a livello nazionale nel 2000 e, dopo una lunga fase di flessione, raggiunge il punto di minimo nel 2014 con 23 euro pro capite. Tra i fattori esplicativi più rilevanti c’è certamente la notevole dipendenza della spesa in conto capitale, gestita per più dell’80 per cento a livello locale, dai vincoli posti dal Patto di Stabilità Interno e l’impossibilità da parte delle regioni di contrarre ulteriore indebitamento.
 
Come in altri settori strategici, anche nel settore della Cultura la funzione di sostegno allo sviluppo è stata garantita, soprattutto nel Mezzogiorno, dalla componente di spesa in conto capitale esplicitamente finalizzata allo sviluppo territoriale - alimentata dalle risorse aggiuntive comunitarie e nazionali - che ha mediamente rappresentato, nel corso degli anni duemila, più del 40 per cento delle risorse complessive,  avvalorando l’ipotesi che le risorse aggiuntive abbiano generato, anche nell’ambito della cultura, modalità sostitutive della spesa ordinaria, più che colmare i divari di sviluppo
 
L’enorme disinvestimento nazionale ha avuto evidenti effetti nel confronto internazionale, che mostra, in primo luogo, come la spesa primaria per attività culturali in rapporto al PIL sia in Italia decisamente inferiore a quella media dei paesi UE27.
 
L’Italia, con lo 0,9 per cento del PIL fino al 2005 e lo 0,8 fino al 2010 si collocava tra i Paesi che spendono meno nel settore (alla stregua di Regno Unito, Germania, Bulgaria), mentre lo 0,6 per cento del 2014 la pone in coda alla graduatoria insieme alla Grecia. L’Italia è anche il paese che evidenzia il più elevato disinvestimento (-22,2 per cento) tra il 2000 (0,9 per cento del PIL) e il 2014 (0,7 per cento del PIL).
 
I paesi che si collocano nella parte più alta della graduatoria europea, con una quota di spesa per attività culturali superiore all’1,5 per cento del PIL, sono Estonia, Ungheria, Danimarca, Lettonia, Slovenia. La maggior parte degli altri paesi europei garantiscono un peso relativo del settore in rapporto al PIL tra l’1,5 e l’1%.
 
Certamente la crisi esplosa dopo il 2008 ha pesantemente inciso sui livelli di spesa pubblica di molti paesi europei, ma l’Italia risulta il paese che, in termini relativi, ha ridotto in misura maggiore la spesa nel comparto, scendendo su posizioni molto inferiori ad altri paesi caratterizzati anch’essi da squilibri di finanza pubblica, quali la Spagna, la Francia, l’ Irlanda e il Portogallo.
 
Purtroppo anche altri indicatori confermano, nel confronto con tutti gli altri paesi europei, la cattiva performance italiana, ancor più tenendo conto dello straordinario patrimonio artistico e della ricchissima eredità culturale di cui il Paese dispone.
 
Sia pur nel contesto di un calo generalizzato della partecipazione dei cittadini europei ad attività culturali, l’Italia è, insieme a Grecia, Portogallo, Ungheria e Cipro, uno dei paesi con il più basso livello di partecipazione nel 2013.
L’indice sintetico di partecipazione culturale mostra infatti che tutti i paesi dell’Europa del Nord, guidati da Svezia, Danimarca e Paesi Bassi, presentano alti livelli di partecipazione nella valutazione delle differenti attività culturali oggetto dell’indagine: 43 per cento in Svezia, 36 per cento in Danimarca, 34 per cento nei Paesi Bassi, a fronte dell’8 per cento dell’Italia, del 5 per cento della Grecia, del 6 per cento del Portogallo.
 
La spesa delle famiglie per consumi culturali rappresenta uno degli indicatori chiave individuati dall’Unione europea per la valutazione delle politiche per lo sviluppo delle condizioni di vita e del welfare nel lungo termine. Nel 2013 le famiglie italiane hanno destinano alla spesa per ricreazione e cultura mediamente il 6,5 per cento della spesa complessiva per consumi finali, valore inferiore a quella riscontrata negli anni precedenti e decisamente inferiore a quello medio dei paesi UE28 (8,6 per cento). 
 
I provvedimenti e le politiche recenti sembrano indicare qualche segno di attenzione, superando la visione del settore culturale come “lusso per tempi felici” e guardando al settore come catalizzatore di un nuovo modello di sviluppo.
 
Già la  L. n. 112/2013 e il D.L. n. 83/2014 112/2013 (Valore cultura e Artbonus) avevano introdotto diverse misure per favorire il coinvolgimento di risorse e imprese private, agevolazioni fiscali, semplificazioni procedurali, approvando provvedimenti volti ad affermare la centralità della cultura come motore per il rilancio socio-economico dei territori e opportunità per contrastare la disoccupazione giovanile.
 
Anche la recente assegnazione da parte del CIPE di risorse specificamente dedicate al settore culturale (un miliardo di euro) sembra andare in direzione del rafforzamento dell’offerta culturale del nostro Paese e della messa in rete delle risorse culturali materiali e immateriali.
 
Infine una ulteriore importante opportunità per migliorare le capacità istituzionali di programmazione e attuazione proviene dalle politiche di coesione, le quali risultano fondamentali, anche in questo settore, non soltanto per le risorse aggiuntive che garantiscono e per l’importante dimensione finanziaria (circa 1,2 miliardi di euro nella programmazione 2014-2020), ma anche per il metodo che necessariamente richiedono, in termini di rigore e rapidità nella programmazione, capacità progettuale e  cooperazione attiva tra i diversi attori coinvolti.
 
 
 
 
 
RIFERIMENTI
MARIELLA VOLPE è Responsabile del Sistema Conti Pubblici Territoriali (CPT) e Coordinatore del Settore “CPT e monitoraggio degli investimenti pubblici” del Nucleo di Verifica e Controllo (NUVEC) presso l’ Agenzia per la coesione territoriale.
Si occupa di economia pubblica, finanza pubblica a livello territoriale, economia regionale. E’ autrice di articoli e saggi concernenti gli effetti territoriali di politiche macroeconomiche, con particolare riferimento alle politiche di sviluppo; la costruzione di conti consolidati del settore pubblico allargato a livello territoriale; la misurazione di standard di qualità, l’analisi della domanda e gli effetti redistributivi dei servizi pubblici. Ha lavorato presso numerose istituzioni pubbliche e non (Presidenza Consiglio dei Ministri, Cespe Fondazione, Osservatorio per le Politiche Regionali, Dipartimento per le Politiche di sviluppo).
 
L’articolo si fonda su alcuni risultati di un ampio lavoro analitico svolto dal Sistema Conti Pubblici Territoriali sulla base delle informazioni statistiche prodotte in tale ambito; in particolare sintetizza e aggiorna i risultati dell’Edizione 2013 delle Monografie regionali CPT di finanza pubblica (L’Italia secondo i Conti Pubblici Territoriali - I flussi finanziari pubblici nelle Regioni italiane), costituita da 19 volumi e dedicata ad un’analisi del settore Cultura e Servizi Ricreativi.
Il processo di ricostruzione delle informazioni sul settore, relative al periodo 2000-2014, si fonda sulla rilevazione dei valori di spesa, di fonte CPT, dei diversi soggetti che operano sul territorio regionale nel settore culturale, siano essi appartenenti alla Pubblica Amministrazione (Amministrazioni Centrali; Amministrazioni Regionali; Amministrazioni Locali) che all'Extra PA (Imprese Pubbliche Locali – per lo più Fondazioni Culturali). I dati finanziari dei Conti Pubblici Territoriali sono integrati con informazioni settoriali, di fonte Istat e MIBAC, riferiti a dati fisici e di contesto, che consentono di ricostruire un quadro più ampio della domanda e dell’offerta culturale.
 
I risultati del lavoro sono stati presentati in occasione del Convegno nazionale UVAL- DPS,  L’ITALIA SECONDO I CONTI PUBBLICI TERRITORIALI. I FLUSSI FINANZIARI PUBBLICI NEL SETTORE CULTURA E SERVIZI RICREATIVI, disponibile all’indirizzo
http://www.agenziacoesione.gov.it/it/cpt/03_studi_ricerche_convegni/06_ciclo_convegni_monografie/convegno29052014/index.html
I testi completi delle Monografie regionali 2013 sono disponibili all’indirizzo
http://www.agenziacoesione.gov.it/it/cpt/03_studi_ricerche_convegni/03_monografie_tematiche/01cultura_e_servizi_ricreativi/index.html
Per maggiori informazioni sul Sistema CPT e sulle metodologie sottostanti cfr: http://www.agenziacoesione.gov.it/it/cpt/index.html